Il tapis roulant di Ai Weiwei è un regalo di Assange

Di tutto, davvero, ormai nei musei d’arte contemporanea si trova accatastato di tutto e di più. Pneumatici d’automobili e biciclette, biancheria intima, carta straccia, sabbia del deserto, animali impagliati, verdura ammuffita, vecchi rottami… ne ho viste, durante le mie visite, di robe fantasiose e bislacche, ne ho viste di robe sbilenche e nauseabonde, robe che talvolta avrebbero trovato un posto più consono in discarica. Pare una sfida a chi si scervella nell’invenzione più assurda : come se l’arte si fosse ridotta a una corsa al sensazionalismo, una ricerca della mera provocazione.

Campione della provocazione a oltranza, poi, al punto d’aver spesso scontato le proprie irriverenze con le botte e la prigione, è il cinese Ai Weiwei, oggi uno degli artisti più famosi e quotati al mondo. Di lui ho già parlato in diverse occasioni, e non sempre in termini lusinghieri, ma stavolta voglio togliermi il cappello e omaggiarlo con un inchino : perché solo un artista d’altissimo calibro può permettersi certe trovate che a chiunque altro costerebbero fischi e pomodori marci, se non addirittura una reazione del pubblico ben più temuta, l’indifferenza.

Degnamente annoverato tra gli eredi spirituali di Marcel Duchamp, l’inventore del concetto di ready-made, l’opera d’arte già fatta, prefabbricata, Ai Weiwei non ha esitato a esporre in musei e gallerie arnesi e oggetti d’uso corrente nel loro stato nudo e crudo, senza apportarvi alcuna modifica ; il fatto stesso che fossero da lui scelti e proposti al pubblico, gli conferiva il titolo d’opere d’arte. Scarpe, ombrelli, vecchi impermeabili… nella massa di manufatti prelevati dal loro contesto originario e dati in pasto a critici e biechi intellettuali, ce n’è uno che questa estate, nel corso di una mostra presso la galleria Albertina di Vienna, ha stuzzicato la mia sensibilità.

Tapis roulant di Assange
Ai Weiwei
Ready-made. 2017

Non che sia più bello a vedersi, né più brutto… direi che si conforma alla banalità quotidiana, anzi di questa banalità rappresenta il ritrovato tecnologico perfetto. Si tratta di un tapis roulant, attrezzo da ginnastica che permette di riprodurre il movimento della corsa o della camminata nel chiuso di una palestra o d’un appartamento, insomma una manna dal cielo per tutte le persone intenzionate a bruciare calorie senza la scocciatura d’andare al parco o peggio ancora in aperta campagna. La decisione di fare di questo oggetto un’opera d’arte non nasce tuttavia da una qualche passione sportiva di Ai Weiwei, bensì dalla gratitudine dell’artista verso l’uomo che gli ha spedito questo oggetto in dono. Il quale, rullo di tamburi, è nientemeno che il giornalista australiano Julian Assange.

I due, Ai Weiwei e Assange, si sono incontrati di persona nell’estate del 2016, quando l’artista ha intervistato il giornalista all’interno dell’ambasciata equadoregna di Londra. Julian Assange, creatore della piattaforma divulgativa WikiLeaks, vi aveva trovato asilo politico quattro anni prima e vi trascorreva le giornate da recluso, isolato da un mondo che non aveva gradito il suo grande progetto di condivisione d’informazioni governative e aziendali fino ad allora tenute segrete.

Impossibile, per uno spirito dissidente come Ai Weiwei, non provare simpatia verso questo paladino della libertà d’espressione : lo considerava un compagno di militanza, rivedeva in lui se stesso perseguitato dal governo cinese per la propria condotta scomoda e anticonformista, e soprattutto compativa la condizione concentrazionaria a cui le sue coraggiose prese di posizione lo avevano portato. Quando allora, qualche mese dopo il loro colloquio, Julian Assange gli ha inviato in regalo il tapis roulant utilizzato per fare un po’ d’attività fisica nei locali dell’ambasciata londinese dell’Ecuador, l’artista ne è rimasto talmente contento da elevarlo a manufatto degno d’esposizione. Souvenir d’un incontro felice, come quello di due topi che si ritrovano nella medesima gabbia.

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2 risposte a "Il tapis roulant di Ai Weiwei è un regalo di Assange"

  1. Bravo Riccardo riuscire a commentare con grande originalità e leggerezza un elemento-opera d’arte assai difficile da capire, soprattutto per me. Grazie per tutte le tue lezioni di arte contemporanea. RG

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