
Stefano Gentile
2016. Tecnica mista su tela
Sei bravo a disegnare, hai una manualità spontanea, tutti elogiano la tua predisposizione alla creatività. E allora t’iscrivi a una scuola d’arte, forse all’accademia. Dipingi, fai quadri, installazioni, la moda del momento, e intanto, per pagarti le bollette, magari ti concedi anche qualche lavoretto extra : di arte è difficile campare, te l’avevano detto, ma tu non desisti, le tue aspirazioni non possono morire dietro il bancone di un negozio a fare il commesso.
Di artisti mancati ne sono pieni i negozi, purtroppo : ma quanti sono, invece, i commessi mancati che si scoprono artisti ? Io recentemente ne ho incontrato uno, alla fiera Paratissima12. Stefano Gentile, milanese alle soglie della quarantina, un uomo che cinque anni fa, chiuso il negozio in cui lavorava, si è lanciato in un’impensabile carriera artistica. E miracolosamente ce l’ha fatta.

Stefano Gentile
2016. Acrilico su tela
Stefano è un pittore autodidatta, per lui niente scuola di belle arti : studia al liceo scientifico, poi alla facoltà di Lettere che non termina neppure. Ad appassionarlo è la Storia, tanto da scrivere e pubblicare un libro sulla Shoa, ma il lavoro lo attende in un esercizio commerciale a Milano, dove rimane per undici anni prima che la crisi economica faccia piazza pulita di qualsiasi stabilità professionale. Disoccupato con troppo tempo libero a disposizione, Stefano Gentile si rimette in cerca di un’occupazione, e frattanto si dedica a un’attività da sempre considerata come un semplice passatempo, il disegno.

Stefano Gentile
2016. Acrilico su tela
Il lavoro tarda a tornare, ma sul versante artistico compaiono invece segnali positivi. Dal disegno Stefano passa alla pittura, frequentando dei corsi impara a dipingere a olio e acrilico. Insperata sorpresa : i suoi primi dipinti piacciono, qualcosa si vende, il suo nome circola fino a giungere alle orecchie della White Noise Gallery, una neonata galleria d’arte di Roma che gli propone di esporre nientemeno che al Macro. Da zero a cento in un paio d’anni.
Da Lissone, in Brianza, dove ora vive e tiene il suo laboratorio, Stefano Gentile si sposta spesso nella capitale o in giro per l’Italia. Fiere, eventi, mostre collettive. Da qualche mese, poi, i suoi lavori sono presenti persino in una galleria tedesca di Stoccarda. Sarà merito della colorata facilità con cui attirano lo sguardo, quali un candido sorriso, oppure del pugno nello stomaco che assestano a un osservatore più attento : i quadri di Gentile combinano estetica patinata dal gusto deliberatamente kitsch, lo stesso che si può trovare in certe riviste di costume o cataloghi di arredamento, a un discorso critico e disincantato sul mondo contemporaneo. Il grande Lebowski a passeggio in compagnia di George Orwell e Banksy.

Stefano Gentile
2016. Olio su tela
Come facevano i maestri della pop art negli anni ‘60 e ’70, Stefano Gentile attinge da linguaggi e stili differenti (il cinema, la letteratura, la pubblicità, la fotografia, i cartoni animati, la cronaca giornalistica, la pittura surrealista…) per lanciare un allarme rosso generale. Attenzione : catastrofe ecologica imminente. Attenzione : diffusione incontrollata delle armi. Attenzione : controllo ossessivo delle menti. Insomma, l’artista milanese dimostra una speciale attitudine per la fine del mondo.

Stefano Gentile
2016. Tecnica mista su tela
Un’apocalisse in pieno giorno, quella da lui ritratta, una grottesca tragicommedia a cui possiamo opporre il solo schermo degli occhiali da sole. Finché sono i giornali, le televisioni, le ricerche scientifiche ad avvertirci dei disastri cui stiamo andando incontro, poco male. Quando ci si mettono pure gli artisti, beh, forse è il caso di farsi quattro conti in tasca per munirsi di un solido bunker antiatomico : e magari appenderci un bel quadro di Stefano Gentile.
Complimenti per l’articolo! I quadri di Stefano sono realmente interessanti! La sua storia mi richiama con nostalgia la bellissima frase di una persona che ho perso ” Sogniamo grandi sogni perché sappiamo di esistere”
Adriana Pitacco
Ti ringrazio, Adriana. Credo che i quadri di Stefano Gentile, dietro il grottesco pessimismo, nascondano una grande forza vitale.