OFFRESI OPERE DI BANSKY

Oggi ve ne voglio raccontare una, una di quelle storie che se non ti giurano che è vera continui a pensare che si tratti di una barzelletta, tanto pare incredibile e demenziale. Protagonisti della vicenda sono due tipi parecchio strambi e anche un poco inquietanti, un artista stralunato e un perditempo di prima categoria che per rispetto dell’anonimato preferisco designare con le semplici iniziali dei loro nomi : siano pertanto C e R. C l’artista e R il perditempo.

Tutto è iniziato poche settimane orsono, un giorno di metà novembre, quando R stava consumando il pasto di mezzogiorno d’insalata e salame nel proprio salone di casa, guardando distrattamente la televisione : negli anni ’90 si sarebbe detto facendo zapping, ma dubito che questo comportamento compulsivo sia tuttora in voga tra le generazioni adepte d’Instagram e Youtube. Un programma di cucina, no… un reportage sulle isole Ebridi, no… il meteo, no… la partita di basket femminile, no… l’intervista al pompiere più sexy della Costa Azzurra, no… ecco, aspetta, forse ci siamo : finalmente R la smetteva di torturare il telecomando con il pollice e concentrava i pochi neuroni su qualcosa che titillava la sua curiosità, un breve servizio del canale Euronews riguardante l’inaugurazione di una mostra d’arte presso il MUDEC di Milano.

Banksy, il graffitaro inglese senza volto ma le cui quotazioni raggiungono cifre esorbitanti, recentemente passato agli onori della cronaca per il pasticciaccio brutto dell’asta londinese di Sotheby’s, veniva celebrato dal Museo delle Culture di Milano con un’esposizione a lui totalmente dedicata : Gianni Mercurio, il curatore del progetto, dichiarava fiero di presentare nel corso della mostra circa 80 lavori tra dipinti, litografie e stampe dell’artista ormai considerato l’idolo della controcultura contemporanea ; e tutto questo, pensate, senza alcuna autorizzazione da parte di Banksy stesso. Esponevano le opere di Banksy – roba che sul mercato dell’arte ha un valore davvero considerevole – e non gli chiedevano nemmeno il permesso.

Sul momento la notizia non ha smosso il nostro telespettatore, ancora occupato a ingollare insalata e salame, ma a pasto finito e televisore spento il cervello di R continuava a ruminare. Un pensiero, un’idea nebulosa forse gli era rimastra incastrata tra i denti. Doveva essere stata una combinazione di fattori, le manifestazioni delle casacche gialle in Francia e l’incontro per strada con un anziano signore siciliano sulla sedia a rotelle… e poi questa storia della retrospettiva su Banksy al MUDEC… c’erano una voce, un prurito, un solletico dietro l’orecchio che cercavano di dirgli qualcosa, avvisarlo dell’imminenza di un evento importante. Visitare la mostra del graffitaro inglese ? No, non si trattava di questo, anche se non eravamo troppo distanti da dove effettivamente R voleva arrivare.

Banksy, Banksy, Banksy… solamente pronunciarlo, il nome di quest’artista britannico, richiedeva un piccolo sforzo di riflessione. Per qualche strana ragione fonetica, nel parlato degli italofoni il controintuitivo Banksy veniva appiattito, levigato, limato nel semplice Bansky. Bastava l’inversione di due consonanti per facilitarne la dizione ; bastava l’inversione di due consonanti e si apriva un nuovo mondo : un mondo di possibilità, un mondo di risate, forse persino un mondo di soldi.

Preso dall’entusiasmo, da quell’irresistibile delirio che talvolta gli provoca un acuto formicolio alle mani, R rimestava nella rubrica telefonica per trovare il numero di C, uno dei suoi più cari amici artisti, per farlo partecipe dei suoi pensieri. In due, d’altronde, si ragiona meglio che da soli. “Pronto ?“ “Ciao C, sono R ! Come va ?” “Ciao R ! Che piacere sentirti ! Io tutto bene, che mi racconti di bello ?” “Guarda, ho appena visto un servizio al telegiornale, parlavano della mostra al Museo delle Culture di Milano su Bansky…” “Vorrai dire Banksy…” “Sì, ci siamo capiti, quello lì… Ti dico che questa è la volta buona, l’occasione da non lasciarci scappare…”

Le telefonate tra R e C somigliavano sempre a conversazioni concitate tra due bambini che pianificano un viaggio nello spazio con un razzo di cartone, e anche stavolta le idee volavano da un capo all’altro della linea con la stessa frenesia di una partita di squash : ping-pong-ping-pong-ping-pong-ping-pong… squash ! Eccola, venuta da chissà quale distanza siderale, scaraventata con violenza inaudita : ecco la pensata dei due geni incompresi. Al termine del fulminante brain-storming in interurbana, il piano di attacco era definito con precisione ; il sabato pomeriggio della settimana successiva, C e R si sarebbero appostati davanti al MUDEC di Milano per compiere un’audace azione eversiva.

Alla data stabilita, primo giorno di dicembre, i due individui s’incontravano nei pressi della stazione milanese di Porta Genova muniti di tutto l’occorrente per la loro missione squinternata : pennarelli, matite e penne a sfera, una colla in tubetto, disegni, collage e pastrocchi vari realizzati speditamente da R e C stessi nei giorni precedenti. E poi, soprattutto, due bei cartelli gialli fluorescenti per gridare al mondo intero il loro potente messaggio in stampatello : OFFRESI OPERE DI BANSKY. Sì, avete letto bene, BANSKY era scritto volutamente in tal maniera, B-A-N-S-K-Y, non si trattava di un errore di battitura o di una svista che accomodava il lettore distratto.

Piazzatisi allora in via Tortona al numero 56, proprio all’ingresso del MUDEC, C e R offrivano ai passanti opere vere, originali e certificate di un artista vero, originale e certificato. Non era Picasso, non era Cascella, non era nemmeno un plagio del graffitaro esposto all’interno del Museo delle Culture di Milano. Era Bansky : l’unico, inimitabile, eterno, irraggiungibile Bansky (e chi lo confondeva con Banksy, beh… tanto peggio per lui). Scopo della performance da strada di C e R, oltre a racimolare qualche nichelino dalla vendita delle opere d’arte da loro stessi raffazzonate, era soprattutto di creare scompiglio nelle persone che entravano e uscivano dal museo. Fare dell’arte, insomma, con pochi mezzi a disposizione e molta faccia tosta – e di traverso, fare anche un po’ gli scemi.

Bansky ? Sì, certo, adesso lo andiamo a vedere… Noi siamo qui per la mostra, vendete biglietti ? Eccoti i bagarini ! Davvero vendete i disegni di Banksy ? Ma voi non essere Banxi : voi fare me perdere tempo ! Ragazzi, a quest’ora del pomeriggio non sono abbastanza ubriaco per darvi retta… Ora mi spiegate questa trovata di marketing del vostro Bansky, Banksy o come cavolo si chiama… No, veramente conoscete Banschi ?

Le reazioni dei passanti alla bizzarria di C e R coprivano uno spettro molto ampio, dall’indifferenza al più vivo stupore. Chi rideva, chi voltava le spalle, chi osservava intrigato le creazioni del fantomatico artista, chi si lamentava del prezzo del biglietto del MUDEC (cosa su cui C e R non avevano alcuna voce in capitolo). Qualcuno, transitando in strada con la macchina, si fermava addirittura per domandare ai due se quello che era scritto sui loro cartelli corrispondesse alla verità. Certamente, rispondevano orgogliosi C e R, noi proponiamo disegni e collage di Bansky autentici e autografati. E da lì partiva la trattativa commerciale sulle opere in vendita.

Al termine del pomeriggio, lo stock artistico di C e R era quasi esaurito, ceduto per pochi euro e talvolta persino regalato. Non era una truffa, quella dei due amici svitati, e non era nemmeno una provocazione contro qualcuno o qualcosa. Si trattava piuttosto di una prova di fede : basta crederci, si motivavano l’un l’altro, credere nell’assurdo e manifestare questa credenza sterminata alla gente di passaggio. Le cose, poi, venivano da sole. A nessuno, infatti, a nessun cliente o curioso è stato rifilato un oggetto che non fosse autentico, frutto della creatività di Bansky. Il Bansky vero, s’intende.

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6 risposte a "OFFRESI OPERE DI BANSKY"

  1. Ottima operazione, Riccardo. Ci sono Banski e Banksi: arte e denaro. Mondi paralleli che ogni tanto si sposano, e nel matrimonio spesso uno prevale sull’altro.

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