Mercoledì di settimana scorsa, il 19 giugno 2019, è stato battuto all’asta presso la maison parigina AuctionArt – Rémy Le Furil il revolver con cui il celebre artista olandese Vincent van Gogh si sarebbe procurato la morte. Prezzo di vendita della preziosa reliquia : 165 500 euro, spese incluse. A fare notizia, oltre certamente la somma importante pagata dal compratore, è la risorgenza del mistero che da sempre ha ammantato l’arma, nonché le circostanze stesse della scomparsa del pittore. Fu davvero questa la pistola con cui van Gogh si ferì mortalmente ? E poi, siamo proprio sicuri che si trattò di un suicidio ?
Certo è che Vincent van Gogh trascorse i suoi ultimi giorni di vita ad Auvers-sur-Oise, un tranquillo paesino a meno di 30 km da Parigi ; ci era arrivato nel maggio del 1890, dopo due anni passati in Provenza, e vi aveva trovato alloggio presso una semplice locanda. A quell’epoca, trentasettenne, il pittore era all’apice della propria arte, ma purtroppo le sue condizioni di salute non lasciavano ben sperare. Malgrado i ripetuti soggiorni presso istituti di cura, van Gogh soffriva infatti di gravi disturbi mentali, e secondo la versione ufficiale degli eventi fu proprio una crisi di depressione che lo spinse a commettere l’irreparabile.
Era una placida giornata estiva, il 27 luglio 1890, quando l’artista prese in prestito al suo locandiere Arthur Ravoux un revolver e si recò solitario in un campo di grano, appena dietro il castello di Auvers, dove si sollevò la camicia per spararsi un proiettile nel petto. Svenuto a causa dell’impatto, van Gogh si risvegliò nel cuore della notte, con i vestiti sporchi di terra e inzuppati del proprio sangue, e gettata via l’arma riuscì faticosamente a rientrare alla locanda, dove spirò due giorni più tardi.
Questa, ribadisco, è la versione dei fatti oggi considerata più probabile, anche se c’è qualcuno che ipotizza scenari alternativi. Nel 2011 due ricercatori americani sostenevano che il decesso dell’artista olandese fu provocato da un colpo di pistola sparatogli accidentalmente da due adolescenti, mentre in un romanzo pubblicato due anni fa lo scrittore francese Jean-Michel Guenassia immaginava addirittura un delitto passionale.
La casa d’aste AuctionArt ha ovviamente tutto l’interesse a dare credito alla tesi più diffusa, quella del suicidio per mezzo del famoso revolver, e in suo supporto è persino ricorsa a uno storico locale che negli ultimi anni ha svolto notevoli ricerche sul caso. Il campo in cui fu rinvenuta la pistola, a 80 anni dal drammatico evento, corrisponde alle testimonianze dell’epoca, dichiara lo storico, e anche le perizie tecnicoscientifiche confermano che l’arma fu azionata poco prima di cadere al suolo, dove appunto rimase diversi decenni.
Al di là delle indagini, al di là delle incertezze che tuttora pendono sulla scomparsa di Vincent van Gogh, resta un revolver calibro 7 mm di tipo Lefaucheux venduto per un montante elevato a un anonimo collezionista. Un fragile oggetto metallico mangiato dalla ruggine di per sé molto suggestivo, anche senza sapere la sua drammatica storia.
La follia del collezionista non ha limiti, la follia di Vincent van Gogh non aveva alibi…