Film : Opera senza autore

Per voi che mi leggete dall’Italia, dove Opera senza autore è uscito lo scorso autunno, questo post potrà sembrare in ritardo con i tempi della distribuzione cinematografica, ma qui in Francia il film è appena arrivato, pertanto solo adesso ho avuto modo di vederlo. Tre ore di pellicola divise in due parti da un’ora e mezza ciascuna : mi è toccato andare al cinema due volte, e di conseguenza pagare due volte il biglietto. Ne è valsa la pena, in termini di soldi spesi e di tempo impegnato ?

Sì, ne sono convinto, Opera senza autore è un film che merita : ve lo garantisco in quanto appassionato di cinema, appassionato d’arte, ma soprattutto in quanto appassionato di Storia. Perché come il primo lungometraggio del regista Florian Henckel von Donnersmarck, il pluripremiato Le vite degli altri, anche questo racconta le vicende di alcuni personaggi privati inserendole però in una cornice più grande, la Storia tedesca del ventesimo secolo.

Protagonista del film è Kurt Barnert, un talentuoso pittore tedesco di cui seguiamo la lenta e difficile maturazione ; dalla scoperta, giovanissimo, di Chagall, Kokoschka, Kirchner e degli altri artisti degenerati presso la famosa mostra itinerante organizzata nel 1937 dal partito nazista, al coinvolgimento nell’arte socialista imposta nella DDR, fino alla fuga nel 1961 verso la Germania dell’ovest e la definitiva acquisizione di uno stile a lui proprio, indipendente da tabù o ideologie. La traiettoria del pittore, un personaggio di finzione ispirato alla figura reale di Gerhard Richter, uno dei maggiori artisti tedeschi viventi, corre parallela all’evoluzione politica e artistica della Germania, senza tuttavia conformarsi alle dottrine che vi furono man mano dominanti.

Nel paese che nell’arco di pochi decenni vide succedersi nazionalsocialismo, comunismo di stampo sovietico e capitalismo all’occidentale, il pittore sarà infatti obbligato ad accettare le logiche del potere, conservando comunque quella purezza d’animo che fa di un uomo comune non solamente un artista, ma soprattutto un uomo libero. Personificazione invece di quanti scesero a compromessi e si fecero complici delle peggiori brutalità, spesso per puro interesse personale, è lo spietato professor Carl Seeband, medico implicato nel programma di eugenetica attuato dal regime nazista e successivamente collaboratore delle autorità sovietiche di stanza nella DDR.

Non sono in grado, vi confesso, di distinguere quanto in questo film sia frutto dell’invenzione di von Donnersmarck, autore della sceneggiatura oltre che regista, e quanto invece corrisponda alla vita autentica del grande Gerhard Richter ; ma dopotutto che importa ? Messo in scena, in fondo, è il destino di una nazione: e questo non è opera di un solo individuo, o di un’anonima moltitudine di persone. Si tratta, piuttosto, di un’opera costruita nel tempo, un’opera di cui è impossibile identificare nettamente l’origine, la mente creatrice, l’intenzione. Un’opera, come suggerisce il titolo del film, senza autore.

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