Una persona nuova, sconosciuta, incontrata per caso al tavolo di un bar e con cui hai iniziato a scambiare quattro chiacchiere. Il sospetto vago che comincia a insinuarsi : forse. Forse che potresti innamorarti. Forse… Sono diventato romantico ? No, ho semplicemente rubacchiato un brandello dell’intervista al cantante Mika trasmessa settimana scorsa in televisione. Mi pareva il modo giusto d’introdurre il post di oggi. Forse… Forse da quando l’ho visto per la prima volta al Museo di Grenoble, il quadro di Francis Picabia non mi è più uscito dalla testa.

Francis Picabia
1929. Olio su compensato
Salicis : un magnifico esemplare della serie di lavori che l’artista francese realizza tra il 1928 e il 1933, quando abbandonata Parigi si rifugia in Costa Azzurra e concepisce le originalissime Trasparenze. Partendo da personaggi della mitologia classica, episodi biblici o immagini rubate a Botticelli, le Trasparenze sono dipinti a strati sovrapposti : funzionano come le carte da lucido proiettate in diapositiva. I soggetti, gli istanti, i dettagli appaiono su più dimensioni, la legge prospettica viene meno, la rappresentazione trasgredisce il principio di profondità. L’accostamento delle immagini non segue una logica spaziale o temporale, è il senso generale del dipinto a conferire coerenza tra colori e forme. Beffa e oltraggio alle regole accademiche, sconcerto e delizia per i nostri occhi.
Picabia se li è fatti tutti, gli –ismi d’inizio secolo : futurismo, cubismo, fauvismo, dadaismo e surrealismo, e da questi ha imparato che la pittura più bella nasce spesso dal tradimento della realtà. Ti piace un paesaggio ? Fotografalo. Avrai la foto di un bel paesaggio. Riproduzione precisa e fedele all’originale. Ma una macchinetta fotografica, per quanto potente e sofisticata, non sarà mai in grado di ritrarre un’idea che hai in testa : oltre i limiti della tecnica, inizia il mondo indistinto e affascinante dell’arte. Mi piacerebbe allora sapere quale emozione ispiri a Francis Picabia il favoloso Salicis. Forse (forse…) la sua ventennale “luna di miele” con la svizzera Olga Mohler ?
Il frutto dell’amore, il frutto del peccato. Tutto nasce da lì. La bella mela rossa che Adamo offre a Eva e che viene riproposta, trasparente, al centro del dipinto. All’artista piace ripetere, accavallare uno stesso tema, uno stesso attimo. La mela, il gesto di offrire la mela, Adamo ed Eva. Al di là dell’istantaneità fotografica, prima della successione cronologica, nel confine tra visibile e invisibile. La trasparenza c’è : la vedete anche voi ?
Perfettamente in sintonia con Picabia è il mio pensiero: ti piace il paesaggio? Una figura perfetta? Fotografali! Lungi dal manierismo di un tempo e dall’iperrealismo contemporaneo l’arte è qualcosa che va oltre la visione reale che abbiamo dei luoghi, delle figure e degli oggetti. Onore al merito ai grandissimi pittori del passato che hanno tradotto, in visioni perfette, luoghi e persone e, molto abili gli iperrealisti d’oggi a riprodurre con minuzia fotografica ogni immagine, ma è sempre un pizzico di follia e di astratta trasgressione che fa di un’artista un genio innovatore. Certamente è immensa bravura riprodurre fedelmente, ma è perizia puramente accademica che non ha nulla di personale e tanto meno di geniale…Picabia trova soluzioni audaci senza tralasciare emozioni e sensazioni affrancandosi dai movimenti in voga nella sua epoca e questo suo modo di dipingere fece di lui un precursore, contribuendo a nuovi orizzonti artistici.
In questo Picabia si avvicina al Picasso cubista, con risultati a mio parere esteticamente più gradevoli.