C’erano cose belle e c’erano cose meno belle, alla dodicesima edizione di Paratissima, ma in testa alle mie favorite vi è un’opera appartenente a un genere che solitamente considero con diffidenza. Un’installazione.

Sebastiàn Contreras
2011. Guanti, scarpe, chiodi
Due guanti, due scarpe, quattro chiodi : Sebastiàn Contreras, artista argentino trapiantato in Italia ormai da diversi anni, utilizza pochi oggetti elementari attaccati al muro per formare una straordinaria composizione a cui non dà nemmeno il titolo. A comunicare è la forza dell’immagine, ciò che si vede ma ancor più ciò che non si vede.
La crocifissione di Gesù Cristo, banco di sperimentazione dell’arte occidentale dal Medioevo fino ai giorni nostri, viene aggiornata al presente per trattare un argomento purtroppo trascurato, i decessi sul lavoro, detti anche morti bianche. Gli incidenti che ogni anno costano la vita a circa due milioni di persone al mondo avvengono sul luogo di lavoro o dipendono comunque dall’attività lavorativa svolta, e questo in barba a qualsiasi sistema politico o ideologico in atto : non c’è socialismo, comunismo, capitalismo o consumismo che tenga, il lavoro continua a uccidere.
Per rendere il silenzio con cui è trattata questa tragedia, nonché il frequente occultamento dei cadaveri delle vittime, Contreras crea una potentissima allusione al martirio di Cristo ; niente sangue, niente lacrime, niente spine, dei semplici strumenti da operaio inermi, inchiodati alla parete, suggeriscono appena l’idea di un corpo violentato e poi negato allo sguardo altrui. Non la vediamo, la morte bianca : ma per una volta l’artista Sebastiàn Contreras ce ne offre una magnifica testimonianza.
Un messaggio di grande forza. Forse da non considerare nemmeno una installazione, ma una drammatica provocazione sulla crocifissione delle vittime nel mondo del lavoro…
Io l’ho chiamata installazione più che altro perché non saprei come chiamarla altrimenti… Comunque è vero, un messaggio molto potente.