Cemento. E marmo. In Piazza Duca d’Aosta, a Milano, la pietra la fa da padrone. Dirimpetto alla Stazione Centrale, forse il lascito più maestoso del regime fascista agli italiani, c’è uno scorrazzare di macchine, autobus, pullman e indaffarati pedoni. Tutti a calcare il duro suolo urbano : tutti ad andà a ciapà al treno !
Ma quella, cos’è ? Nella vasta area pedonale, battuta da giovani in skateboard e viaggiatori in attesa, è recentemente apparsa una grande mela che s’impasta perfettamente con l’ambiente circostante. La Mela Reintegrata: una massiccia scultura dell’artista biellese Michelangelo Pistoletto, concepita in occasione dell’Expo 2015 e ora appoggiata in via definitiva davanti alla principale stazione milanese.
Un frutto in formato gigante, pompato dall’agricoltura transgenica, o la semplice riprova della piccolezza di noi, deboli e minuscoli esseri umani ? A passarci accanto pare di trovarsi in quel film americano fantademenziale dove alcuni ragazzini venivano rimpiccioliti come delle formiche, credo si chiamasse Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, ma l’intenzione del suo creatore non è veramente di far ridere i passanti. Nell’andirivieni della Stazione Centrale, la Mela Reintegrata è un’opera che vuole far riflettere. Dalla natura all’artificio, e dall’artificio alla natura : per una natura riscoperta, per una natura reintegrata.
Realizzata partendo da una struttura metallica totalmente rivestita di un intonaco di argilla e polvere di marmo, la scultura di Pistoletto mette una pezza a uno dei più grandi peccati mai commessi dall’uomo. Il peccato originario. Adamo, Eva, il serpente e la mela : la storia penso che la conosciate già. Adamo ed Eva, progenitori del genere umano e beati abitanti del Giardino dell’Eden, tentati dall’astuto serpente commisero il tragico errore di disubbidire a Dio e cibarsi del frutto proibito, tradizionalmente rappresentato come una mela. Da lì la cacciata dell’uomo e della donna dal Paradiso terrestre e l’identificazione della mela, rossa e succosa, con il simbolo del male, il simbolo della disubbidienza e della tracotanza umane verso l’autorità divina.
Nel corso del tempo, il frutto proibito ha assunto anche altri significati. Da oggetto malefico è diventato il primo testimone dell’emancipazione dell’uomo dalla natura imperturbata : il primo passo verso il mondo artificiale dove attualmente viviamo, immersi da utensili e ritrovati tecnologici più o meno ingombranti. Automobili, palazzi, strade, treni, aspirapolvere, orologi, telefonini, sacchetti di plastica, frigoriferi… fino ai famosissimi computer dal marchio ispirato proprio a quella povera mela morsicata. Con la sua mastodontica scultura, Michelangelo Pistoletto ricompone la fatidica scissione tra natura e artificio, tra ambiente e società umana. Augurandosi, fra l’altro, che il frutto proibito non faccia troppo gola ai famelici milanesi.