La Pittrice e il Ladro

Quando avviene il trafugamento di un’opera d’arte, spesso a fare del misfatto una notizia da prima pagina è il valore di mercato del quadro o della scultura oggetto del furto : più questo è elevato, e più i titoli dei giornali sono grossi. I ladri, d’altronde, ancor più dei giornalisti, difficilmente si scomodano per un bottino modesto. Non è pertanto una cosa strana che la pittrice Barbora Kysilkova rimase stupita, o per meglio dire perplessa, quando nell’aprile 2015 apprese che due suoi dipinti esposti presso la galleria Nobel di Oslo erano scomparsi, sottratti in pieno giorno da anonimi rapinatori.

Lei, la Kysilkova, all’epoca aveva trentadue anni e penava non poco per riuscire a vendere i propri lavori : a chi, dunque, poteva mai venire in mente di rubarli ? Il mistero fu presto svelato dalle videocamere di sorveglianza all’interno dei locali espositivi, le quali avevano registrato buona parte del furto. Si trattava di due tossicodipendenti, due tristi balordi che sotto effetto della droga avevano avuto la bella pensata di svaligiare la galleria d’arte nel centro della capitale norvegese. Per le forze dell’ordine non fu difficile rintracciarli e arrestarli, ma purtroppo la refurtiva non era più in loro possesso ; e i due ladri, passato lo stordimento prodotto dalle anfetamine, avevano completamente rimosso che cosa ne avessero fatto.

A rendere questo caso d’ordinaria procedura penale, banale quasi quanto il taccheggio in un supermercato, lo spunto per The Painter and the Thief, uno dei film documentari più premiati dello scorso anno, fu ciò che avvenne nell’aula di Tribunale. Durante l’udienza, infatti, l’artista vittima del reato si avvicinò a uno dei due delinquenti, il pregiudicato Karl-Bertil Nordland, e con il candore di una bambina gli domandò il motivo del suo gesto criminoso, la ragione che lo aveva spinto a rubare i due dipinti. La risposta, pronunciata quasi in un timido sussurro, le rimbalzò in faccia come uno schiaffo : perché erano belli. Rischiare la prigione in onore del bello.

Non fu però per una questione di vanità, o per una strana fascinazione per l’universo criminale, se Barbora Kysilkova propose a Nordland di venire puntualmente nel suo atelier al fine di fargli un ritratto ; si trattò piuttosto di una rivelazione, un’ispirazione, qualcosa che la giovane donna avvertì nascerle dentro a prescindere dal proprio volere, e che lei riconobbe d’istinto come estremamente importante : una sensazione degna d’essere riprodotta su tela. Perché in quell’uomo quasi suo coetaneo, nella sua voce debole, nel suo sguardo smarrito, nella sua espressione corrucciata, l’artista scorse tracce di una sofferenza, tracce di una fragilità che sentiva proprie ; l’artista scorse tracce di se stessa. È allora sulla speciale relazione che si stabilì pian piano tra queste due anime inquiete, un’amicizia troppo forte per annacquarsi d’amore, che il regista norvegese Benjamin Ree ha costruito il suo film.

Seguendo la pittrice e il ladro nei loro incontri, nelle loro conversazioni, nei loro silenzi, ma anche nel quotidiano d’entrambi, la macchina da presa si è insinuata nell’intimità di due personaggi misteriosi e complessi, marginali a proprio modo, accomunati da un passato doloroso che emerge nel corso del documentario. Barbora, the Painter, è un’artista originaria di Praga, al momento dei fatti ancora poco conosciuta, trasferitasi da Berlino in Norvegia con il nuovo compagno per sfuggire a una relazione sentimentale che l’ha totalmente devastata, e dalla quale fatica ancora a riprendersi. Karl-Bertil, the Thief, è invece un uomo sensibile e intelligente, capace, se l’avesse voluto, di ritagliarsi anche un posto di spicco nella società, ma precipitato nell’inferno della droga e della delinquenza a seguito di una giovinezza segnata da traumi e conflitti famigliari.

La potenza del film, la sua immensa forza tranquilla, consiste nella scelta registica d’evitare qualsiasi intromissione impropria, qualsiasi facile sensazionalismo. Ciò che si vede, insomma, è ciò che effettivamente accade : si raccontano a vicenda, la pittrice e il ladro, con il linguaggio semplice e spontaneo che si usa quando normalmente ci si rivolge a un amico. E dall’abbinamento delle loro parole alle immagini documentarie che ne corroborano la veridicità e ne intensificano il lirismo, nasce un doppio ritratto, due vite in parallelo che vanno a comporre un dittico realistico e struggente come un dipinto della Kysilkova.

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2 risposte a "La Pittrice e il Ladro"

  1. Quintessenza profonda del rapporto più importante tra gli esseri umani: connubio amoroso tra due individui che pur essendo diversi per esperienze, note caratteriali e vissuto personale, sono benedetti per affinità elettive, dalla grazia, o forse, splendida comunione di vedute che corrisponde al più nobile, raro e spontaneo sentimento : l’amicizia

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