Faccia a faccia con Lotte Laserstein

La storia del ventesimo secolo, sostiene lo psicanalista Patrizio Olivieri, non è che un susseguirsi di sberle e strette di mano, d’insulti e belle parole, e i tanti che hanno tentato di cercare un senso in questo carnevale tragico sono spesso finiti nel pantano. Nei detriti lasciati dai bombardamenti, tra i calcinacci delle ideologie, di tanto in tanto capita tuttavia di trovare i poveri resti di quanti si fecero travolgere dalla bufera. Bottoni, pendagli, lettere sbiadite e lacerate, vecchie foto di famiglia : indizi di vite dimenticate, inghiottite dall’incontenibile flusso generazionale o volutamente archiviate nel baule in soffitta.

Apparteneva al popolo sommerso, quello dei vinti, degli esclusi, dei dispersi, la pittrice Lotte Laserstein, attiva a Berlino nel periodo compreso tra le due guerre mondiali e caduta nell’oblio per diversi decenni, dal 1937 fino al 1987, quando riscoperta per caso, alle soglie dei novant’anni, sarà finalmente onorata quale una delle maggiori artiste tedesche della sua epoca. L’imperdonabile colpa della donna, intuirete facilmente, la colpa che la mise al bando dalla comunità artistica berlinese costringendola addirittura, nel dicembre del ’37, a lasciare il proprio paese per emigrare in Svezia, andava cercata nel suo albero genealogico : malgrado da piccola fosse stata battezzata secondo rito cristiano, le sue origini restavano ebraiche. E in quegli anni, in Germania, per gli ebrei le cose si stavano mettendo parecchio male.

Mongolo - Lotte Laserstein
Mongolo
Lotte Laserstein
1927. Olio su tavola

Nata nel 1898 a Preussisch Holland, una località della Prussia orientale ora facente parte del territorio polacco, Lotte Laserstein maturò in un ambiente borghese. Il padre Hugo svolgeva la professione di farmacista, mentre la madre Meta era pianista e insegnante di musica. Alla scomparsa prematura del marito, la madre di Lotte decise di trasferirsi con le due figlie a Danzica, dove abitava parte della sua famiglia. In questo importante borgo sul mar Baltico, la giovanissima Lotte fu iniziata al disegno grazie alle lezioni della zia Elsa Birnbaum, direttrice di una scuola privata di pittura, impratichendosi al punto da riuscire, nel 1921, a essere tra le pochissime donne ammesse all’Accademia di Belle Arti di Berlino e uscendone laureata sei anni più tardi.

Nel cuore dello stato tedesco, all’epoca burrascosa della Repubblica di Weimar, l’artista ventenne si lasciò coinvolgere nel vivacissimo subbuglio culturale che animava una delle più popolose città d’Europa : poco dopo la prima guerra mondiale, Berlino contava quattro milioni di abitanti. Erano gli anni del jazz, dei cabaret, delle strade affollate di gente e dei giovanotti vestiti con giubbotti di cuoio che sfrecciavano su potenti motociclette. E poi, soprattutto, erano gli anni della Neue Fraus, la Nuova Donna, figura femminile emancipata e indipendente che non aveva più bisogno del supporto maschile per affermarsi in società.

Giocatrice di tennis - Lotte Laserstein
Giocatrice di tennis
Lotte Laserstein
1929. Olio su tavola

Questo mondo inedito, proiettato in avanti da un’eccessiva fiducia nel progresso tecnologico ma in realtà pericolosamente fragile, rappresentato peraltro nella letteratura di Thomas Mann o nel teatro di Bertolt Brecht, Lotte Laserstein lo dipingeva catturando i visi, le pose, gli abiti dei variegati personaggi urbani che incontrava ogni giorno. Era, la Laserstein, una pittrice di ritratti. Il suo interesse si rivolgeva a un’ampia gamma di soggetti, dagli avventori dei caffè ai giocatori di tennis, ma il motivo più ricorrente nei suoi quadri erano le donne, le Nuove Donne cui si accennava sopra, esemplificate benissimo dall’artista stessa e dall’amica intima Traute Rose.

Capelli tagliati corti e vestiti leggeri – due veri maschiacci – Lotte e Traute figuravano nei dipinti non quali modelli di bellezza oppure oggetti del desiderio, come sarebbe potuto accadere se a ritrarle fosse stata una sensibilità maschile, ma quali individui inseriti nella quotidianità, nell’energia, nelle dinamiche del tempo : a riprova del proprio spirito operoso e della libertà di cui aveva potuto godere nella scelta della propria professione, l’artista si rappresentava spesso nell’atto medesimo di dipingere. I lavori della Laserstein, tuttavia, non esibivano rivendicazioni femministe, e anche la critica sociale ravvisabile nella Nuova Oggettività, movimento artistico tedesco che all’epoca vedeva i suoi massimi esponenti nei pittori Otto Dix e Christian Schad, non fu da lei mai apertamente espressa.

La sera su Potsdam - Lotte Laserstein
La sera sopra Potsdam
Lotte Laserstein
1930. Olio su tavola

Lo stile pittorico sobrio ma deciso, fatto di colori terrosi e forme piene, orientato verso una riproduzione schietta e spontanea della realtà, le era stato probabilmente trasmesso dagli insegnamenti dell’illustre maestro Erich Wolfsfeld presso l’accademia di belle arti berlinese. E se nemmeno le deformazioni grottesche e gli slanci metafisici dell’espressionismo trovavano spazio nei dipinti di Lotte Laserstein, a guardarli bene, i suoi intensi ritratti umani, si può scorgere in loro un’inquietudine che pare crescere di pari passo con il precipitare della Repubblica di Weimar verso la tragedia nazista. Nessun sorriso, nessun ammiccamento, figuriamoci poi i gesti di affetto : persino quando si trattava di ritrarre un bambino, la pittrice non faceva alcuna concessione alla carineria o alla spensieratezza dell’infanzia.

Ragazza sdraiata sul blu - Lotte Laserstein
Ragazza sdraiata sul blu
Lotte Laserstein
1931. Olio su carta

Rappresentativo della preoccupazione che covava nell’artista, come anche nella comunità tedesca intera, è poi il dipinto La sera sopra Potsdam, senza dubbio il suo capolavoro. Realizzato nel 1930, all’indomani dello scoppio della terribile crisi economica che avrebbe di lì a breve accelerato la presa del potere da parte di Adolf Hitler, avvenuta tre anni più tardi, questo quadro di grandi dimensioni è l’affresco di una generazione, la generazione della Laserstein, incapace di far fronte a degli eventi che la sormontano. Nella versione all’aria aperta del Cenacolo leonardesco, i personaggi riuniti attorno al tavolo sono dei giovani borghesi persi nell’ozio di vaghi pensieri : chi guarda in basso, chi guarda in alto, e chi, come la donna al centro della scena, guarda semplicemente nel vuoto. Il tramonto grigio, presagio di oscure minacce, incombe sulla città, ma loro sembrano non curarsene, paralizzati da una malinconia che annienta qualsiasi desiderio d’azione.

Bambino con Kasper Puppet - Lotte Laserstein
Bambino con Kasper Puppet
Lotte Laserstein
1933. Olio su tavola

Malgrado i primi successi di vendita, gli encomi della critica e la partecipazione a prestigiose mostre collettive, tra cui l’esposizione dell’Accademia di Arte Prussiana del 1928, Lotte Laserstein non riuscì a sfuggire alla pulizia culturale messa in atto dal regime nazionalsocialista. La sua pittura, come quella di molti artisti a lei contemporanei, venne presto bollata quale arte degenerata, ovvero non conforme ai canoni estetici concepiti dall’ideologia nazista, mentre la piccola scuola di disegno tenuta presso la sua bottega fu costretta a chiudere, privando così la Laserstein dei mezzi di sussistenza.

L’opportunità di scappare dalla Germania, poco prima che il nazismo avviasse lo sterminio sistematico del popolo ebraico, le fu offerta da una galleria d’arte moderna di Stoccolma che nel 1937 decise di esporre le sue opere, cosicché sul finire di quell’anno Lotte Laserstein trovò rifugio in Svezia. A sua madre, purtroppo, toccò un più triste destino : imprigionata nel 1942 nel campo di concentramento di Ravensbruck, vi morì pochi mesi dopo all’età di 75 anni. Dal 1937 fino al 1987, quando la Belgrave Gallery di Londra recupererà i suoi lavori attribuendo loro il giusto riconoscimento, la Laserstein vivrà appartata nella nuova patria d’adozione, realizzando dei semplici ritratti su commissione ; e finendo quasi, come tantissimi suo colleghi, nel triste buco nero dell’oblio.

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5 risposte a "Faccia a faccia con Lotte Laserstein"

  1. E’ uno scritto splendido! Ho annotato alcuni punti che mi hanno particolarmente affascinato di questa straordinaria Lotte Laserstein ( pittrice che non conoscevo)
    -La madre, pianista e insegnante di musica; ho letto questa parte con emozione per il profondo rapporto che vivo con la musica classica
    -Una delle pochissime donne ad essere ammessa nel 1921, all’Accademia di Belle Arti di Berlino.
    -L’artista si rappresentava spesso nell’arte di dipingere( mi piacerebbe scoprire questi suoi dipinti)
    Aveva una piccola scuola di disegno presso la sua bottega

    Sai che tutto questo, potrebbe essere una tavolozza di trama narrativa per la creazione di un libro?
    Un caro saluto
    Adriana

  2. La malinconia è l’ umor nero, nero come il vestito della “ragazza sdraiata sul blu”. Ma striature d’oro percorrono quel vestito, un azzurro sereno lo avvolge: gli occhi malinconici di questa ragazza avranno la resilienza necessaria per restare aperti nonostante tutto…

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