Il mio primo contatto con Liana Ghukasyan risale a più di due anni fa, quando lei mi mandò un’email per segnalarmi la sua attività artistica, documentata dal sito internet in cui sono esposti i suoi lavori di pittrice. Ne ricevo parecchie, di email di questo tipo, e purtroppo non riesco sempre a dedicare loro abbastanza attenzione. Ricordo che di Liana mi colpirono subito due cose, il suo cognome dalle assonanze esotiche, immediata fonte di curiosità, e la violenza sprigionata da molti suoi dipinti, anche solo a vederli riprodotti sullo schermo del computer.

Liana Ghukasyan
2011. Olio su cartone
All’epoca, lo confesso, risposi al suo messaggio in maniera abbastanza evasiva : la sua arte m’intrigava, su questo non c’erano dubbi, ma purtroppo in quel momento ero preso con altri progetti. Un giorno che fossi passato a Milano, città in cui lei vive, ci saremmo anche potuti incontrare, solo che così su due piedi non sapevo dire quando… in francese si usa l’espressione un de ces quatre, che tradotta letteralmente in italiano vuol dire “uno di questi quattro” ma il cui vero significato è una volta o l’altra.
A quel punto, da entrambe le parti, silenzio : lei occupata con i suoi quadri, con la sua vita, io con le paginette del mio blog. Così fino a uno stanco sabato di novembre scorso, quando rimestando tra i messaggi archiviati nella mia casella di posta elettronica sono capitato sulla nostra vecchia corrispondenza. Liana Ghukasyan, che ne sarà della giovane artista che dipinge i quadri da far piangere i bimbi ?
Buongiorno Liana, spero che Lei si ricordi di me – così le scrivevo, ostentando una terza persona dall’effetto fantozziano – se è tuttora disponibile per mostrarmi i Suoi lavori, Le comunico che nel periodo tra Natale a Capodanno mi troverò a Milano. Impossibile rifiutare una proposta che pareva l’invito a un ballo in maschera : il pomeriggio del 31 dicembre mi presentavo all’indirizzo del suo studio milanese in via Melchiorre Gioia, uno scantinato in cui Liana m’introduceva con l’entusiasmo del bambino che mostra per la prima volta al migliore amico la sua nuova casa sull’albero.
Dicono che molti attori comici, benché sulla scena si mostrino buffi e divertenti, nella vita privata siano persone riservate e melanconiche : il caso del nostrano Massimo Troisi, oppure, fatto ancora più tragico, dell’americano Robin Williams. Ecco, l’impressione avuta dalla pittrice Liana Ghukasyan è all’opposto di tutto questo. Tanto i suoi quadri paiono carichi di ansia, di sofferenza, di brutalità, quanto lei, Liana, mi ha mostrato un carattere straordinariamente solare. Talmente loquace, piena di vitalità, che quasi non c’è stato bisogno di farle domande perché iniziasse a raccontarmi di lei.
« Ma ci pensi che Enrique Irazoqui è interessato ai miei lavori ? » « Stai parlando dell’attore spagnolo che interpretava Cristo nel film Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini ? » « Sì, proprio lui, mi ha scritto l’altro giorno facendomi i complimenti ! ». Davanti al fiume di parole, di idee, di emozioni scaturito da Liana è stata dura tenere un discorso lineare, seguire le tappe del suo percorso artistico, ma riordinando gli appunti presi durante il nostro incontro sono riuscito a ricostruire la sua storia.

Liana Ghukasyan
2011. Olio su tela, forbici, capelli
So di avere la brutta abitudine di parlare della vita degli artisti esordendo con “Tal dei tali nasce il tal giorno nel tal luogo”, ma anche stavolta purtroppo non riuscirò a farne a meno : non me ne vogliate, pertanto, se vi dico che Liana Ghukasyan nasce nel 1986 a Magdeburgo, nell’allora Repubblica Democratica Tedesca, in una famiglia di origine armena. Il padre, militare dell’esercito sovietico, era stato assegnato di guarnigione nella Germania dell’est, e con il crollo della cortina di ferro i Ghukasyan si trasferiscono prima in Russia e poi, nel 1993, in Armenia, in un villaggio di ottanta case nella provincia di Gegharkunik, poco distante dal confine azero. All’epoca, è bene ricordarlo, Armenia e Azerbaigian si sono da poco emancipate dal blocco sovietico e si trovano coinvolte in una guerra di spartizione territoriale che dura fino ad adesso.
L’inizio della carriera artistica, se già si può definirla tale, corrisponde per la giovanissima Liana con l’abbandono del padre del nucleo famigliare. La separazione, il divorzio dei genitori, l’uomo di casa che non c’è più provocano nella bambina una reazione insolita : il sentimento di allontanamento da una persona cara non potrà mai essere guarito, ma l’attività di dipingere e disegnare è come se colmasse una parte del vuoto lasciato nella piccola Liana. Arrivato il momento di andare a scuola, Liana Ghukasyan affianca agli studi tradizionali degli specifici corsi di pittura, iscrivendosi infine all’accademia di belle arti locale.

Liana Ghukasyan
2013. Pennarello su carta artigianale
La sua personalità espansiva, oltre certamente all’interesse suscitato dai suoi lavori, le permette di entrare presto in contatto con l’ambiente culturale armeno, frequentare artisti e intellettuali affermati, ed è durante uno dei tanti eventi mondani ai quali partecipa che avviene l’episodio di svolta nel suo percorso artistico. All’interno di una rassegna sul cinema italiano, vede per la prima volta il film Mamma Roma. Forse è il viso dell’attrice Anna Magnani, interprete di una donna sofferente ma capace di una forza straordinaria, oppure quel modo di riprendere del regista Pier Paolo Pasolini, così simile alla pittura di Andrea Mantegna o Caravaggio : la giovane artista armena capisce che il suo futuro si trova in Italia. A ventidue anni, nel 2008, Liana Ghukasyan viene a vivere a Milano, preferendo il capoluogo lombardo alle città di Firenze e Roma, dove le comunità armene sono invece più presenti : l’intenzione è di evitare d’isolarsi tra connazionali espatriati. La sua formazione prosegue quindi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove finalmente si laurea nel 2014 con un progetto sull’arte femminile.

Liana Ghukasyan
2013. Olio su tela
Quando poi non si dedica all’attività di pittrice, la giovane donna svolge i mestieri più disparati. Date la sua innata manualità e una spiccata curiosità per i fatti del mondo, lavora come operaia, cameriera di ristorante, guida turistica, assistente di galleria d’arte e animatrice di laboratori artistici in giro per l’Italia. Ogni esperienza, ogni incontro sono messi a frutto per imparare qualcosa, e talvolta trarre ispirazione per le sue creazioni pittoriche. Mi ha confidato, non senza una punta di orgoglio, che attualmente è in grado di parlare quattro lingue : armeno, russo, italiano e inglese. Basta mettere da parte la timidezza, dice lei, e iniziare a discutere con la gente.

Liana Ghukasyan
2014. Pennarello e tempera su tela
Ma i personaggi spaventosi, la furia delle pennellate, i titoli inquietanti dei suoi quadri… insomma, da dove viene tutta l’efferatezza dipinta su tela ? Qui Liana ha avuto più difficoltà a rispondermi. La ricerca artistica è da lei vissuta come una ricerca su se stessa, ma la sua è un’indagine aperta : non c’è psicanalisi nei suoi quadri, non c’è il proposito di scoprire una realtà nascosta. Solo l’espressione diretta dei propri sentimenti.
La corrente artistica, o meglio lo stile cui ritiene di rifarsi è per l’appunto l’espressionismo tedesco, la pittura esasperata di Otto Dix ma anche di artisti anteriori quali Matthias Grünewald o Hieronymus Bosch. Come questi maestri, anche a lei piace dipingere in maniera schietta, decisa, senza filtri : pochi colori, pochi elementi bastano per comunicare un messaggio concreto, universale. Dall’energia delle sue pennellate nascono quindi sagome bestiali, talvolta al limite dell’astrazione, corpi deformati e un’esplicita sessualità a rappresentazione di emozioni violente ma anche di delicate dimostrazioni di affetto : i soggetti ritratti, infatti, sono spesso membri della sua famiglia, sua madre, suo padre, se non addirittura se stessa.
Durante il nostro incontro nell’atelier, mi ricordo, erano esposti in bella mostra i quadri formanti il trittico Non ho paura… ora risalente al 2013, un anno molto impegnativo per Liana, e io per farle un complimento le ho detto che mi facevano pensare ai colori allucinati di Francis Bacon, pittore tra i miei preferiti : « Davvero ? Figurati che sono tre miei autoritratti ! » commentava lei con aria quasi divertita. Così è, Liana Ghukasyan, un’artista che ha capito che per stemperare la pienezza del nero, l’intensità del rosso, la solitudine del blu, o qualsiasi fatto brutto della vita, serve solo un’abbondante dose di buonumore.
è molto forte la nostra Liana, sicuramente espressionista ricordando molto anche Egon Schiele (scritto malamente) ma anche l’ultimo Picasso nell’erotismo orrido della sua vecchiaia, comunque più che pittrice, direi pittore di forte impatto e drammaticità. Alles klar!
Grazie del commento, Giulia, non avevo pensato al paragone con Picasso 🙂
Artista interessante!
I suoi quadri sprigionano un’energia vitale
Hai il link di qualche sua mostra?
Un caro saluto
Adriana
Buongiorno Adriana, ho il link direttamente al suo sito personale : http://lianaghukasyan.blogspot.fr/
Grazie!