La storia dell’arte, come la storia in generale, è costellata da enigmi irrisolti, conti che non tornano, puzzle completati a metà. Talvolta è l’alone d’incognito che contribuisce al fascino di un’opera altrimenti irrilevante, talvolta è la sua totale inaccessibilità che ne causa il disinteresse da parte del pubblico : va bene capire poco, va male non capire niente. In perfetto equilibrio tra detto e non detto, tra allusione e segreto, pare trovarsi un quadro che mi fermo a contemplare ogniqualvolta visito il Museo di Belle Arti di Lione ; l’irresistibile carica di mistero che Gli Ostaggi riesce a sprigionare, infatti, incanta quanto la sua eccellente fattura.

Jean-Paul Laurens
1896. Olio su tela
A realizzare quest’olio su tela, nel 1896, fu il francese Jean-Paul Laurens (1838 – 1921), un artista forse poco conosciuto in Italia ma autore di una notevole serie di dipinti a tema storico. Ritraeva episodi celebri dell’antichità romana, del medioevo europeo, dell’impero bizantino, Laurens, ma anche eventi poco lontani dall’epoca in cui visse egli stesso. La peculiarità del suo stile, oltre a un sapientissimo uso dei colori tale da ricreare un grande realismo pittorico, consisteva nella forte impronta personale conferita alle scene rappresentate : le sue minuziose pennellate non concedevano nulla al caso, ogni dettaglio collaborava all’interpretazione che l’artista intendeva dare ai personaggi raffigurati, ai loro comportamenti e alle conseguenze che questi avrebbero avuto sul piano politico, religioso ed economico di un determinato periodo storico. Ed essendo lui un repubblicano e anticlericale convinto, indovinerete facilmente nei suoi dipinti quali personalità svettassero in piena luce e quali, al contrario, fossero lasciate nella penombra.
Con Gli Ostaggi, tuttavia, il pubblico è messo davanti a un rompicapo : chi sono i due fanciulli ritratti in abiti del XV secolo, accasciati su una panca marmorea in quella che pare una cella di prigione di forma tondeggiante ? A parte il titolo del quadro, Jean-Paul Laurens fornì pochi indizi a riguardo, e questo fece in modo che quando il dipinto fu presentato al Salone della Società degli Artisti Francesi, tenuto a Parigi nel febbraio del 1896, i critici e gli esperti d’arte si lanciarono in spericolate ipotesi.
Alcuni pensarono che fossero raffigurati due giovani principi bizantini prigionieri d’Attila, il conquistatore unno ; altri, maliziosi, ritennero invece che la scena non facesse riferimento ad alcun avvenimento concreto: la pittura generica si vendeva meglio di quella contestualizzata storicamente, possibile allora che per una volta l’artista avesse messo da parte i suoi soggetti di predilezione per adeguarsi a logiche mercantili. Certi elementi del dipinto permettevano semmai all’immaginazione dei critici di vagare in direzione del fantastico, in direzione dell’irreale : l’ambiente spoglio in contrasto con i vestiti agghindati dei due fanciulli, i loro visi stravolti, quasi sognanti, la massiccia porta in legno appena accennata sulla sinistra e soprattutto il pozzo verso cui convergono le linee al suolo rimanderebbero indirettamente a un racconto del terrore che impressionò molto l’artista da giovane, Il pozzo e il pendolo dello scrittore Edgar Allan Poe.
Qualcuno, poi, in tempi più recenti, scorse nel quadro di Laurens un parallelo con un’opera precedente, I Figli di Edoardo dipinto nel 1830 da Paul Delaroche. Secondo questa supposizione, oggi accreditata tra le più fondate, i bambini ritratti sarebbero nientemeno che Edoardo V d’Inghilterra e suo fratello Riccardo di Shrewsbury, noti anche come “i principi nella torre” per via della loro sfortunata storia. Figli di Edoardo IV re d’Inghilterra, alla morte del padre nel 1483 questi giovani preadolescenti vennero rinchiusi nella Torre di Londra per volere dello zio Riccardo di Gloucester, lord protettore intenzionato a impossessarsi del trono, e da lì non furono mai liberati. Peccato però che i due non fossero propriamente degli ostaggi, come invece indica il titolo del quadro… Insomma nel dipinto di Jean-Paul Laurens ognuno vede quello che vuole, intrighi, misfatti, timori, crudeltà, racconti veri o racconti inventati, e dopotutto è questo a farne un’opera affascinante, affascinante in quanto incompleta : quello che manca, infatti, ce lo aggiunge la fantasia del pubblico.