Steve McQueen chi ?

Se oltre a essere appassionati di arte contemporanea non disdegnate il cinema, forse sapete che recentemente è uscito un film intitolato 12 anni schiavo. L’ultimo lavoro di Steve McQueen. Sì, dico bene, Steve McQueen. Ma non era morto ? Quel Steve McQueen, il bell’avventuriero dagli occhi azzurri, protagonista di pellicole indimenticabili come Bullitt (1968) e Papillon (1973), è morto ormai da più di trent’anni. Noi qui però stiamo parlando dell’altro Steve McQueen, vivo e vegeto, che con il primo, a parte l’omonimia, pare avere ben poco in comune. Quello era americano, questo è inglese. Quello era snello, questo, beh, questo non è propriamente un figurino. Quello era bianco e con i capelli biondi, questo ha la pelle nera. Quello oltre ad attore era anche pilota, questo prima di divenire regista è un video artista. Un video artista, ovvero un creatore di installazioni che permettono la riproduzione di immagini in movimento mediante strumentazioni video. Insomma, un altro che non si sporca le mani con acquarelli e colori a olio. steve-mcqueen-ritrattoNato a Londra nel 1969 da genitori di origini caraibiche, il nostro Steve McQueen rivela già in tenera età una spiccata attitudine per l’illustrazione visiva. Ad appena quattro anni, infatti, realizza un disegno della sua famiglia che viene scelto per un’insegna pubblicitaria fuori dalla Shepherds Bush Library di Londra. I suoi voti a scuola, tuttavia, lasciano presagire un avvenire come idraulico o muratore. Il giovane McQueen non demorde, e terminati gli studi superiori riesce a entrare in un’accademia di Belle Arti della capitale inglese, il Chelsea College of Art and Design, seguito poi dal Goldsmith College. Dopo un breve soggiorno americano alla Tisch School of Art di New York, dove rimane deluso dalla tipologia d’insegnamento troppo convenzionale (non è permesso lanciare in aria la macchina da presa), il ragazzone inglese decide di tornare in madrepatria. E realizzare i suoi primi, destabilizzanti video. Probabilmente cercando bene su internet potreste trovarne spezzoni qua e là, ma di certo l’effetto di vederli sul piccolo schermo è imparagonabile a quello delle sale buie insonorizzate e con schermi murali dei musei in cui sono proiettate le versioni originali. Trattandosi di video installazioni e non di semplici “cortometraggi” da vedere sgranocchiando pop-corn, il contesto è un aspetto fondamentale della loro fruizione.

Bear
Bear
Steve McQueen
1993. Video 10′

Il primo lavoro che fa notare Steve McQueen ai critici inglesi risale al 1993, ed è un video in bianco e nero dalla durata di 10 minuti. Si intitola Bear. Due massicci uomini di colore, uno dei quali personificato da McQueen stesso, si affrontano nudi in un combattimento dove la violenza pare talvolta lasciar spazio a un’attrazione fisica reciproca. Corpi che si scrutano, si sfiorano, si minacciano, impegnati in una sorta di rito tribale fuori dal tempo. La tensione non è scandita dal respiro affannato dei due lottatori o da una qualche musica tambureggiante : niente audio. Gli spettatori che assistono a questa cruda lotta danzante in una stanza buia della Tate Modern di Londra sono avvolti dal completo silenzio, se non addirittura dalle immagini in movimento che dalla parete dove sono proiettate si riflettono sul pavimento lucido e arrivano a toccare i loro piedi.

Deadpan
Deadpan
Steve McQueen
1997. Video 4’35”

Un omaggio al suo mestiere a venire, il cinema, è invece Deadpan. Girato in 16 mm nel 1997, questo video in bianco e nero si rifà a un vecchio film comico intitolato Steamboat Bill, Jr. (in Italia è conosciuto come Io… e il ciclone), diretto e interpretato dal piccolo grande Buster Keaton. Vi ricordate di Buster Keaton ? L’attore americano dal viso imbalsamato. Sì, lo so, Hollywood pullula di facce inespressive… In questo caso, però, ci troviamo alle prese con un autentico genio del cinema, al pari di Charlie Chaplin o dei fratelli Marx. L’operazione che fa l’artista inglese in Deadpan (attualmente visionabile al MoMa di New York) consiste nel riprodurre e reinterpretare alla sua maniera una delle scene più celebri di Steamboat Bill, Jr., quella in cui l’ignaro protagonista non viene schiacciato dalla facciata di una casa che sta crollando grazie a una provvidenziale finestra lasciata aperta. A differenza del film di Keaton, pervaso da un’inarrestabile comicità dell’assurdo, nel video di McQueen c’è veramente poco da ridere. Il minuto Buster, incredulo nel ritrovarsi incolume, circondato dalla polvere e i detriti della parete schiantatasi a terra, viene sostituito dall’imponente Steve. Sguardo fisso in avanti, schiena dritta, braccia lungo i fianchi : l’arista è totalmente indifferente al tonfo sordo del muro che avviene attorno a lui. La scena viene ripresa e riproposta da diverse prospettive, di fronte, di spalle, di lato, a rasoterra, togliendo qualsiasi effetto sorpresa e lasciando dei lunghi intervalli di tempo tra uno schianto e l’altro. Sbam ! E l’omone nero non batte ciglio. Sbam ! E l’omone nero non batte ciglio. Sbam ! E l’omone nero non batte ciglio. SBAM ! E Steve McQueen si aggiudica il Turner Prize.

Ritratto come un illusionista
Ritratto come un illusionista
Steve McQueen
2006. Poster in bianco e nero

Tra gli anni ’90 e la prima decade del nuovo millennio l’artista inglese si conquista una notevole reputazione grazie ad altri lavori sperimentali, sempre improntati da quello spirito straniante tipico già delle prime opere. Alcuni lo vedono nuovamente protagonista, in altri non compare neppure. In un’occasione Steve si mette persino al servizio di Sua Maestà. Nel 2006, infatti, il governo britannico lo incarica di recarsi in missione in Iraq come artista di guerra ufficiale. McQueen tornerà in patria con una collezione di 155 francobolli, ciascuno dedicato a un soldato morto sul campo di battaglia tra il 2003 e il 2008. Titolo dell’opera : Queen and Country, la Regina e il Paese. Un riconoscimento tira l’altro, finché nel 2008 Steve McQueen gira il suo primo film vero e proprio, Hunger, premiato al Festival del Cinema di Cannes con la Camera d’Oro. Tre anni dopo sarà il turno di Shame, mentre oggi quello di 12 anni schiavo. Ora però è meglio che mi fermi, in questo blog non si parla di cinema. Beh, cosa sono quelle facce un po’ deluse ? D’accordo, visto che anche io ci tengo a fare un piccolo omaggio ai vecchi film in bianco e nero di Buster Keaton, concluderò questo post in maniera cinematografica. Come ? Così.

The End.

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2 risposte a "Steve McQueen chi ?"

  1. Ciao Riccardo… per caso! Questa volta non posso proprio non commentare, a parole mi sarebbe più facile ma.. tentiamo. I tuoi post sono veramente uno più interessante dell’altro e anche se l’argomento forse non può attirare dal titolo, se incominci a leggere arrivi alla fine e scopri di…. non aver “perso” il tuo tempo anche per il modo gradevole che hai di esprimerti. Alla fine sono sempre soddisfatta perché ho imparato cose che non sapevo e talvolta ho “visto” quanto i miei occhi da soli non riescono a fare. E non solo impari ma hai pure il desiderio di approfondire, che volere di più..
    Questo post su SMcQ poi è attualissimo, il film uscirà in Italia il 20 di questo mese, ho già visto il trailer ed era già nella mia lista da vedere, in questi giorni è “in promozione” anche sulla stampa e proprio grazie al tuo post ieri mi sono letta le due paginate sull’inserto Lettura del Corriere, articolo che non avrei mai preso in considerazione se non fossi stata incuriosita dal tuo scritto: tu semina e stai certo che c’è sempre qualcuno che raccoglie ed immagazina.
    Non per farti troppi complimenti, ma l’idea di questo artista/registra me l’ha resa meglio tu!
    Continua così e anche se non commento, sappi che ti apprezzo sempre.
    /lf

  2. Mi fa piacere davvero di averti fatto scoprire la carriera di Steve McQueen (non l’attore, l’altro) prima che divenisse regista cinematografico a tutti gli effetti. Il cinema è pieno di artisti prestati alla macchina da presa.

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