Walasse Ting, il ladro di fiori

Fuori dal circuito turistico dei grandi monumenti, torre Eiffel, Louvre, Notre-Dame, Champs-Élysées, e leggermente spostato rispetto al cuore urbano, si trova a Parigi un museo che ancora in pochi conoscono : il museo Cernuschi, detentore di una collezione d’arte asiatica tra le più importanti d’Europa. Raggiungerlo è facile, poco dista dalla fermata della metropolitana di Villiers, e se amate la natura in città anche il prospiciente parco Monceau merita una breve passeggiata.

walasse-tingAl museo Cernuschi io ci sono capitato poche settimane fa, un freddissimo sabato d’inizio febbraio, quando era in corso una mostra sul pittore cinese Walasse Ting. Walasse Ting, il ladro di fiori : al di là della retrospettiva biografica, un viaggio fantastico, leggerissimo, edonistico, il viaggio di un uomo che partito dalla Cina rurale degli anni ’50 attraversò i maggiori movimenti artistici occidentali, dando vita a uno stile eccezionalmente in bilico tra tradizione e modernità.

Nato nel 1928 a Wuxi, città vicina alla metropoli di Shangai, il giovane pittore cresce tra campagna e universo urbano, ereditando dall’una l’attaccamento all’antica cultura artistica cinese e dall’altro, invece, la fascinazione per il design e l’architettura d’importazione occidentale. Il suo vero nome è Ding Xiongquan, che in cinese significa “fonte virile”, ma nel 1950 l’artista decide di sostituirlo con uno pseudonimo vagamente ispirato a uno dei suoi maestri di riferimento, il pittore francese Henri Matisse : da qui proviene il curioso ibrido di Walasse Ting.

Senza titolo (Cavallo)
Senza titolo (Cavallo)
Walasse Ting.
Verso 1952 – 1954. Inchiostro su carta

Walasse inizia dipingendo scene di genere tradizionale, guerrieri armati di spada o illustrazioni campestri, ricorrendo soprattutto all’antica tecnica dell’inchiostro nero su carta, ma il suo trasferimento a Parigi nel 1953 segna il primo passo sulla strada della sperimentazione. Nella capitale francese, ancora marcata dai postumi lasciati dalla seconda guerra mondiale ma in pieno fermento creativo, il giovane pittore entra in contatto con alcuni artisti del gruppo COBRA (qui i serpenti non c’entrano niente : l’acronimo sta per Copenhagen, Bruxelles e Amsterdam) e in particolar modo con il belga Pierre Alechinsky.

Le danzatrici
Le danzatrici
Walasse Ting
1955. Inchiostro su carta

I modelli della pittura cinese arcaica, le stampe in bassorilievo dell’epoca Han, sono adesso ripresi da Walasse Ting e messi al servizio di una corrente allora in piena espansione, l’arte astratta. Il pittore tira delle decise pennellate d’olio e inchiostro su tele d’importanti dimensioni, creando composizioni enigmatiche dove forme riconoscibili si fondono a figure indistinte, tracce di scrittura e pittogrammi ; è la calligrafia, il bello scrivere d’origine orientale, che incontra la pittura schizzata, sgocciolata, improvvisata dell’arte europea e americana degli anni ’50.

L’artista cinese realizza dipinti a quattro o sei mani con esponenti del gruppo COBRA, opere lasciate a maturare anche per decenni prima di dirsi concluse, facendo proprio un modo di lavorare collettivo che troverà compimento nel monumentale progetto di One Cent Life. Concepito nel 1961 a New York, città in cui Walasse Ting si è trasferito già da quattro anni, One Cent Life è una delle più importanti creazioni artistiche collettive del ventesimo secolo : one-cent-lifeventotto artisti di diversa nazionalità, coordinati dal pittore cinese, danno vita a una straordinaria collaborazione per realizzare un libro che diverrà il manifesto dello stato dell’arte occidentale nei primi anni ’60, tra espressionismo astratto, Pop art e movimento COBRA. I nomi che vi figurano sono i big d’Europa e Stati Uniti, Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Karel Appel, Sam Francis, Mel Ramos, Roy Lichtenstein, Antonio Saura, Enrico Baj, Reinhoud, Tom Wesselmann…

Walasse Ting si è fatto un sacco di amici su entrambe le sponde dell’Atlantico, e la sua pittura rispecchia ormai la sua vita peregrina tra continenti e culture diverse. Senza mai abbandonare il tratto pulito, la nettezza della pennellata e i soggetti floreali ereditati dalla raffigurazione orientale, con gli anni l’artista assorbe lo stile disinibito e variopinto del mondo che ora lo circonda. Ai quadri in rigoroso bianco e nero si affianca la scoperta del colore, le tinte chiare del giallo, del rosa, dell’azzurro e del verde ritraggono lievissime figure femminili vagheggiate dal pittore : è in questo periodo, sul finire degli anni ‘60, che Walasse Ting si sceglie il soprannome cinese di ladro di fiori, dalla velata connotazione erotica anche per noi occidentali.

La Nascita di Venere
La Nascita di Venere
Walasse Ting
1966. Acrilico su tela

Un seduttore, l’uomo dagli occhi a mandorla, cultore di un eros da fiaba, un eros che rifugge qualsiasi volgarità, un eros alla Matisse. Dei suoi numerosi incontri galanti il pittore riproduce su tela la meraviglia del nudo femminile, mai l’esibizione dell’atto sessuale ; anche quando si tratta di rendere omaggio a un classico quale La nascita di Venere di Sandro Botticelli, Walasse Ting ritrae un grande ombrello bagnato da una pioggia di colori, strizzando l’occhio a un detto cinese che vuole l’accoppiamento come i giochi delle nuvole e della pioggia.

Amami Amami
Amami Amami
Walasse Ting
1975. Acrilico e matita su carta

Nel 1970 avviene un’importante donazione di opere dell’artista al museo Cernuschi di Parigi, molte delle quali saranno per l’appunto esposte durante la mostra in corso. Walasse Ting negli anni a seguire continua il suo gioioso percorso artistico, tra delicatissimi personaggi femminili e lavori che riflettono piuttosto sulla creazione artistica in se. Lasciata New Yok, nel 1986 avviene il passaggio ad Amsterdam. Il debito verso l’adorabile modello Matisse è ormai dichiarato, come anche verso tutte le correnti e scuole artistiche scoperte al suo arrivo in Europa : Walasse Ting è un autentico pittore Made in China, prende in prestito dagli altri ma ci mette anche parecchio del suo. L’imprendibile ladro di colori nel grande gioco dell’arte contemporanea.

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3 risposte a "Walasse Ting, il ladro di fiori"

  1. Mi chiedo se “La nascita di Venere”, così insolito per l’associazione di titolo e soggetto, abbia un qualche legame col mito esiodeo – secondo cui Venere nacque dai genitali caduti in mare di Urano evirato – e se ne nasconda un’originale interpretazione. È un’opera davvero affascinante.

    1. Penso che l’intento di Walasse Ting fosse proprio questo, creare un’originale e ironica associazione tra mitologia greca – Venere che nasce dalla spuma del mare – e cultura orientale. Occhio agli schizzi del mare ! oppure : Piove ! Forse è il caso di aprire l’ombrello…

      1. Come se l’ombrello fosse quello di un personaggio tagliato fuori dall’opera di Botticelli. Una lettura brillante che adesso mi appare quasi ovvia, logicamente ricostruita. Evidentemente, non sono ancora abbastanza flessibile da recepire nell’arte inviti semplici, del tipo “guarda cosa succede più in là”. Grazie per la risposta!

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