Queste cose succedono sempre a Parigi. La mattina presto di lunedì 16 ottobre, tre giorni fa, prima che iniziasse ad albeggiare, qualcuno ha incendiato una filiale della Banque de France in piazza della Bastiglia. L’intenzione del piromane, o meglio dei piromani dato che si trattava di due persone, non era di tentare una stravagante rapina o fare del semplice vandalismo, ma di lanciare un messaggio politico attraverso la pratica artistica della performance : promotore della rischiosa impresa è infatti l’artista russo Piotr Pavlenski, coadiuvato per l’occasione dalla compagna Oksana Shalygina.
Due giovani coniugi dalle rischiose abitudini, Pavlenski e la Shalygina : talmente dediti alla provocazione e al gesto estremo da vedersi costretti ad abbandonare il proprio paese per arrivare in Francia nel gennaio 2017 come rifugiati politici. Ma non per questo, come dimostra l’episodio della Banque de France, rinunciare alle loro azzardate e forse discutibili attività.
L’artista performer, nato nel 1984 a San Pietroburgo e formatosi presso l’accademia di belle arti della stessa città, si è in pochi anni costruito un solido curriculum di esibizioni eccentriche che gli è valso la fama di sovversivo, disturbatore dell’ordine pubblico e in alcuni casi anche di malato di mente.
La prima impresa che attira l’attenzione delle autorità russe verso Piotr Pavlenski risale al luglio 2012, quando il giovane uomo entra nella cattedrale di Kazan a San Pietroburgo con le labbra cucite e brandendo un cartello in difesa delle militanti femministe Pussy Riot. Segue arresto ed esame psichiatrico.
Negli anni successivi Pavlenski si esibisce in performance ancora più temerarie come il fissaggio dei propri testicoli al suolo della piazza Rossa di Mosca mediante un grosso chiodo, la costruzione di barricate per le strade di San Pietroburgo a sostegno della rivoluzione ucraina del 2014, oppure l’incendio delle porte del palazzo Lubjanka, antica sede del KGB e attuale quartier generale dei servizi segreti russi. Le trovate cambiano, ma la motivazione rimane la stessa : l’artista vuole dare uno scossone all’apatica società russa, assopita nell’indifferenza culturale e politica che pare aver fatto la fortuna di Putin e scagnozzi.
La reazione della giustizia russa si fa stranamente attendere, Pavlenski viene per lo più perdonato delle sue bravate e talvolta addirittura insignito di premi artistici. Il colpo di scure arriva solamente nel dicembre 2016, quando l’artista e la sua compagna vengono arrestati all’aeroporto di Mosca con l’accusa di molestie sessuali ai danni di una giovane attrice del teatro moscovita Teatr.doc. Ai due non resta che l’alternativa tra una lunga prigionia o la fuga in Francia, dove decidono di rifugiarsi con i due figli.
Nei pochi mesi passati sul suolo francese, Piotr Pavlenski e Oksana Shalygina vivono in condizioni di estrema indigenza, rifiutando gli aiuti previsti dall’assistenza sociale e rubando il cibo nei supermercati. Una condotta che non gli fa dimenticare il loro speciale vizietto, quello dell’azione eversiva. Nella notte tra il 15 e il 16 ottobre scorsi, infatti, i due danno appuntamento a un piccolo gruppo di fotografi e giornalisti presso la piazza della Bastiglia a Parigi, affinché la loro performance incendiaria, logicamente denominata Eclairage (trad. Illuminazione), disponga di un pubblico di testimoni.
Dopo aver distribuito dei volantini in cui spiega le proprie intenzioni – far rivivere lo spirito rivoluzionario nel luogo simbolo della rivolta, prima contro il dispotismo monarchico ora contro quello finanziario – l’artista getta della benzina sui muri esterni della Banque de France che a piazza della Bastiglia fa angolo con la rue Saint-Antoine, appiccando poi il fuoco. Le fiamme divampano alla svelta, e il giovane russo si mette in posa davanti all’ingresso della banca per essere immortalato dai fotografi nel pieno della sua inquietante performance. Lo spettacolo dura tuttavia pochi istanti, interrotto dal rapido intervento delle forze dell’ordine : messi in stato di arresto, Piotr Pavlenski e Oksana Shalygina saranno a breve rilasciati.
C’è da augurare, all’artista temerario, che un giorno le sue imprese azzardate non siano bruscamente interrotte da una ferita seria o un poliziotto con la luna storta. Oppure, ipotesi ancora più sfortunata, la recensione impietosa di uno sprezzante critico d’arte.
Questo tipo di azione mi solleva qualche dubbio; capisco la provocazione che, però, mi sembra più politica che artistica.
Sono d’accordo con te, nell’azione di Piotr Pavlenski vedo più politica che arte.