Nel sonno. Beato lui. Alberto Martini è un uomo che invidio. Invidio lui e tutti gli altri che riescono ad avere un rapporto pacifico e costante con il dormire. Dormire e sognare. Sarà perché la mia sveglia biologica è ormai impostata alle cinque di mattina, che appena ho visto quel favoloso blu dipinto ne sono stato come risucchiato ? Risucchiato nel quadro : risucchiato Nel sonno di Alberto Martini.

Alberto Martini
1906 – 1907. Olio su tela
Dalla fredda sala del museo, mi sono ritrovato in un campo, all’aperto, sulla cima di una lieve collina. Luogo ideale per abbandonarsi alla contemplazione del cielo. Alzare lo sguardo e trovarselo lì, enorme, maestoso, incombente sul sottile orizzonte : il cielo notturno che degrada verso l’alba. Da un’immagine d’ispirazione onirica, l’artista veneto tira fuori un dipinto quasi astratto. Non fosse per l’accenno di paesaggio alla base del quadro, infatti, ci troveremmo davanti a un monocromo blu interrotto da leggeri sprazzi bianchi. E dire che l’arte europea d’inizio ‘900 è ancora distante dalla grande corrente monocromatica di Yves Klein o Lucio Fontana : ma allora che cosa spinge Alberto Martini verso tale sperimentalismo ?
Originario di Oderzo, in provincia di Treviso, Martini nel 1906 ha trent’anni esatti. Un artista giovane, non ancora all’apice delle sue potenzialità, ma il cui talento d’abilissimo disegnatore è già stato messo al servizio di alcuni dei massimi capolavori della letteratura italiana. I lavori di Martini corredano le prestigiose edizioni illustrate dei poemi di Dante Alighieri, Alessandro Tassoni e Luigi Pulci. Nel sonno, tuttavia, non ha origini specificamente letterarie ma nasce da un progetto artistico collettivo, la decorazione della Sala del Sogno concepita da Plinio Nomellini per la Biennale di Venezia del 1907. Un’iniziativa a cui Martini partecipa proponendo anche altri due quadri, Diavolessa e Notturno, che vanno così a comporre un trittico dal raffinatissimo gusto dark.
Prima dei surrealisti, prima di Salvador Dalí, prima di André Breton, il pittore trevisano scava nel sonno per restituirci vaghe tracce dell’inconscio. Nel presente caso, un paesaggio, blu profondo, una veduta notturna, persa nello spazio intimo e inquietante : un sogno immenso come il cielo, visione ipnotica che deborda la tela e intacca persino la cornice, decorata da Martini stesso. Agli angoli inferiori del riquadro, due misteriose figure femminili giacciono in posizione assopita : e se l’immagine sulla tela fosse la semplice proiezione dei loro pensieri ? Come scriveva Edgar Allan Poe, poeta molto amato dal pittore veneto, tutto quello che vediamo non è forse che un sogno dentro un sogno…