Ci si domanda come abbiano fatto due grosse pietre a rotolare fin dentro la sala di un museo. Forse si pensa a uno scherzo, o forse a qualche circostanza imprevista. Poi l’occhio cade sulla didascalia. Essere fiume, dello scultore italiano Giuseppe Penone. Mmm… le cose sono ancora poco chiare. Dov’è il fiume, dov’è l’acqua, e soprattutto dov’è il tocco dell’artista ?

Giuseppe Penone
1998. Pietre
Le due pietre, osservatele bene. Quella di destra, poi quella di sinistra. Notate qualcosa di strano ? Si somigliano molto, ma una delle due nasconde un piccolo segreto. Una delle due non è una pietra naturale : una delle due è una pietra scolpita. La natura e l’artificio, il modello e la copia. Questo curioso dittico (non saprei come chiamarlo altrimenti) nasce da un insolito trafugamento, da Penone che un giorno decide di prelevare un campione di fiume. Una pietra levigata dal rapido e continuo scorrere dell’acqua verso valle : la traccia di come la natura dà forma alla natura.
E di questa pietra, Penone che se ne fa ? Una volta gli scultori prendevano come modelli corpi di atleti, graziose fanciulle o animali esotici. Giuseppe Penone sceglie una semplice pietra : una pietra che giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, ha visto imprimersi sulla propria superficie la storia dell’intero fiume. Ma riprodurre la forma della pietra non basta, l’artista vuole anche riprodurne la materia, e a questo scopo decide di risalire il corso del fiume per arrivare alla sorgente.
Là dove sgorga l’acqua è come se sgorgasse anche la roccia che lastrica il cammino fluviale. Arrivato in alta quota, Penone estrae un blocco di roccia dalla montagna, e con la materia grezza realizza poi la copia della pietra prelevata in precedenza. Potere dell’arte, potere dell’uomo : le abili mani dello scultore compiono in breve tempo quello che aveva richiesto allo scorrere dell’acqua un lento e lunghissimo lavorio di levigazione. Imitare la natura, ricalcarne le sembianze, appropriarsi del creato. Giuseppe Penone reinterpreta il fine tradizionale dell’arte prendendolo strettamente alla lettera (la pietra è la natura ? riproduciamo la pietra) e finisce con l’identificarsi nel creatore fonte della sua ispirazione. Il fiume : colui che ne ricrea le forme, diviene fiume a sua volta. Misteriosa legge del contrappasso dell’arte contemporanea.
Secondo me, il ‘brutto’ di molta dell’arte contemporanea è che non è immediata. Autore del passato dipingevano e creavano con in mente un tema, un’emozione che è quasi sempre di immediata comprensione. L’arte contemporanea, soprattutto di questi ultimi decenni, ha bisogno di analisi ed analisi, commenti e storie. La tua descrizione mi è davvero piaciuta ed ascoltandola capisco bene la probabile motivazione dell’autore nel fare la sua scultura. Ma se mi trovassi davanti a queste due pietre… In circostanze normali non le degnerei di grande interesse, andando piuttosto ad ammirare ad esempio, tra altri, la bellezza dei quadri di Klimt o la magnificenza del realismo del Bernini.
Il punto è proprio questo : venendo meno la pura ricerca del “bello” (le forme armoniose, la combinazione dei colori, le rappresentazioni suggestive, il rispetto dei canoni etc), l’arte contemporanea diviene sempre più una ricerca concettuale disgiunta dalle reali qualità estetiche dei supporti sensibili. I massi che adopera Penone per fare il suo discorso non sono belli : funzionano piuttosto come metafora nel discorso sul ruolo dell’artista creatore/riproduttore.
Mi spiace, ma sono in disaccordo (costruttivo) con voi per due motivi essenziali:
1-Crediamo veramente di saper “leggere” un dipinto di Botticelli o Piero della Francesca o Giorgione (ma potrei citarli tutti, in realtà) solo perché utilizzano un’immagine visiva? Paradossalmente direi che chi utilizza le immagini nella propria arte, ci sta “prendendo in giro” (intellettualmente parlando) più di chi utilizza materiali diversi. Perché questi ultimi, in qualche modo, cercano di svelarci l’esistenza di qualcosa che va oltre l’icona. L’immagine è semplicemente uno “strumento” che ci fa illudere di capire le cose;
2-Ma che cosa diavolo è “la reale qualità estetica del supporto sensibile”? “L’arte contemporanea ha bisogno di analisi e analisi e storie”, ma ragazzi, l’arte ha sempre raccontato storie e si è sempre alimentata di analisi e analisi. Ancora analizziamo la Gioconda senza aver realmente capito il suo mistero.
E volete sapere perché? Perché l’Arte non deve essere svelata.
Buona giornata.
Nina
Ahahaha ! Questa volta “la reale qualità estetica del supporto sensibile non è stata perdonata”. E mi pare giusto 🙂 Non capisco però il fine del tuo ragionamento : se le immagini sono semplici inganni che ci fanno illudere di capire il mistero che vi sta dietro, un pittore quando realizza un quadro è guidato da quale volontà superiore ?
Direi, se dovessi proprio rispondere, dall’Ispirazione, da una Volontà Creativa che utilizza l’artista come strumento per palesare se stessa attraverso l’opera.