Scartabellando nei vecchi documenti archiviati, una sera di gennaio, mi è capitata tra le mani una foto scattata a Riga un paio di anni fa, durante il viaggio che ho fatto in Lettonia ed Estonia in compagnia di un caro amico. Ritratta in fotografia, nella sua imponente verticalità, è la statua di una scimmia astronauta che dall’alto dei suoi 12 metri dominava il parco nel centro della città : un monumento che non sono sicuro si trovasse indicato nelle guide turistiche, ma che vi garantisco attirava la curiosità dei passanti stranieri quasi quanto le fuggenti ragazze baltiche incrociate per strada.

Denis Prasolov
2016. Bronzo e poliuretano
Ricordo che appena l’ho vista, questa grande scultura di bronzo e poliuretano, mi è subito venuto il presentimento che si trattasse di una reliquia d’epoca sovietica, quando la Lettonia si trovava ancora dall’altra parte della cortina di ferro, magari un’opera eretta durante la malinconica era Gorbaciov a commemorazione dell’ormai lontana corsa allo spazio ; e invece, anche in quell’occasione, prendevo un bel granchio. SAM è una creazione dell’artista russo contemporaneo Denis Prasolov, e in quel periodo, nella primavera del 2017, si trovava esposta pubblicamente come lascito della Quadriennale della Scultura tenutasi a Riga l’anno precedente. Mi domando se oggi sia ancora lì, oppure abbiano infine deciso di rimuoverla.
La grandiosa scultura fa parte di First Crew (trad. Primo Equipaggio), una serie di opere che Prasolov ha dedicato agli animali utilizzati dagli scienziati quali esseri viventi d’esperimento nelle missioni spaziali. Nella gara a chi arrivava più in alto, a chi costruiva il velivolo in grado di bucare il cielo e proiettarsi nello spazio, fino a raggiungere il suolo lunare, si cimentarono prima di tutti i tedeschi, sparando nel 1942 il missile A-4 oltre l’atmosfera terrestre, ma furono perlopiù gli americani e i sovietici a condurre il gioco. Per circa tre decenni, tra la fine degli anni ’40 e la metà dei ‘70 del ventesimo secolo, le due superpotenze si sfidarono a progettare tecnologie sempre più avanzate in vista della conquista dello spazio, e come cavie a bordo di razzi e satelliti non esitarono a impiegare bestie di vario genere. Furono allora mandati in orbita, con esiti talvolta felici e talvolta fallimentari, moscerini della frutta, tartarughe, topi, rane, macachi, scimpanzé, gatti, conigli, scimmie e cani : alcuni dei quali moriranno per soffocamento o combustione durante il volo, alcuni si schianteranno al suolo in fase d’atterraggio, alcuni, invece, i più fortunati, torneranno a casa sani e salvi.
A questi piccoli grandi eroi, spesso ingiustamente dimenticati, lo scultore Denis Prasolov ha recentemente reso omaggio con una collezione di ritratti ideali, di cui SAM rappresenta appunto uno splendido esemplare. Non si tratta, badate, di riproduzioni accurate dei veri animali sparati in orbita – la muta d’astronauta, infatti, poco si adatterebbe a un corpo di scimmia – ma di una personale rivisitazione artistica di un tema davvero insolito. Un raro connubio di arte, causa animalista e astronautica che colossalmente esposto, nel centro della capitale baltica, ci faceva levare gli occhi al cielo e pensare all’immensità dello spazio cosmico. Strappandoci, vi confesso, anche un leggerissimo sorriso.