Ma perché sono sempre l’ultimo a venire a sapere le cose ? Sono due anni che circola su internet un video sconvolgente di un artista sud coreano e io l’ho scoperto solamente l’altra sera, grazie alla segnalazione del mio coinquilino. L’artista si chiama Kim Beom, e nel video in questione spiega la sua particolarissima tecnica di dipingere. Per farvi subito capire di cosa si tratta, ho deciso di riportare direttamente in questo post l’incredibile filmato.
No, non è uno scherzo. L’artista è assolutamente serio in quello che dice e fa : il filmato è stato addirittura presentato nel dicembre 2012 alla biennale di Gwangju, città della Corea del Sud. Per coloro tra voi che fossero a digiuno di lingua coreana o avessero dimenticato l’inglese sui banchi di scuola, vi spiego brevemente la lezione di pittura impartita dal nostro Kim Beom :
– Munirsi di tela bianca di 1 m² e di una tavolozza completa di colori.
– Diluire a dovere il colore giallo con un prodotto specifico, facendo in modo che l’impasto non sia troppo liquido né troppo secco.
– Iniziando dalla parte superiore della tela, realizzare dei tratti orizzontali lunghi e spessi, di colore giallo acceso.
– E qui viene il bello…
– Intanto che si lascia scorrere il pennello sulla tela… AAAAAAAAAHHHHHHHH !!!!!!!!!!!!!!!! Pregasi di lanciare delle urla lancinanti e apparentemente immotivate : come se qualcuno ci stesse tirando per il braccio o strappando i capelli.
– Continuare a riempire la tela di tratti orizzontali, scendendo man mano dall’alto verso il basso. Ovviamente a ogni linea tracciata si accompagna il relativo AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH !!!!!!!!!!!!!!
– Aggiungere qua e là linee (e urla) più brevi.
– Fine del video.
La lezione dura in totale trenta minuti, ma penso che il succo del messaggio sia condensato in quei pochi momenti disponibili su Youtube. Siete poco convinti ? L’arte talvolta è follia, pura follia, ma in questo caso forse riusciamo a trovare un nesso, un criterio, uno scopo : un quid, come direbbero quelli che parlano bene. Riflettiamo un attimo. Delle urla abbinate a delle pennellate. Azioni apparentemente sconnesse che l’artista effettua contemporaneamente. Perché ? Per far gridare il dipinto. O per colorare le urla. Embè ? Lo so, è ancora poco chiaro. Cerco allora di spiegarmi meglio. Kim Beom realizza (o almeno ci prova) ciò che in retorica prende il nome di sinestesia : attribuisce una sensazione propria a un senso percettivo a un altro senso che normalmente non le è specifico. Ora sono forse un po’ troppo accademico… Vi faccio qualche esempio concreto. Se si dice che un tal cibo è di sapore aspro, o che un tal oggetto è di colore blu, non c’è nulla di anomalo. Quando però si lancia uno sguardo tagliente o si sussurrano parole fresche nella sera, le ipotesi sono due : o si è parecchio incazzati, oppure si ha un’anima da poeta. In entrambi i casi ci troviamo comunque alle prese con lei, la nostra cara sinestesia. Va bene, ma con le urla di Kim Beom come la mettiamo ? Il discorso è più o meno lo stesso : un dipinto è un’opera d’arte visiva, fatta per essere guardata, fruita con la vista, e l’artista coreano cerca invece di contaminarla con degli stimoli che riguardano invece il campo uditivo. Yellow Scream, urlo giallo : la follia di Kim Beom terrorizza l’oriente. Riuscirà un impavido blogger solitario a sdoganarla al di qua degli Urali ?
La sdoganerà senz’altro e la sua opera sarà superquotata perché non è l’arte che fa l’artista ma è l’artista che inventa (l’arte?)…
D’accordo, ma allora che cosa stabilisce chi è artista e chi no ?