Non lo vediamo, a occhio nudo possiamo averne solo una vaga percezione. Eppure sta lì, ogni giorno, sotto i nostri piedi, questo grande sasso chiamato Terra. Tondo, o meglio, sferico. La gigantesca palla di roccia, acqua, fuoco che calpestiamo rivolgendo spesso lo sguardo altrove : l’artista francese Jean-Luc Parant non poteva trovare modello più perfetto, unità di misura più precisa per le sue stranissime creazioni.
Boules, palle, lui scolpisce e dipinge palle, ritrae la forma della Terra e la materia di cui è fatto il creato ammassando un’incredibile collezione di palle rocciose. La sfera funziona quale metro di paragone, sagoma della testa o ricalco dell’occhio umano. L’idea è partita nel 1989 con un’installazione alla certosa di Villeneuve-lès-Avignon, nel sud della Francia, e si è iscritta in un progetto a lungo termine nel 1991 con il lancio di Éboulement (letteralmente “frana”) presso il Museo di Arte Contemporanea di Lione.
Un programma artistico a durata indeterminata che diviene un vero “contratto d’invasione”, stipulato tra l’artista e l’istituzione museale : Parant s’impegna ad ammucchiare 360 palle e 180 ritratti di palle negli spazi espositivi, promettendo di arricchire questo accatasto materiale negli anni a venire.
Nelle sale del museo tantissime palle diventano i mattoncini della frana o del mucchio che si allarga man mano : nel 1995 si aggiungono 180 ombre di palle, nel 2004 arrivano 180 impronte di palle, 360 palle viste da lontano, 360 palle viste da un po’ più lontano e 360 palle viste da ancora più lontano, nel 2006 è invece il turno di 12 ritratti della scomparsa più vicina alla scomparsa più lontana di una palla in due parti (?!?).
A me è capitato di vedere lo stato attuale di questa mutevole e multiforme opera artistica in occasione della mostra Le bonheur de deviner peu à peu (trad. “la felicità di indovinare poco a poco”, da una citazione del poeta Mallarmé), ma per il prossimo futuro sono previste ulteriori evoluzioni. Aggiungere, l’artista non può che alimentare la frana con altri elementi. Palle, ritratti, ombre, impronte e mucchi di palle… così fino a quando l’invasione non sarà interrotta dalla morte di Jean-Luc Parant stesso, o dalla definitiva scoperta che la Terra è piatta.