L’arte va servita grezza

Cruda, umile, grezza. E’ così che mi piace. L’arte. Grezza. L’arte grezza. Al diavolo le Accademie, gli intellettualismi, le mode del momento. Spazio alla creazione, la libera creazione. Scatenata, incontenibile, istintiva. Folleggiante, imprevedibile, genuina. Furiosa, sconsiderata, primitiva. Candida, viscerale…?! Ok, va bene, la pianto lì. Farneticare tanti aggettivi ricercati non farà di me un novello Gabriele D’Annunzio. Meglio esprimermi in maniera schietta, proprio come l’arte di cui voglio parlarvi oggi. L’Arte Grezza, conosciuta anche con il nome francese di Art Brut.

Che cos’è l’Arte Grezza ? Ora le parole mi mancano. parkinsonarticleAndiamo allora per esclusione. Non è un movimento artistico, né una scuola, né una vera e propria corrente. Non esistono artisti, per quanto io sappia, che si siano mai riconosciuti in questo tipo di fenomeno : “Ebbene sì, lo ammetto, sono un artista grezzo”. Alcuni dei suoi principali esponenti, pensate, non si resero neppure conto di essere degli artisti. Un concetto, sì, ecco come possiamo trattarla : l’Arte Grezza è un concetto. E’ una pulsione che nasce in alcuni uomini in circostanze o ambienti estremi (carceri, manicomi, situazioni di esclusione sociale) e che li induce a elaborare oggetti o forme rappresentative mai viste prima. Delle vere opere d’arte spontanee, fuori da qualsiasi tradizione o pregiudizio culturale.

I primi a riconoscere questo tipo di fenomeno sono dei professionisti dell’animo umano, degli psichiatri tedeschi che nella seconda metà del diciannovesimo secolo si rendono conto della forza visionaria dei disegni fatti da alcuni dei loro pazienti. La prima pubblicazione sull’argomento avviene qualche decennio dopo, nel 1922, quando il Dott. Hans Prinzhorn scrive il trattato L’abilità artistica dei malati di mente basato su uno studio di moltissime opere realizzate da pazienti di ospedali in tutta Europa. Molti artisti dell’epoca rimangono affascinati davanti a questa notizia : possibile farsi rubare la scena da dei matti ?

A essere particolarmente impressionati da questo fenomeno ancora anonimo sono il poeta surrealista André Breton e il pittore Jean Dubuffet, entrambi francesi, che nel 1947 fondano la Compagnie de l’art brut. compagnie-art-brutArt Brut, letteralmente “arte cruda” (pensavate che si traducesse come “arte brutta” ?) : finalmente viene trovato un nome per questo singolarissimo istinto creativo, che in italiano sarà definito invece Arte Grezza. Jean Dubuffet, tuttavia, non circoscrive il campo di produzione dell’Arte Grezza ai soli lavori dei malati di mente, ma include anche le creazioni d’individui totalmente privi di qualsiasi educazione artistica, persone anche poco acculturate ma miracolosamente dotate di straordinarie capacità immaginative. Degli artisti inconsapevoli di esserlo.

Dall’Europa al Giappone, passando per gli Stati Uniti e l’India, si scopre che il mondo è pieno di queste personalità baciate dalla grazia. C’è chi di giorno ara i campi e munge le vacche e di sera realizza eccezionali disegni sulle pareti di casa, chi si guadagna da vivere recapitando pacchi e lettere ma sente un richiamo interiore che lo spinge a costruire con le proprie mani un palazzo di sassolini e conchiglie, chi vive isolato in una baita nella foresta innevata e tenta di allontanare i propri incubi dipingendoli su carta… Palazzo Ideale 2Poi ci sono sempre loro, i malati mentali, i condannati a morte, i ribelli senza causa, le anime perse in una valle di lacrime. Dal cuore, l’ispirazione deve venire dal cuore : in barba a qualsiasi costruzione teorica o logica di mercato. In diversi casi, addirittura, viene riconosciuto valore artistico a opere di autori oramai passati a miglior vita.

Dubuffet diviene un appassionatissimo collezionista di Arte Grezza, tanto che è proprio lui a istituire il primo museo dedicato a questo tipo di manifestazione artistica, la Collection de l’art brut di Losanna, in Svizzera. Nel mondo anglosassone il concetto di Arte Grezza compare come Outsider Art nell’omonimo libro scritto nel 1972 da Roger Cardinal. Meno radicale dell’Art Brut, la Outsider Art non si limita alla creazione nella sua accezione più pura e svincolata da presupposti intellettuali, ma include anche le opere di persone già consapevoli del proprio ruolo di artisti. Spazi espostivi in giro per l’Europa e gli Stati Uniti iniziano a imbastire mostre e retrospettive di Arte Grezza, e con il passare degli anni nascono persino dei musei. Attualmente, oltre alla collezione di Losanna, importanti centri di Art Brut sono :

–       Lille Métropole Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut, in Francia

–       Galerie Gugging, in Austria

–       High Museum of Art di Atlanta, negli Stati Uniti

–       Halle Saint Pierre di Parigi, in Francia

–       Sammlung Prinzhorn, in Germania

–       Milwaukee Art Museum, negli Stati Uniti

raw-vision-copertinaL’Arte Grezza si conosce, si ammira, si ama (o anche si rifiuta) in luoghi deputati all’arte tradizionalmente intesa. Ma si scopre anche in loco, esplorando i curiosi palazzi, castelli e dimore costruiti da persone comuni improvvisamente possedute dal demone artistico. In Italia, ad esempio, è possibile visitare il Castello Incantato di Filippo Bentivegna.

A partire dal 1989, inoltre, esiste una rivista totalmente dedicata all’Art Brut che le conferisce una dimensione internazionale. Si chiama Raw Vision, ed è una pubblicazione in lingua inglese concepita a Londra e distribuita in formato cartaceo o PDF in tutto il mondo. Una fonte utile per scoprire delle personalità artistiche altrimenti sconosciute al grande pubblico. Già, perché l’Arte Grezza è talvolta così vicina alla nostra vita quotidiana, così lontana dal circuito artistico professionale, che può succederci di passarle accanto senza accorgercene. E un giorno chissà che non ci capiti di vedere gli scarabocchi del nostro compagno di banco esposti in un museo.

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9 risposte a "L’arte va servita grezza"

  1. Bene Moretti. L’articolo mi piace. L’arte cruda ha un suo fascino. L’arte negra ,aborigena , ai segni lasciati sui fianchi delle caverne da uomini primitivi ,hanno ispirato i grandi artisti quali nodigliani, picasso e tanti altri. Le forme spontanee , non condizionate da artifizi mentali…E’ l’arte alla quale bisognerebbe ogni tanto porre attenzione. Ciao

  2. Sì, evviva la spontaneità!!! Però c’è un filo sottile che divide l’artigianato artistico anche se fantasioso, la psicoterapia e il fare libero da quella che è considerata Arte. Comunque sia è giusto contestualizzare. Baci

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