
Marcel Gimond
1917. Olio su legno
Cosa fare la domenica pomeriggio quando sei morto. Il castello di Tournon-sur-Rhône. Non che la fortificazione medievale valga davvero trenta minuti di macchina quando potresti rimanere a casa in panciolle, il pretesto che hai accampato è piuttosto la mostra temporanea tenuta nel museo interno al castello.
Marcel Gimond e l’arte del ritratto : un’esposizione dedicata a un artista locale, Marcel Antoine Gimond, nato nel 1894 nella stessa Tournon e morto nel 1961 a Nogent-sur-Marne, in prossimità di Parigi. Tante sculture e qualche disegno, perlopiù schizzi a matita o inchiostro.
Un autentico enfant du pays, Marcel Gimond, originario della quieta campagna francese e cresciuto a Lione, dove ancora preadolescente scopre una forte passione per il disegno. L’accademia di belle arti è una tappa obbligata nella carriera del giovane artista, che oltre a imparare le tecniche pittoriche e scultoree trova anche il tempo di frequentare la donna che diverrà sua moglie, Julie Chorel, figlia dello scultore lionese Jean-Louis Chorel.

Marcel Gimond
1940. Gesso patinato
I veri maestri di Gimond, tuttavia, non sono quelli conosciuti nelle aule dell’accademia, ma due importanti artisti incontrati in gioventù e che lo influenzeranno per il resto della sua vita : lo scultore Aristide Maillol e il pittore Pierre-Auguste Renoir. Dal primo imparerà la semplificazione delle forme, dal secondo, conosciuto a Cagnes-sur-Mer nel 1918, trarrà invece una lezione più d’ordine spirituale che non prettamente tecnico : lei ha il dono della grazia, dell’essenzialità, cerchi di non perderlo, esorta l’esperto Renoir al giovane artista, che nel 1920 si installa a Parigi per esporre due anni più tardi al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne.

Marcel Gimond
1940. Gesso
L’occhio di Renoir aveva ragione, in Gimond si celano una fine sensibilità che arriva presto a maturazione e soprattutto la straordinaria capacità di immortalare nel gesso e nel bronzo l’architettura del volto, simbolo universale del carattere umano. I volti che lo scultore prende a modello, asciugandone all’estremo i tratti antropomorfi, sono spesso di personalità celebri, attori, scrittori, musicisti e poeti, l’artista non disdegna il bel mondo, ma la sua ricerca creativa non è limitata a un intellettualismo vagamente snob tipico delle grandi città.
Accanto al ritratto dell’attore e regista Louis Jouvet e a quello del poeta maledetto Fernand Fleuret, l’immaginazione di Marcel Gimond viene frequentemente colpita dai visi della gente ordinaria : campione della eccezionale espressività che può sprigionare l’uomo comune è la raffigurazione del Signor Sapet, allevatore di porci, non poco meravigliato che un artista tenga davvero a ritrarlo nel gesso.

Marcel Gimond
1938. Bronzo
Intanto che fioccano le commissioni, nel 1928 Gimond inizia a insegnare all’accademia Ranson di Parigi e fare numerosi viaggi all’estero. Italia, Inghilterra, Grecia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi… Alla scoperta dell’Europa corrisponde un puntuale ritorno in Francia, nella provincia rurale che gli ha dato i natali, il dipartimento montagnoso dell’Ardèche, dove l’artista si installa nel 1940 continuando a fare avanti e indietro dalla capitale.
A un’importante personalità originaria degli stessi luoghi, il compositore Vincent d’Indy (1851 – 1931) fondatore della prestigiosa Schola Cantorum parigina, lo scultore dedica quella che è probabilmente l’opera più bella di tutta la mostra. Un busto in gesso patinato che ne evoca la figura austera, il carattere complesso : uomo di famiglia nobile, autore di svariati drammi lirici e scritti di musicologia, d’Indy covava un patriottismo così esasperato da spingersi talvolta, come in occasione del celebre affare Dreyfus, fino a un dichiarato antisemitismo.
Non so quale opinione nutrisse Marcel Gimond nei confronti del compositore francese, i due forse non si sono mai incontrati, ma benché si tratti di un lavoro su commissione, il suo piccolo monumento in onore del caro estinto (d’Indy muore nel 1931, la scultura risale al 1939) si discosta comunque dalla pacchiana retorica celebrativa. Un ritratto pieno di realtà, quello di Vincent d’Indy, inquietante e contradditorio come l’animo umano – e come il Dracula interpretato da Gary Oldman nel film di Francis Ford Coppola, a cui tanto pare somigliare.

Marcel Gimond
1939. Gesso patinato
Nel corso degli anni ’40 e ’50, fino alla scomparsa nel 1961, Marcel Gimond accumula gli incarichi nell’insegnamento e i discepoli che si faranno un nome, tra cui lo scultore uruguayano Juan José Calandria e il francese d’origine portoghese Charles Correia, perpetuando in tal modo la tradizione artistica a sua volta trasmessagli dai grandi maestri. Certo che tipi, gli artisti, inizia uno e poi tutti ad andargli dietro : così dall’epoca delle pitture rupestri, e chissà per quanto tempo ancora.
Esseri pensanti le sculture di quest’artista. Forse nulla di nuovo, ma nuovi personaggi che vivono la staticità scultorea del miracolo di trasformazione nella fruizione di volti ritrovati nell’immaginario collettivo…
È vero, forse nulla di nuovo : ma per essere bella, talvolta l’arte non necessità di originalità.
L’arte non deve essere bella ma emozionante…