Credo che Giorgio de Chirico sia stato una delle prime persone grazie alle quali sono entrato in contatto con l’arte. Dovevo avere sette, forse otto anni, e la maestra delle elementari aveva dato a noi scolari un compito da svolgere in classe. Partendo da un’immagine ritagliata da una rivista, nella fattispecie il frammento di un dipinto famoso, ciascuno doveva continuare il disegno alla propria maniera. L’immaginazione di noi bambini a complemento della creatività dei grandi artisti : interessante come esperimento pedagogico.

Giorgio de Chirico
1975. Olio su tela
A me, ricordo, era capitato un dipinto molto strano, non capivo bene cosa raffigurasse, sembrava la via illuminata di una città notturna con una grande testa di manichino appoggiata al suolo ; senza pormi troppe domande, avevo cercato di effettuare il compito assegnatomi aggiungendo colori sfavillanti e qualche personaggio buffo a una scena che trovavo un poco inquietante. La maestra non era rimasta troppo soddisfatta del mio disegno, e forse fu a quel momento, ancora giovanissimo, che mi resi conto della mia inettitudine a intraprendere una carriera artistica.
Il dipinto su cui avevo lavorato, tuttavia, con le sue tinte austere e le sue figure enigmatiche, mi era rimasto impresso nella memoria, tanto che qualche mese più tardi, quando mi trovavo nella sala d’attesa del dentista in compagnia di mia madre, ne avevo riconosciuta una riproduzione a stampa appesa alla parete. Ma quello lo conosco, avevo esclamato nel silenzio della sala d’attesa, me lo hanno mostrato a scuola e io ci ho fatto un bel disegno ! Quello, mi aveva risposto laconicamente mia madre, è un quadro di de Chirico. E fu così che ebbi la mia piccola introduzione alla cosiddetta pittura metafisica.
Gli anni sono passati, ho visitato musei e mostre d’arte, e con l’esperienza ho imparato a identificare i quadri di Giorgio de Chirico anche da solo – senza l’aiuto della mamma : molti dettagli nei suoi lavori, infatti, rimandano a quel dipinto che tanto mi impressionò al tempo della scuola elementare. Scoprendo sempre sue opere isolate, tuttavia, prive di reali spiegazioni e magari accostate a quelle di altri grandi maestri quali Dalí, Picasso o Boccioni, la sua pittura mi è per lungo tempo parsa un mistero. Quelle città, quelle piazze, quei personaggi senza volto e senza nome che ricorrono spesso in de Chirico : ma che cosa significano ? Forse che rappresentano i sogni dell’artista ? Di recente, per la prima volta nella mia vita, ho visitato un’esposizione a lui totalmente dedicata, e avendo una visione d’insieme della sua produzione creativa sono finalmente riuscito a farmi un’idea più precisa sia della sua arte, sia della sua personalità.

Giorgio de Chirico
1969. Olio su tela
La mostra s’intitola Giorgio de Chirico. Il volto della metafisica ed è appena stata ospitata presso Palazzo Ducale di Genova ; a breve penso che dovrebbe spostarsi a Palazzo Reale di Milano. Oltre cento opere provenienti da istituzioni museali pubbliche e collezioni private che illustrano un esperimento del tutto innovativo nella storia dell’arte occidentale : il connubio di pittura e riflessione filosofica. Già in passato, qualcuno obietterà, la filosofia aveva ispirato pittori e scultori, dando peraltro risultati d’altissimo pregio : prova ne sono i dipinti religiosi medievali, o il grande affresco della Scuola di Atene di Raffaello Sanzio. Nei quadri di de Chirico, però, la speculazione filosofica non è rappresentata da pensatori celebri o episodi simbolici, ma si manifesta tramite allusioni, scenari elusivi, abbinamenti inaspettati ; tramite la creazione di un’atmosfera che riproduce uno spazio mentale.
Giorgio de Chirico racconta di aver elaborato il suo stile pittorico grazie a una rivelazione giovanile, presentatagli un pomeriggio autunnale del 1910, quando appena ventiduenne si trovava seduto su una panchina in Piazza Santa Croce a Firenze, luogo a lui ben noto, ed era colto da un’impressione inedita e straniante, l’impressione di vedere le cose che lo circondavano come se gli apparissero per la prima volta. Gli edifici, le fontane, il sole, la statua del poeta Dante Alighieri in mezzo alla piazza… tutto gli si manifestava alla luce di una sensibilità nuova, alla luce di una capacità di carpire la realtà in modo diverso – alla luce di quella che un tempo si sarebbe chiamata chiaroveggenza.

Giorgio de Chirico
1933. Olio su tela
Forse era il suo stato di salute momentaneo, ancora debilitato da una recente malattia, oppure la lettura dei grandi filosofi dell’Ottocento, e in particolar modo dei tedeschi Friedrich Nietzsche e Arthur Schopenhauer, a esercitare un’insolita influenza sul giovane artista fresco d’accademia ; fatto sta che dal misterioso evento Giorgio de Chirico ricavò l’ispirazione per il dipinto L’enigma di un pomeriggio d’autunno, presentato al Salon d’Automne di Parigi nel 1912 e capostipite della pittura metafisica.

Giorgio de Chirico
1919. Olio su tela
Da lì in poi, per tutta la sua carriera artistica trascorsa tra Italia, Francia, Germania e Stati Uniti e terminata con la morte nel 1978 all’età di novant’anni, de Chirico cercherà di rappresentare con la pittura e il disegno ciò che è invisibile all’occhio ma intelligibile grazie a una percezione più profonda. Accostamenti illogici di oggetti, incongruenze prospettiche e geometriche, situazioni che creano a un’allarmante ambiguità : nella pittura metafisica il mondo non subisce una distorsione forzata, come accade invece nel surrealismo, ma un’alterazione che mette lo spettatore in uno stato di dubbio, d’interrogazione con se stesso.

Giorgio de Chirico
Fine anni ’50. Olio su tela
Possibile che i luoghi, gli oggetti, i contesti del quotidiano, se dipinti in maniera inconsueta, alternativa, siano in grado di svelare l’esistenza di una realtà – scusatemi la tautologia – più reale di quella data per evidente ? In filosofia la metafisica è l’ambito di studio che si occupa di ciò che supera i confini dell’esperienza sensibile per indagare la vera essenza delle cose ; in pittura, invece, forma espressiva indissociabile dal vedere e di conseguenza dalla percezione sensoriale, la metafisica è la capacità dell’artista di penetrare l’enigma soggiacente alla realtà oggettiva e di riprodurre su tela questa prodigiosa scoperta.
Nei quadri di de Chirico sono allora illustrati paesaggi urbani o claustrofobici ambienti interni, dove personaggi e temi leggendari si mischiano con prodotti dell’epoca industriale, statue dell’antichità classica vengono giustapposte a moderni strumenti di lavoro, visioni oniriche assumono una sorprendente materialità : passato e presente, concretezza e misticismo, il tempo del mito e il tempo della Storia sono messi sullo stesso piano, creando disorientamento e sorpresa. La realtà che Giorgio de Chirico voleva smascherare con i propri dipinti non era l’effetto di un’allucinazione, o il risultato della libera fantasticheria, ma quella che l’uomo del ventesimo secolo viveva quotidianamente senza neanche accorgersene.
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