Sì, lo so, è una delle più famose opere d’arte del ventesimo secolo. Sì, lo so, qualsiasi libro di storia dell’arte, qualsiasi critico, qualsiasi persona avveduta ne parla come di una trovata geniale. Sì, lo so, tutti i musei o le gallerie farebbero carte false per poterla esporre. Ma a me, vi confesso, la zuppa di Andy Warhol risulta ancora indigesta.

Andy Warhol
1962. Polimero sintetico su tela
L’origine di questo dipinto, o meglio, di questa collezione di dipinti – l’opera al completo conta ben 32 quadretti – risale agli inizi degli anni ’60, quando il giovane Warhol si trova a New York a lavorare come pubblicitario. Venuto da Pittsburgh con la valigia di cartone e il diploma d’arte del prestigioso Carnegie Tech, questo figlio di una modestissima coppia d’emigrati cecoslovacchi cerca nella Grande Mela ciò che molti americani considerano il vero simbolo del successo. Fama, e soprattutto denaro : tanto, tanto, tanto denaro. E allora, dato che disegnare manifestini che invitano all’acquisto di scarpe e dolciumi non paga abbastanza, Warhol pensa bene di puntare a qualcosa di più sostanzioso : un progetto che una volta avviato sia in grado di generare lauti e puntuali introiti.
Considerato il proprio innegabile estro pittorico, e data un’occhiata a quello che in campo artistico all’epoca va per la maggiore, Andy Warhol inizia ad abbozzare un’idea del suo futuro marchio di fabbrica. In America si è da poco esaurito l’Espressionismo astratto, movimento artistico improntato da un forte spiritualismo e da un’ideologia quasi anarcoide, e intellettuali e collezionisti cercano qualcosa di nuovo, qualcosa che possa piacere a un pubblico più largo. Siamo agli albori della pop art, l’arte alla portata di tutti, e Robert Rauschenberg e Jasper Johns hanno già fatto discutere esponendo strambi collage di oggetti d’uso comune e bandiere americane dipinte a encausto. Cultura di massa e cultura d’elite stanno progressivamente trovando un punto d’incontro.

Andy Warhol
1962. Polimero sintetico su tela
Grande appassionato di fumetti, soprattutto della serie gangster Dick Tracy, Warhol in un primo momento ha in mente di realizzare dei dipinti in stile fumettistico, elevare ad arte qualcosa che da sempre è considerata semplice narrativa di consumo. Peccato per lui, qualcuno ci ha già pensato : Roy Lichtenstein proprio in quel periodo è divenuto famoso producendo dei quadri in cui compaiono personaggi dei fumetti e dei cartoni animati come Topolino e Bugs Bunny. A questo punto, si domanda sconsolato Warhol, a lui cosa resta inventarsi ? Rimestando nei propri pensieri, nel proprio vissuto quotidiano, e prestando anche ascolto ai suggerimenti di qualche amico gallerista, il giovane pubblicitario con il pallino dell’arte (o sarebbe meglio dire il giovane artista con il pallino della pubblicità ?) capisce che la soluzione gli sta davanti agli occhi : davanti agli occhi suoi e davanti a quelli di milioni di persone che ogni giorno consumano la zuppa in lattina di marca Campbell. Proprio così, da bravo americano assuefatto al cibo industriale, anche Andy Warhol va talmente ghiotto della zuppa Campbell da includerla nel proprio pranzo di ogni giorno.
Nel 1962 compare pertanto il primo ritratto su tela di un barattolo di zuppa Campbell firmato Andy Warhol, al quale ne seguiranno a breve altri trentuno : tanti quanti sono le varietà di zuppa. Zuppa di pomodoro, zuppa di pollo, zuppa piccante, zuppa alla crema di funghi, zuppa di molluschi, zuppa di fagioli neri, zuppa vegetale… tutte dipinte in maniera precisa e asettica, tutte assolutamente prive di fronzoli o vezzi creativi : per il giovane Warhol è importante ritrarre la realtà nella maniera più cruda possibile.
I trentadue quadri rappresentanti le famose zuppe sono esposti per la prima volta lo stesso anno come se fossero un’unica, grande opera, provocando ammirazione e sconcerto tra il pubblico. Ma questo è un genio, esclamano alcuni : dipingendo dei semplici imballaggi alimentari, l’artista ci fa scoprire la bellezza nascosta anche nelle cose più ordinarie. Ma questo è un bluff, mugugnano altri : oltre a dipingere oggetti vacui e banali come dei barattoli di cibo industriale, l’artista non ci aggiunge nemmeno un tocco di verve creativa. Ma questo è Warhol, mi rassegno io : che mi piaccia o meno, la sua zuppa alla fine devo mandarla giù lo stesso.