La sua uscita nei cinema italiani non so per quando sia prevista, ma in Francia è stato distribuito nelle sale a fine maggio, proprio in contemporanea con il Festival di Cannes, dove a sorpresa ha ricevuto un’accoglienza condita di sbadigli e commenti poco lusinghieri. Spiace dirlo, ma per una volta anche un bastiancontrario quale il sottoscritto si trova d’accordo con critici e giornalisti.
Rodin : il nuovo film dedicato al leggendario scultore francese Auguste Rodin, diretto dall’esperto Jacques Doillon e interpretato dal carismatico Vincent Lindon, è una visione obbligatoria per tutti gli appassionati d’arte, ma incapace purtroppo di coinvolgere il resto del pubblico.
A venire raccontata, in quasi due ore di pellicola, è la storia del grande artista francese vissuto a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo, prima a Parigi poi nella dimora agreste di Meudon, autore di monumentali opere scultoree quali La porta dell’inferno, I borghesi di Calais o il famosissimo Pensatore. Il film, trascurati i primi anni di vita dello scultore, inizia con il protagonista già alle soglie della quarantina e impigliato in una tormentata relazione sentimentale con la giovane e talentuosa allieva Camille Claudel, proseguendo poi di scultura in scultura e d’incontro in incontro (veloci appaiono Victor Hugo, Paul Cézanne, Claude Monet, Rainer Maria Rilke) fino alla sua definitiva consacrazione tra i massimi maestri dell’arte moderna. Non è un racconto di formazione, il Rodin di Doillon, e non è nemmeno una semplice biografia filmata. Ma allora che cos’è ?
Il progetto iniziale consisteva in un documentario a celebrazione del centenario della scomparsa dello scultore, il regista ha poi deciso per il film di finzione e fatto ingaggiare uno dei migliori attori in circolazione per il ruolo del protagonista. Questa, bisogna ammetterlo, è stata una mossa azzeccata.
Il parigino Vincent Lindon è un attore che prende il proprio lavoro talmente sul serio che per calarsi nei panni del celebre artista non solo si è lasciato crescere una lunga barba e un ventre prominente, ma ha persino preso lezioni di scultura. La sua mimica meditativa e austera, fatta di sguardi compunti e gesti controllati, ricrea sullo schermo un Auguste Rodin non per forza reale ma almeno verosimile : sull’interpretazione di Lindon e della bella Izïa Higelin nella parte della giovane Camille Claudel, pertanto, è impossibile levare obiezioni.
Entusiasma di meno, invece, la prospettiva distaccata da cui ci è dato osservare il succedersi degli eventi. Non siamo a Hollywood, è vero, ai francesi piace girare film ambientati per lo più in interni e con tante, tantissime parole – e anche qualche bella scena scollacciata – ma la vita dell’artista ci sfila davanti senza creare vera partecipazione emotiva. Non capiamo perché la scultura di Rodin fosse rivoluzionaria per la sua epoca, tantomeno il lunghissimo incaponimento dell’artista sul ritratto dello scrittore Honoré de Balzac : il film di Jacques Doillon non ha evidentemente scopi didattici. Tra una citazione colta e l’altra, riferimenti all’arte e alla letteratura, pare tutt’al più di assistere a uno spettacolo sontuoso ma algido, destinato a chi la vita del geniale scultore francese in fondo la conosce già. Quale una statua scolpita, il nuovo Rodin cinematografico : bello ma freddo come il marmo.
Difficile sceneggiare e trasporre in cinematografia la vita e le opere di grandi artisti. E’ comunque un’impresa affascinante e forse immodesta pensando di cogliere la quintessenza dei grandi artisti. Mi riprometto di vedere il film su Rodin ma, questo “movie”, mi riporta ad un altro grande trasferito sullo schermo: Michelangelo Buonarroti. Qualcuno ricorda il film di Carol Reed (1965) ” Il tormento e l’estasi”? Per favore, vedetelo…
Il film su Michelangelo Buonarroti non l’ho ancora visto, cercherò di recuperarlo. Grazie della segnalazione, Giulia !