La Confraternita dei Preraffaelliti

1848. L’anno in cui il mondo occidentale parve saltare per aria. I siciliani insorgevano contro il regime borbonico, Milano viveva le sue famose Cinque giornate, gli ungheresi si ribellavano alla dominazione asburgica, i militari polacchi affrontavano le forze prussiane d’occupazione e i francesi, scontenti per natura, si lanciavano in una nuova rivoluzione. Insomma, botte da orbi ovunque. Il solo paese risparmiato dai tafferugli era la Gran Bretagna, all’epoca governata dalla popolarissima Regina Vittoria. Eppure, contro ogni aspettativa, fu proprio nell’Inghilterra vittoriana che si accese il focolare di uno dei più importanti rinnovamenti nell’arte del diciannovesimo secolo ; e a farsene promotori, pensate, furono dei ragazzi poco più che adolescenti.

Un animale domestico
Walter Howell Deverell
1853. Olio su tela

Era una sera del ’48, e tre uomini dal viso ancora imberbe e il colletto della camicia inamidato si ritrovavano a Londra per bere una birra, vantarsi delle recenti scorribande con il gentil sesso e discutere della loro più grande passione, quella cui dedicavano tutto il fervore giovanile. William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti erano dei pittori, o per meglio dire, degli aspiranti artisti, che grazie a un talento fuori dal comune e a notevoli sacrifici erano riusciti a entrare alla prestigiosa Royal Academy of Arts.

Nella celebre istituzione londinese, tuttavia, i tre studenti avevano la sensazione di non riuscire a esprimersi appieno ; troppo asettica, troppo sclerotizzata era secondo loro l’impostazione accademica inglese : a voler rimanere ancorati alla tradizione, ai vecchi maestri, si cadeva in una pittura insipida, sterile, incapace d’interpretare il presente. E così, quella fatidica sera dell’anno più burrascoso della Storia, i tre giovani uomini decisero che era venuto il momento di cambiare le cose, fare la loro piccola rivoluzione nell’arte d’oltremanica.

A innescare l’idea, paradossalmente, fu la scoperta degli affreschi trecenteschi del Campo Santo di Pisa, riprodotti in un antico volume d’incisioni che Millais mostrò ai due amici : quanto realismo, quanta emozione, e soprattutto quanta umiltà comunicava la pittura italiana medievale ! Nei lavori di Benozzo Gozzoli, Francesco Traini e Giotto di Bondone i tre studenti individuarono la fonte da cui attingere per rinnovare l’arte inglese, e al fine di condividere il loro entusiasmo verso quest’ardimentosa impresa crearono una comunità segreta, la Confraternita dei Preraffaelliti, nella quale accolsero altri quattro giovani uomini : il pittore James Collinson, il critico Frederic George Stephens, lo scultore Thomas Woolner e il fratello di Dante Gabriel Rossetti, William Michael, eletto a segretario della confraternita.

Veduta di Firenze da Bellosguardo
John Brett
1863. Olio su tela

Ma perché Preraffaelliti ? Perché, nel secolo delle fabbriche, dei magazzini, dei treni e delle navi a vapore, scegliere un rimando così lontano, un rimando all’arte venuta prima del grande maestro rinascimentale Raffaello Sanzio ? I sette membri della confraternita erano convinti che con Raffaello, e soprattutto con i suoi tanti discepoli, l’arte si era allontanata dal principio di realtà a favore invece di una vana ricerca della bellezza che l’aveva man mano inaridita – provocando infine l’insorgere del rigoroso e odiatissimo accademismo.

Beata Beatrix
Dante Gabriel Rossetti
Ca. 1864-1870. Olio su tela

I Preraffaelliti, tuttavia, sebbene guardassero al passato con occhio nostalgico, non erano degli ingenui sognatori, oppure, peggio ancora, dei biechi reazionari. Il rifiuto delle disposizioni prospettiche piramidali, della pennellata aperta, delle pose istrioniche, delle tonalità chiaroscurali, insomma, di tutte le regole impartite dalla Royal Academy, rappresentava per loro un gesto di rivolta : una rivolta di stampo formale, contro la cultura accademica, ma una rivolta anche con valenze sociali, se non addirittura politiche. Dietro l’aria dei giovani inglesi per bene, i setti confratelli avevano un animo ribelle.

Mentre i lavoratori scendevano in piazza e gli intellettuali s’indignavano sulle pagine dei giornali o in pamphlet polemici, i Preraffaelliti opponevano alla disumanizzante industrializzazione e alle sue atroci conseguenze – l’urbanizzazione incontrollata, l’insalubrità, il greve materialismo – una provocazione stilistica che avrebbe anticipato le future avanguardie artistiche. A ispirarli, come anticipato, era la pittura medievale a sfumature cromatiche pure e la struttura geometrica a scomparti, ma anche un’attenzione per la Natura del tutto inedita. Bando agli estetismi, bando alla vacua ricerca del bello ! Il mondo è meraviglioso già di per sé, senza l’aggiunta d’inutili fronzoli o suggestioni personali : per renderne tutta la verità, tutta l’esattezza, bastava allora attenersi a una sua fedele riproduzione.

Ofelia
John Everett Millais
1851-1852. Olio su tela

Incoraggiati dal critico e collezionista John Ruskin, mentore intellettuale del gruppo, i Preraffaelliti si attenevano pertanto a una rappresentazione della realtà più concreta possibile, con una cura maniacale per i dettagli. Ogni foglia, ogni ciuffo d’erba, ogni petalo ritratti nell’Ofelia di John Everett Millais, infatti, erano stati accuratamente studiati dal vivo, nella verdeggiante campagna inglese, e riprodotti su tela con una precisione quasi fotografica. Oltre a sperimentare tecniche nuove e pigmenti alternativi, gli artisti Preraffaelliti furono i primi a uscire dal chiuso degli atelier per lavorare all’aria aperta, anticipando in questo il futuro movimento degli impressionisti francesi.

Cattivo soggetto
Ford Madox Brown
1863. Acquarello su carta

Ma le loro immagini brillanti e coloratissime che cosa rappresentavano ? Per lo più si trattava di miti e leggende arcaiche, episodi biblici o passaggi tratti dalla letteratura di genere poetico. Sullo sfondo di paesaggi fiabeschi, o all’interno di dimore d’altri tempi, prendevano vita le storie di dame e cavalieri, amori e inganni, dolore e desiderio. A essere perseguita, ciononostante, non era una semplice fuga nell’immaginario, in quel Medioevo favoloso che a ben vedere poco corrispondeva alla verità storica ; i Preraffaelliti miravano piuttosto all’interpretazione di tematiche antiche, spesso di matrice religiosa, alla luce di una sensibilità moderna, una sensibilità intrisa di spiritualismo ma intimamente laica.

Personaggi e scene ricavate dai poemi di Dante Alighieri, William Shakespeare, Thomas Malory o Alfred Tennyson servivano quindi ad affrontare in maniera indiretta, trasversale, alcune problematiche contemporanee : il ruolo della donna in società, l’educazione dei figli, l’emigrazione verso paesi lontani, le relazioni sentimentali tra persone di diversa classe sociale… e questo, unito ai costumi di alcuni membri della Confraternita giudicati poco ortodossi, non mancò di provocare polemiche e indignazioni. Eravamo pur sempre nell’Inghilterra d’epoca vittoriana.

Claudio e Isabella
William Holman Hunt
1850. Olio su tavola

Malgrado l’entusiasmo degli esordi, la Confraternita dei Preraffaelliti ebbe vita breve, sciogliendosi dopo soli cinque anni dalla sua creazione. Nel 1853, infatti, ciascuno dei membri fondatori prese la propria strada : chi partì per mete lontane, l’Australia, l’India o il Medio Oriente, e chi invece si recò nelle più vicine Highlands scozzesi. Il pubblico inglese faticava ancora ad accettarli, questi giovani dalla vita sregolata e le idee balzane, ed essi preferirono andare in cerca di fortuna altrove.

La loro creatività, i loro valori, i loro pensieri avevano però attecchito tra altri giovani artisti, tanto che diversi pittori adottarono il cosiddetto stile preraffaellita. La cerchia allargata, che nel corso dei decenni successivi arriverà a contare diciotto membri, includeva studenti della Royal Academy come Arthur Hughes e John Brett ma anche personalità dal percorso differente ; Edward Burne-Jones e William Morris, ad esempio, uscivano dalla facoltà di teologia di Oxford.

Merito forse di un rinnovamento nel gusto britannico, oppure di un semplice effetto del passaparola, nel 1855 i lavori dei Preraffaelliti cominciarono a essere apprezzati dai collezionisti, tanto che alcuni di loro furono persino presentati all’Esposizione universale di Parigi dello stesso anno. La fama degli artisti inglesi si espanse nel giro di qualche anno su entrambe le sponde della Manica e tra persone di diverso ceto : industriali, banchieri e ricchi commercianti si contendevano le loro opere originali, mentre il pubblico meno abbiente poteva permettersi a prezzi più modici fotoincisioni o riproduzioni a stampa. Nato come movimento strettamente artistico, con il tempo il Preraffaellismo divenne una vera e propria moda, abbracciando campi diversi della creatività quali il design, l’editoria, la grafica e l’arredamento. Pensate che ancora oggi, in Inghilterra, sulle confezioni di biscotti o negli adesivi magnetici da attaccare al frigorifero, si possono trovare sottili richiami ai dipinti di Rossetti o Burne-Jones.

Questo articolo mi è stato ispirato dalla mostra Preraffaelliti. Amore e desiderio in programma al Palazzo Reale di Milano fino al 6 ottobre 2019. 


4 risposte a "La Confraternita dei Preraffaelliti"

  1. E’ l’eleganza del segno e delle forme che contraddistingue la corrente preraffaellita, la “griffe” che fa la differenza, come il primo Giorgio Armani nel campo della moda, praticamente la classe non è acqua…

  2. A proposito della “coloratissima” Monna Vanna di Dante Gabriel Rossetti, quella Monna Vanna che Dante Alighieri chiamava Primavera. Una Primavera che nel ritratto di Rossetti smuove l’aria dinanzi a sé con un ventaglio color delle foglie d’autunno per ricordare a chi la guarda che lei è più forte dell’autunno: lei ha il potere di far rivivere quel che l’aria fredda di una notte d’autunno fa morire. Una Primavera che guarda oltre quel ventaglio con occhi chiari ed in quello sguardo c’è la certezza che all’alba il cielo si rischiarerà.

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