La valigia dell'artista

Non è un’opera d’arte, e se vi capita di vederlo da qualche parte, per strada, vi suggerisco di darvela a gambe. Peggio della iella : tra i simboli attualmente più temuti, più odiati, c’è un bandierone nero, parente poco lontano del classico emblema dei pirati. La bandiera dell’ISIS, acronimo di Islamic State of Iraq and Syria, conosciuto anche con il nome arabo di Daech, sventola su jeep cariche di guerriglieri lanciate nel deserto iracheno, e di tanto in tanto compare sul balcone di qualche occidentale dalle idee confuse. Ma questo semplice disegno in bianco e nero che cosa significa veramente ?

Contrariamente a quanto si potrebbe facilmente pensare, il suo colore scuro non è dovuto alla pura intenzione di spaventare ma si rifà al vessillo nero degli Abbàsidi, antica dinastia di califfi dominatori del mondo islamico dal 750 al 1258, ora considerati come modello ideale dai moderni tagliagole con turbante e videocamera digitale. La scritta bianca nella parte superiore della bandiera, in caratteri arabi volutamente anticheggianti, è l’inizio di un’espressione islamica detta shahada, una dichiarazione con cui il credente professa la sua fede : “Non c’è essere divino se non Dio”. Il cerchio al centro dello stemma dell’ISIS, rifacendosi al sigillo ufficiale del profeta musulmano, contiene invece la seconda parte della shahada : “Maometto è il messaggero di Dio”.

Questa frase sacra è comune anche ad altre bandiere di paesi e gruppi islamici come l’Arabia Saudita o il Fronte al-Nusra, dove è riportata in caratteri decisamente più ricamati. Ma come osano i filibustieri del deserto piegare un messaggio religioso ai loro scopi sanguinari ? Non è un’opera d’arte, come dicevo all’inizio, la bandiera dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria ha ben poco di creativo o aggraziato. Ma la sola cosa che posso augurarle è di diventare presto un semplice pezzo da museo.