Giovanni Boldini e il ritratto di Donna Franca Florio

Giovanni Boldini. Sono mesi che gli giro attorno, lo incontro, lo guardo e lo saluto, gli rivolgo timidamente la parola per scambiare giusto due chiacchiere e poi riparto così, da solo, contento di annoverare tra le mie conoscenze una personalità talmente illustre ma che fatico ancora a considerare davvero un amico. L’ultima volta che l’ho visto, credetemi, era presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, all’interno della meravigliosa Villa Reale in via Palestro, e lui, come sua abitudine, si trovava in dolce compagnia.

Giovanni Boldini

Chi erano quelle elegantissime dame con cui s’intratteneva, il piccolo e brutto Giovanni, camminando di salone in salone e discutendo bonario come un ragazzino che gironzola con gli altri monelli tra le giostre di un luna park ? Ricordo una grande mora dalla pelle candida e un vestito di seta rosa, sicuramente una donna dell’alta società considerati il portamento e i modi raffinatissimi, e con lei, abbigliata in nero e dal fare spigliato, una certa Madame X, già intravista in un’altra occasione, penso in qualche caffè parigino. Leggermente scostata dal gruppo, poi, c’era una giovane di nemmeno vent’anni che seguiva silenziosa, la lunga chioma di capelli biondi raccolta in una treccia affusolata e lo sguardo rivolto verso il basso, pensoso, come a custodire un inviolabile segreto.

Formavano un bel gruppo, il pittore e le tre donne, tanto che non ero l’unico dei visitatori del museo a osservarli meravigliato : anche le altre persone presenti nelle sale, notavo, rivolgevano loro un’attenzione particolare. La stessa attenzione, mi azzarderei a sostenere, che normalmente si riserva a un’opera d’arte. Dato che sul momento non osavo farmi avanti, forse per il timore di sembrare inopportuno, era Boldini stesso che vedendomi impacciato lasciava temporaneamente la sua piccola comitiva e veniva a salutarmi. Una veloce stretta di mano e un sorriso appena accennato : questo è il suo modo di accogliere i semplici conoscenti.

Donna Franca Florio - Boldini
Donna Franca Florio
Giovanni Boldini
Versione del 1901. Olio su tela (riproduzione fotografica in bianco e nero)

Stavolta, tuttavia, a differenza dei nostri precedenti incontri, brevi e frettolosi, mi accorgevo che Giovanni Boldini aveva qualcosa da dirmi che non si esauriva ai soliti convenevoli. Sebbene il nostro rapporto si fosse fino ad allora limitato a rari e superficiali scambi di battute, quel giorno l’artista ferrarese pareva più disposto al dialogo. Insomma, voleva veramente parlarmi.

Non ricordo, ora, con quali parole precise m’introduceva alla discussione, ma l’argomento che intendeva rivelarmi riguardava un suo dipinto, uno dei suoi ritratti più famosi, quello di Donna Franca Jacona della Motta di San Giuliano, meglio conosciuta come Donna Franca Florio. Il quadro in questione, mi spiegava, risale al 1901, quando su invito di Ignazio Florio, potente uomo d’affari siciliano e marito di Donna Franca, il pittore si era recato a Palermo per ritrarre su tela l’incantevole dama.

Erano una coppia importante e riverita, i coniugi Florio, rappresentanti di una classe dirigente colta e progressista che purtroppo non riuscì mai davvero ad affermarsi nell’Italia meridionale. Lui, discendente di una famiglia di commercianti al dettaglio elevatisi a industriali operanti nei settori più disparati, dal mercato marittimo alla manifattura tessile, nel 1891 a soli ventuno anni si era trovato a dirigere un impero economico con seimila dipendenti ; lei, invece, figlia del barone Jacona di San Giuliano, convolando a nozze nel 1893 con il giovane e ricchissimo imprenditore aveva perso il titolo nobiliare ma era entrata in un mondo quasi fiabesco, una vita di lusso e di sfarzo inimmaginabili.

Donna Franca Florio

Mentre il marito si trovava occupato in viaggi, incontri e impegni di lavoro, infatti, Donna Franca era al centro della mondanità siciliana e internazionale. Ricevimenti, feste, concerti e soggiorni nelle località più chic dell’epoca : tra Palermo, Parigi e Montecarlo, passando per le Alpi di Saint Moritz o i safari africani, Franca Florio era venuta in contatto con alcuni dei massimi esponenti dell’arte e della cultura a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo. Le sue conoscenze includevano personaggi di spicco quali il poeta Gabriele D’Annunzio, il compositore Giacomo Puccini, il tenore Enrico Caruso e il dandy francese Robert de Montesquiou : tutti ammaliati dalle maniere squisite, le forme delicate e la finissima sensualità della donna siciliana.

La proposta di realizzare un ritratto di Donna Franca, mi raccontava Boldini, gli era stata fatta da Ignazio Florio una sera d’inizio Novecento, appena terminata una partita a carte al Grand Hotel Palace di Saint Moritz. Da poco conosciutisi in questo rinomato luogo di villeggiatura, il pittore ferrarese e i coniugi siciliani avevano subito dimostrato una reciproca simpatia, tanto che i Florio si erano presto convinti a invitare l’artista qualche giorno a Palermo in qualità di loro ospite presso Villa Igiea. E così, tra fine febbraio e inizio marzo 1901, Giovanni Boldini si assentava dalla sua dimora parigina per scoprire i sapori, i profumi, la straordinaria vitalità della città mediterranea, oltre che per ritrarre con colori e pennelli la moglie del suo rispettabilissimo anfitrione.

La Palermo della Belle Époque

L’arrivo a Palermo di una celebrità artistica internazionale – questa la definizione che Boldini mi dava di se stesso, abbassando peraltro lo sguardo come a voler fingere modestia – scatenava un’incredibile eccitazione nell’alta società locale, soprattutto tra il gentil sesso : tutte le nobildonne volevano conoscerlo, tutte volevano conoscere quest’uomo dal fisico malfatto, alto poco più di un metro e mezzo e con pochi capelli in testa, ma cui era stato concesso il dono di dipingere in maniera sublime. Tra conversazioni, galanterie e lunghe sedute di posa che somigliavano più a degli eventi mondani, visto il pubblico di appassionati che venivano ad ammirare il genio all’opera, il ritratto di Donna Franca Florio era ultimato in poche settimane.

Coniugi Florio
I coniugi Ignazio e Franca Florio

In questo dipinto a olio di grandi dimensioni, 2,21 x 1,19 metri, la moglie dell’imprenditore siciliano veniva rappresentata in un atteggiamento in evidente controtendenza rispetto alla staticità della ritrattistica ottocentesca, un atteggiamento – permettetemi il neologismo – tipicamente boldiniano.

Avvolta in un lungo vestito scuro, che da sotto le spalle scendeva a stringerle la vita e proseguiva poi fino ai piedi, strascicando addirittura per terra, Donna Franca esibiva una postura dinamica, fragile, squilibrata. A ben vedere quasi impossibile. Al busto proteso in avanti, infatti, corrispondevano le anche e le gambe eccessivamente arretrate : una posizione, questa, che avrebbe provocato lo sbilanciamento di tutto il corpo. Messa così, insomma, la donna non sarebbe nemmeno riuscita a reggersi in piedi. Giovanni Boldini, del resto, dipingeva badando meno alla verosimiglianza che all’idea, all’emozione, all’atmosfera che invece voleva creare su tela : e nel presente caso, con il ritratto di Franca Florio, l’intenzione era rappresentare la dama siciliana come una di quelle moderne ed emancipate figure femminili che popolavano i suoi quadri e la sua vita parigina.

Giovanni Boldini fotografato davanti al ritratto di Franca Florio all’epoca della prima guerra mondiale

A questo punto del racconto, notando che le tre donne al suo seguito cominciavano a spazientirsi, probabilmente perché sentitesi escluse dalla nostra conversazione, Giovanni Boldini mi abbandonava qualche istante per andare a confabulare qualcosa con loro, sicuramente qualcosa di buffo data l’espressione divertita che compariva sui loro volti. Per non sembrare maleducato, poi, m’invitava a raggiungerli e mi presentava le sue amiche. La dama vestita in rosa, scoprivo, era una aristocratica di origine sudamericana, mentre Madame X, la signora che pensavo di aver già incontrato altrove, era la cognata di un celebre pittore francese amico intimo del Boldini. Della più giovane delle tre, invece, la fanciulla dalla lunga treccia bionda, non riuscivo quasi a percepire il nome : Daisy, o forse Maisy… doveva comunque trattarsi di un’americana, o tutt’al più di un’inglese.

Ristabilita l’armonia nella piccola comitiva, l’artista tornava a parlarmi di quei primi mesi del 1901, di com’era dolce la primavera a Palermo e dell’inattesa reazione provocata dal suo dipinto di Donna Franca. E qui, figuratevi, roba non crederci ! Per vedere l’incantevole immagine di sua moglie immortalata su tela, Ignazio Florio aveva scartato il fior fiore dei pittori locali e si era rivolto a colui che veniva considerato il campione dei ritrattisti dell’epoca, Giovanni Boldini per l’appunto, ma anche questo, venuto espressamente a Palermo da Parigi, non era riuscito a soddisfare il suo gusto. Niente da fare : al Signor Florio il ritratto di Donna Franca eseguito dal Boldini non piaceva proprio.

Biennale di Venezia
La Biennale di Venezia

Correva voce, soprattutto tra le malelingue, che ciò dipendesse da un atteggiamento tipicamente siciliano, l’estrema gelosia dell’uomo nei confronti della moglie : il committente del dipinto non avrebbe mai potuto tollerare che la sua consorte fosse raffigurata in una posa ambigua, a spalle scoperte e con una lunghissima collana che le scendeva fin sotto il bacino. A sentire Ignazio Florio stesso, invece, il quadro di Boldini non era accettabile perché innaturale, troppo lontano dalla realtà. A ogni modo l’artista se ne tornava a Parigi senza alcun compenso per il lavoro svolto ma con il ritratto a olio di Donna Franca, che due anni dopo, nel 1903, veniva esposto presso la Biennale di Venezia suscitando pareri contrastanti. Chi vi riconosceva l’indiscutibile estro dell’artista, e chi, al contrario, non poteva tollerarvi il mancato riguardo verso i canoni del realismo.

Ritratto di Donna Franca Florio - Giovanni Boldini
Ritratto di Donna Franca Florio
Giovanni Boldini
1901-1924. Olio su tela

Da quel momento, e per i due decenni successivi, tra il pittore ferrarese e la famiglia siciliana si svolgeva un estenuante tira e molla che si concludeva tutto sommato con un nulla di fatto : i Florio non acquisteranno mai il suo dipinto di Donna Franca, mentre Giovanni Boldini, convinto comunque della qualità del proprio lavoro, nel corso del tempo vi apporterà delle modifiche sostanziali che stravolgeranno la versione originale dell’opera.

Eh già, mi spiegava l’artista con un sorriso quasi beffardo, spogliando la dama siciliana del lungo abito scuro per metterle un vestito più agile, privo di maniche ma meno aderente al corpo, in definitiva era riuscito a fare centro : a ventitre anni dalla sua prima realizzazione, nel 1924 il ritratto di Franca Florio si presentava parecchio diverso, forse addirittura capace di ottenere l’approvazione dell’antica committenza.

Nel frattempo, tuttavia, la famiglia siciliana si era ritrovata in cattive acque. Una gestione inopportuna degli affari, troppo orientata all’indebitamento, unita alla sfavorevole situazione economica dell’Italia meridionale, aveva portato al tracollo di Casa Florio. Donna Franca e marito continuavano a condurre una vita agiata, ma ad alcuni fasti del passato erano costretti a rinunciare. Persa allora qualsiasi speranza di vendere loro il celebre ritratto che gli aveva procurato tante pene, l’artista lo cedeva infine al Barone Rothschild, che da Parigi portava il quadro in America per conservarlo diversi decenni nella propria collezione privata.

E pensare, aggiungeva adesso Boldini lasciandosi andare a una fragorosa risata, che per tantissimo tempo si crederà all’esistenza di due, no, che dico, addirittura tre ritratti di Donna Franca da lui eseguiti ! Una prima versione, l’originale, risalente al suo soggiorno palermitano d’inizio secolo ; una seconda, per così dire intermedia, intravista alle spalle del pittore stesso in una foto scattata all’epoca della prima guerra mondiale ; la terza, invece, quella definitiva, portata a compimento nel 1924. Come se in giro circolassero tre quadri, tutti raffiguranti lo stesso soggetto ma con alcune variazioni, invece che un solo dipinto più volte ritoccato.

Su questo piccolo, involontario inganno, responsabile di non pochi grattacapi per critici e storici dell’arte, il racconto di Giovanni Boldini arrivava finalmente al termine. Ma adesso, domandavo io, il ritratto di Donna Franca Florio, l’unico realmente esistente, dove si trova ? Passato di collezione privata in collezione privata, dalla famiglia Rothschild fino alla Società Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, il dipinto appartiene ora ai marchesi Marida e Annibale Berlingieri e sarà presto esposto presso il palazzo Mazzarino di Palermo.

Entusiasmato da questa storia rocambolesca di artisti, aristocratici, dipinti veri e dipinti immaginati nella grande commedia della belle époque, volevo porre altre domande al Boldini, ma notavo che questi aveva ormai distolto l’attenzione. Per lui evidentemente il discorso era finito : inutile da parte mia insistere. Prima di congedarsi con l’abituale stretta di mano e riprendere l’andirivieni per i saloni del museo in compagnia delle sue giovani amiche, tuttavia, l’artista apriva la borsa che portava a tracolla per estrarne un libro. Ecco, tenga, mi diceva soddisfatto porgendomi il volume, un regalo per lei ! Boldini. Il ritratto di Donna Franca Florio : una pubblicazione di Mondadori Electa curata dallo storico dell’arte Matteo Smollizza. Una lettura, precisava Giovanni Boldini, che mi avrebbe illuminato fin nei minimi dettagli su questo lungo e avvincente affare d’arte. E che forse, un giorno, avrebbe addirittura fatto in modo che ci incontrassimo di nuovo.

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4 risposte a "Giovanni Boldini e il ritratto di Donna Franca Florio"

  1. Ritratto incantevole…gli occhi di Donna Franca sono il cielo sereno sopra la nuvola temporalesca del vestito nero. Comunque la prossima volta che incontri Boldini “disposto al dialogo” ti suggerisco di portare la conversazione sulla Marchesa Luisa Casati…chissà cosa salta fuori!

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