Nel 1952, quando incontra Peter Lacy, Francis Bacon ha da poco concluso una lunga relazione con il ricco uomo d’affari Eric Hall. Quarantenne con tutti i capelli in testa e senza un filo di grasso sulla pancia, è un pittore in piena ascesa, strabordante di talento e affamato d’amore, di sesso, d’emozioni, di qualsiasi cosa riesca a mettere in moto il suo eccezionale estro creativo ; Francis Bacon è un uomo affamato di vita. Il successo, arrivatogli l’indomani della seconda guerra mondiale con lo scandaloso trittico Tre Studi per Figure alla Base di una Crocifissione, lo rende uno degli artisti britannici più promettenti, ed egli trascorre i suoi giorni tra Londra e i viaggi in giro per il mondo. Parigi, il sud della Francia, Montecarlo, l’Egitto, il Sudafrica, la Rhodesia Meridionale… ogni posto che visita gli lascia una forte impressione, immagini che lui poi rielabora su tela nella propria personalissima maniera.
Un giorno, poi, nel suo vagabondare inesausto tra giungle, musei, casinò, bar e ristoranti, capita su un ex pilota d’aerei da caccia della Royal Air Force, veterano della battaglia d’Inghilterra, e con lui, con Peter Lacy, scatta il colpo di fulmine : Bacon rimane incantato dalla sua figura forte, snella, agile, dalla sua aria sicura e sofisticata, dal suo vestire elegante, impeccabilmente inglese ; ma soprattutto si rende conto alla svelta del male che quell’uomo di pochi anni più giovane di lui sarebbe in grado d’infliggergli, e la cosa non fa che aumentare il suo desiderio. Perché secondo il pittore l’amore funziona così : come un gioco al massacro.

Francis Bacon
1953. Olio su tela
I due amanti si ritrovano presso la residenza agreste di Lacy, nella contea del Berkshire, Inghilterra meridionale, e lì consumano una passione segreta, appartati da una società puritana che ancora condanna l’omosessualità. Tra loro, tuttavia, è il contrario del tenero idillio che solitamente accompagna un affetto nascente ; tra loro s’instaura presto un rapporto disequilibrato, morboso, soffocante ; tra loro scoppia un’intima guerra da cui Bacon non può che uscire sconfitto. Peter Lacy, che dietro la disinvoltura del dandy dissimula un carattere isterico, oltre a seri problemi d’alcolismo, gli scarica addosso una rabbia repressa, non si fa scrupoli a insultarlo, umiliarlo, schernirlo, osa addirittura aggredirlo fisicamente. E tra il sangue, le lacrime, le parole d’odio e d’amore, l’artista finisce intrappolato : gli diviene impossibile fare a meno del terribile giogo a cui l’altro lo sottomette compiaciuto.
Ma da questo legame difficile, in cui qualcuno ha visto il riflesso della relazione che Francis Bacon intratteneva con il padre, uomo dispotico e violento, il pittore non ricava solamente sofferenza, o piuttosto non ricava una sofferenza che si esaurisce in se stessa. L’amante diventa un tema ricorrente nei suoi dipinti, l’artista lo raffigura su tela in svariate combinazioni, storpiandone orrendamente i connotati o accennandoli appena, spesso però s’astiene dal citare il suo nome nel titolo dei quadri ; solo i conoscenti più stretti riescono a identificare i tratti di Lacy in quelle maschere diaboliche.
Tra gli ultimi mesi del 1952 e l’inizio dell’anno successivo, poi, realizza il ritratto di due personaggi anonimi in una posa sguaiata, due uomini svestiti e avvinghiati sopra un letto al centro di una stanza scura. Per questo Due Figure senza nome e senza storia, Bacon sostiene d’essersi ispirato a una vecchia serie di scatti in bianco e nero del fotografo inglese Eadweard Muybridge, immaginette in sequenza dove due lottatori si affrontano nudi, ma la sua spiegazione non è che una risposta preventiva alle possibili critiche omofobe : quell’amplesso selvaggio rappresenta a ben guardare l’esperienza sconvolgente ch’egli sta vivendo con l’ex pilota militare. Nel grande dipinto a tinte fosche l’artista raffigura infatti se stesso, raffigura il proprio strazio personificandolo nell’individuo sdraiato su un fianco e con la bocca socchiusa, urlante di piacere o di dolore intanto che un grosso energumeno tenta di placcarlo al materasso. Da una scena romantica quanto il combattimento tra due scimpanzé, quanto il tentativo d’un toro d’ingroppare una vacca, riaffiora una delle ossessioni più frequenti nella pittura baconiana : la sottile linea di demarcazione tra umano e bestialità.
Il quadro risulta troppo scabroso perché sia mostrato al pubblico dell’epoca, al punto che la gallerista Erica Brausen ci pensa due volte prima d’accoglierlo nel suo spazio espositivo – scegliendo infine di rilegarlo al secondo piano della Hanover Gallery di Londra, nascosto dall’occhio vigile della polizia. Ad acquistarlo è il pittore Lucian Freud, al quale Francis Bacon lo cede per la ridicola somma di 100 sterline. Un prezzo giustificato non tanto dall’impellente bisogno di denaro, quanto dall’urgenza di salvare Due Figure dal suo stesso creatore, che colto dalla disperazione è talvolta arrivato a distruggere i propri lavori responsabili di ricordargli quell’amore infelice.
Bellissimo articolo! L’ho letto tutto d’un fiato…
Muybridge…
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Grazie mille pour ce bel article. Quel peintre singulier. Ses tableaux si puissants. Quelle expo formidable à Paris il y a quelques mois. Je vous joins la série de Muybridge. Cordialement, Anne
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Grazie a te per la segnalazione. Mi sarebbe piaciuto molto visitare la mostra di Parigi, ma di questi tempi…
Quando si dice che l’artista è influenzato da un precedente fenomeno pittorico. Tutta l’arte di Lucian Freud è una rivisitazione di Bacon…
Beh, dai, non esagerare. Lucian Freud sarà stato influenzato da Francis Bacon, ma non al punto da ridurre tutta la propria arte a una rivisitazione…