Ricordo che al primo anno di università, quando mi trovavo alle prese con l’esame di filosofia estetica, tra personaggi dei quali solo a voler articolare il nome per intero mi arrovellavo in durissimi sforzi linguistici – Alexander Gottlieb Baumgarten, José Ortega y Gasset, Jean Baudrillard – era un artista svizzero, un uomo venuto dalle Alpi, a farmi capitombolare davanti alla commissione esaminatrice. Paul Klee, che io povero ingenuo pronunciavo alla maniera anglosassone : Pol Cli. Paul Klee, Paul KLEE, mi rimbeccava stizzito il professore, prima di restituirmi cortesemente il libretto universitario e darmi appuntamento alla prossima sessione d’esame.

Paul Klee
1923. Olio su cartone in compensato
A diversi anni di distanza, ormai dimentico delle astruse teorie filosofiche assimilate il tempo di un semestre, vi confesso che la rievocazione dell’infelice episodio mi procura ancora una sensazione perturbante, quel misto di amara vergogna e dolore intestino che si prova scivolando platealmente su una buccia di banana. Immaginatevi allora come posso essermi sentito, un giorno d’inizio dicembre scorso, quando ho appreso che al Museo delle Culture di Milano stanno tenendo una mostra dedicata al responsabile del mio piccolo trauma giovanile. Paul Klee, PAUL KLEE – ora la lezione l’ho imparata bene – è agli onori di un’importante retrospettiva che ne delinea gli aspetti fondamentali della carriera creativa. Quella che mi si presentava, a trent’anni suonati, non era solamente un’altra occasione per allargare la mia erudizione artistica, ma soprattutto la rara opportunità di fare i conti con un demone da studente che continuava a tormentarmi : esorcizzare finalmente l’antico terrore, oppure correre il rischio di perdermi per sempre.
Paul Klee. Alle origini dell’arte, programmata al MUDEC fino al 3 marzo 2019, include un centinaio di opere dell’artista svizzero vissuto tra il 1878 e il 1940 e si articola in cinque grandi sezioni. Come spesso accade nelle mostre a carattere monografico, il percorso espositivo segue un doppio binario, quello della consequenzialità cronologica e quello dell’evoluzione tematica. Partendo quindi dai lavori giovanili del pittore nativo di Münchenbuchsee, comune elvetico nei pressi di Berna, da acqueforti e disegni satirici su carta realizzati nei primi anni del ‘900, si passa ad acquarelli, tempere e dipinti a olio risalenti alla maturità artistica di Klee, le opere a cavallo tra calcolatissima astrazione e divertito surrealismo che hanno contribuito alla sua fama di creatore tra i più eclettici e complessi del ventesimo secolo.

Paul Klee
1934. Olio su tela preparata su compensato
La linea comune a tutte le sezioni dell’esposizione, nonché il vero motivo che indusse il mio professore di estetica a inserire la pittura di Paul Klee nel suo programma di esame, è arguibile già dal titolo della mostra. Alle origini dell’arte : l’arte di Klee ma anche l’arte in senso esteso, assoluto, universale : perché Klee è un artista che cerca una logica, o quantomeno una coerenza tra le diverse tradizioni creative, un artista che indaga le possibilità e i limiti della rappresentazione, un artista che s’interroga sul principio e la natura dell’arte stessa. Insomma, un artista eminentemente filosofico.
Figlio di un professore di musica tedesco e di una cantante svizzera, che fin da piccolo gli trasmettono l’amore per le composizioni di Bach, Beethoven, Mozart e Wagner, Paul Klee esita a lungo prima di scegliere quale tipo di carriera artistica intraprendere, manifestando ancora giovanissimo un forte interesse per la poesia, il disegno e la pratica del violino, attività, quest’ultima, che porterà avanti per tutta la vita parallelamente a quella di pittore. Dopo l’infanzia e l’adolescenza passate a Berna, Klee si trasferisce a Monaco di Baviera per studiare disegno e pittura presso l’Accademia di belle arti.

Paul Klee
1903. Acquaforte su zinco
Nella capitale bavarese, rilevante centro economico nel sud dell’Impero germanico, il giovane studente scopre il vivace mondo letterario e filosofico tedesco, fonte di profonde riflessioni che svilupperà anche nei suoi lavori futuri, e soprattutto stringe amicizia con i pittori Vassily Kandinsky e Franz Marc. Assieme a questi, infatti, dal 1909 e fino allo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914, Paul Klee anima Der Blaue Reiter, Il cavaliere azzurro, un gruppo d’artisti ispirato a un misticismo gioioso e innovativo, di stampo vagamente espressionista.

Paul Klee
1938. Pastello su juta
La rivelazione, la fase decisiva nel suo itinerario creativo avviene per lui dopo i trent’anni, in concomitanza con un importante viaggio in Tunisia nel 1914 e specialmente con lo shock della Grande guerra e la morte dell’amico Franz Marc, caduto sul campo di battaglia vicino a Verdun nel marzo 1916. Dalle illustrazioni giovanili di carattere parodico e grottesco, le cosiddette Invenzioni, pubblicate su riviste o a corredo di romanzi, l’arte di Paul Klee vira in direzione spirituale. La sua diviene progressivamente una ricerca con ambizioni metafisiche, un’indagine su ciò che si vede e ciò che non si vede, ciò che solamente la creazione artistica riesce a manifestare : l’arte non riproduce quello che è visibile, scrive l’artista stesso nel saggio La confessione creatrice, ma rende visibile.

Paul Klee
1919. Acquarello su imprimitura di gesso su lino su carta su cartone
A questo processo di scoperta, di svelamento del sovrasensibile attraverso la pittura, collaborano i supporti materiali e le tecniche compositive più svariate : Klee utilizza colori a olio, acquarelli, inchiostri e pastelli su tele, lamine di metallo, cartoni, tessuti, carte da giornali e carta da parati, arrivando a produrre una miriade di manufatti (quasi 9000 !) irriducibili a un unico stile, o a un’unica corrente artistica. A influenzarlo, infatti, sono le maggiori tendenze dell’epoca, il rigore cubista e l’impulsività espressionista, l’esuberanza fauvista e il razionalismo di scuola Bauhaus, dove Paul Klee viene persino chiamato a tenere lezione dal 1920 al 1931, prima che il regime nazista decida di mettere fine a questo polo d’avanguardia creativa.
Un ruolo importante nella sua ascensione alle origini dell’arte, inoltre, è giocato dallo studio approfondito della raffigurazione sacra. Nei lavori di Klee confluiscono così codici antichi, simbologie paleocristiane, croci, rune, ideogrammi, motivi che si rifanno all’iconografia bizantina e a quella celtica, echi dell’illustrazione tedesca d’epoca rinascimentale – suo punto di riferimento sarà sempre l’immenso pittore e incisore Albrecht Dürer, del quale è presentata alla mostra la famosissima incisione a bulino Melencolia I. Nel dipinto a olio Angelo in divenire, una delle opere di Klee che il MUDEC va più fiero di esporre, si riconoscono quindi la croce e il triangolo, simboli della trinità cristiana, mentre ne L’occhio, disegno a pastello su juta, materiale decisamente insolito per un’opera moderna, il tema centrale potrebbe alludere al linguaggio figurativo africano.
Il desiderio dell’artista svizzero, tuttavia, non è di celebrare o, al peggio, imitare presunti modelli antichi o contemporanei. Il vastissimo universo di linee e colori che Paul Klee costruisce nel corso della sua carriera, tra rappresentazioni semirealistiche e forme puramente astratte, è piuttosto una tensione costante e mai pienamente soddisfatta verso l’assoluto, verso qualcosa di per sé irraggiungibile. Verso il cuore della Creazione : verso le autentiche origini dell’arte.
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