Jean-Michel Basquiat, l’ultimo afroamericano

Come per qualsiasi altra cosa, anche con gli artisti la prima impressione è quella che conta : si vede subito se è amore incondizionato o inguaribile antipatia, tanto si rivela difficile la soluzione del compromesso. Eppure con Jean-Michel Basquiat mi è successo proprio questo, scopertolo alla mostra che in questi giorni gli dedica il Museo delle Culture di Milano sono riuscito ad amarlo con parsimonia. jean-michel-basquiatL’amore per un semplice ragazzo di Brooklyn vittima del proprio inequivocabile talento e la diffidenza davanti a dei dipinti manifestamente sgraziati, disarmonici, non ho paura a sostenerlo : Basquiat faceva dei quadri brutti.

Non importa che suo padre fosse haitiano e sua madre di origine portoricana, nato il 22 dicembre 1960 presso il Brooklyn Hospital Jean-Michel Basquiat era prima di tutto un figlio di New York. Nella città dei grattacieli, della libertà, degli oltre sette milioni di abitanti, Jean-Michel si sentiva più a suo agio per le strade che nel chiuso di un’aula scolastica.

Un ragazzo sveglio, il fisico asciutto e lo sguardo capace di disarmare qualsiasi donna (e anche parecchi uomini) : un ragazzo di strada, il giovanissimo Basquiat, insofferente verso ogni tipo d’educazione istituzionale ma dotato di una potentissima immaginazione, una creatività incontenibile che unita all’istinto della trasgressione lo spingeva assieme all’amico Al Diaz a imbrattare gli edifici della metropoli con scritte e disegni colorati.

basquiat-writerSAMO, SAMe Old shit, ovvero la solita vecchia merda, così i due adolescenti scapestrati firmavano i graffiti a bomboletta che rappresentavano per lo più brandelli della loro vita vagabonda negli anni ‘70. Poesie incompiute, insegne stradali, volti quasi irriconoscibili, aforismi, personaggi strambi… e poi macchine, tante macchine, ricordi forse di un incidente vissuto da Jean-Michel bambino…

Senza titolo (Hand Anatomy)
Senza titolo (Hand Anatomy)
Jean-Michel Basquiat
1982. Acrilico, olio, pastello a olio e collage su tela

Basquiat trovava maggiore stimolo nella spontanea fantasticheria che nell’ispirazione ragionata, le sue prime creazioni parevano iniziate e spesso piantate a metà, interrotte probabilmente dall’arrivo della polizia o da qualche cittadino poco sensibile alla street art : all’epoca i graffitari venivano considerati alla stregua di veri teppisti.

Nel giro di poco tempo SAMO era comunque sulla bocca di tutti i giovani intellettuali e creativi newyorkesi, quelli che frequentavano i vernissage delle gallerie di Soho o Tribeca e andavano alle feste dove si beveva alcol, si fumava marijuana e si ascoltava tanta musica, rock, punk, jazz e lo strano vernacolo sincopato che iniziava a diffondersi proprio in quegli anni, il rap. Ma chi si nasconde dietro il misterioso acronimo ? si domandavano in molti.

La prima occasione in cui Basquiat veniva allo scoperto era il Times Square Show nell’estate del 1980, ma la consacrazione definitiva avveniva la primavera dell’anno successivo con la mostra New York New Wave organizzata dal curatore Diego Cortez. Accortosi delle straordinarie potenzialità dell’artista afroamericano, il collezionista italiano Emilio Mazzoli acquistava alcune sue opere e le portava a Modena, dove di lì a breve sarebbe avvenuta la prima esposizione a lui interamente dedicata.

Three Delegates
Three Delegates
Jean-Michel Basquiat
1982. Acrilico, pastello a olio e collage su tela

In pochi mesi il ragazzo venuto da Brooklyn diventava una star internazionale, quale un divo del cinema o una celebrità della musica pop. Il critico Achille Bonito Oliva riconosceva in lui l’enfant prodige della nuova arte americana, i prezzi dei suoi dipinti schizzavano alle stelle, collezionisti affollavano il suo studio in Prince Street a New York per fare incetta di quadri : erano gli anni ’80, l’epoca di massima adorazione del dio denaro, e anche il mercato dell’arte pareva subire gli stessi soprassalti delle quotazioni finanziarie. Soldi, mostre, droga, tanta droga, e tra un party e l’altro Basquiat si ritroverà a letto anche con la giovanissima cantante Madonna.

SAMO era ormai finito, Basquiat stesso ne aveva ufficialmente decretata la morte, dai graffiti su porte e finestre l’artista passava ad acrilici e pastelli su supporti più tradizionali come tele e tavole di legno. Nei suoi dipinti e disegni su carta confluivano adesso contenuti più eterogenei, simbologie più complesse, ma l’universo metropolitano, la strada, continuava a vivere in ogni sua creazione.

Job Analisis
Job Analisis
Jean-Michel Basquiat
1983. Acrilico e pastello a olio su tela

Dalle strade di New York a quelle dell’Africa nera, passando per l’immancabile romanzo della cultura beat, il Sulla strada di Jack Kerouac : Jean-Michel Basquiat viaggiava più con l’immaginazione che con treni o aerei, eppure le sue incursioni nella musica, nella letteratura, nel cinema, nella storia e persino nella medicina (nutriva fin da giovanissimo una grandissima curiosità per l’anatomia umana) gli facevano scoprire paesaggi sconosciuti che poi lui, sconvolgendoli e amalgamandoli in combinazioni inedite, ricreava nei suoi originalissimi quadri. Questo succedeva in Job Analisis, dove disegni dai tratti infantili, rubati al mondo dei cartoni animati, venivano accostati a testi enigmatici, combinazioni di parole che erano spalmate sulla tela “come fossero pennellate”.

Autoritratto
Autoritratto
Jean-Michel Basquiat
1981. Acrilico, olio, pastello a olio e collage su tre tavole

La tecnica del collage, il recupero e l’abbinamento di stili difformi, era già stata sfruttata da artisti quali Pablo Picasso o Mimmo Rotella, ma Jean-Michel Basquiat la metterà a profitto della sua personale sensibilità : la sensibilità di un artista americano, certo, ma la sensibilità prima di tutto di un artista nero. Sebbene avesse messo piede nella sua antica terra d’origine per la prima volta nel 1986, a 26 anni, Basquiat si sentiva da sempre il legittimo portatore della antichissima eredità culturale africana. Guardate la mia pelle, guardate i miei quadri : è mia, l’Africa è mia ! In risposta ai pittori occidentali che già nel XIX secolo si erano appropriati dell’art nègre per offrirne una rilettura in chiave romantica, Jean-Michel Basquiat rivendicava un primitivismo tutto suo.

Dog
Dog
Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol
1984. Acrilico, inchiostro serigrafico, pastello a olio e olio su tela

Nei suoi grandi dipinti colorati, illustrazioni tribali e citazioni bibliche si mischiavano con personaggi dei fumetti e dettagliati studi anatomici, mentre l’ancestrale savana africana diventava la brulicante giungla d’asfalto dove l’artista era nato e cresciuto : la New York dei quartieri popolari, degli squatter, della metropolitana in servizio 24 ore su 24.

“Andy Warhol” Boy Genius
“Andy Warhol” Boy Genius
Jean-Michel Basquiat
1983-84. Evidenziatore su piatto

Era il cantore dell’identità afroamericana, Jean-Michel Basquiat, ma non solamente di quella oppressa, marginalizzata, quella che ancora si rispecchiava negli schiavi dei campi di cotone. I suoi erano gli eroi di un ragazzo di colore che guardava la televisione e beveva Coca Cola, l’America da lui rappresentata non era solo la gente che soffriva ma anche il popolo d’individui coinvolti nel vortice del consumo generalizzato.

Come poteva un pittore talmente estroso e complesso quale Basquiat non venire notato da colui che all’epoca era considerato il massimo esponente della pop art ? A dire il vero era stato il giovane artista a tentare il primo approccio in un ristorante, ma Andy Warhol si era presto reso conto con chi aveva a che fare. Il biondo e il moro, il bianco e il nero : i due si lanceranno in un progetto comune coinvolgendo anche l’artista italiano Francesco Clemente, prima di trovare la morte uno dopo l’altro nel giro di poco tempo. Warhol se ne andava nel febbraio del 1987 in seguito a un’operazione al fegato, Basquiat nell’agosto del 1988 stroncato da un’overdose di eroina. Ventotto anni nemmeno compiuti. James Dean negli anni 80’ aveva la pelle nera, e invece di correre in macchina bighellonava per New York. Fino al giorno dello schianto.


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