Com’è successo. Quasi per caso. Una di quelle situazioni in cui affondi lentamente, giorno dopo giorno, senza prestarci attenzione, e alla fine ti ritrovi del tutto avviluppato. Era da tempo che desideravo farlo, aprire un blog, un diario digitale, uno spazio da dedicare a qualcosa di mio, qualcosa che mi interessasse davvero. Ma le domande che mi ponevo erano sempre le stesse : che cosa mi interessa davvero ? E tra gli argomenti che m’interessano, su quali sarei in grado di tenere un discorso consistente, per quanto episodico, capace di non esaurirsi in poche puntate ? A quel punto i miei più buoni propositi si arenavano. Volendo parlare di tutto, finivo col parlare di niente.
Per sbloccare la situazione, un bel giorno di circa tre anni fa ho deciso di ricorrere a una soluzione drastica. Come il viaggiatore che sceglie verso quale meta partire chiudendo gli occhi, ruotando il mappamondo e mettendo il dito su di un punto qualsiasi, anch’io mi sono detto : qui, voglio andare proprio qui ! L’isolotto in cui sono capitato era un posto per lo più sconosciuto, fino ad allora scrutato da distante con un misto d’incredulità e freddezza. L’arte moderna e contemporanea. Terra di naufraghi e cannibali, di poeti e navigatori, di angeli e imbonitori, di pirati e cercatori d’oro. Una terra di mezzo, una terra bastarda, delimitata da larghe spiagge bagnate d’inchiostro ma ancora puntellata di scogli solitari, chiazzata di foreste disabitate, cosparsa di buie caverne. E qua e là, visibile in lontananza, qualche atollo tuttora incontaminato.
Spaesato, senza bussola né cartina, m’inoltravo nella boscaglia, procedendo a tentoni : andando, ma dove ? Dal lontano ricordo di letture universitarie e dalla scarsa frequentazione dei musei, pian piano riuscivo a pescare qualcosa. Le prime foto, i primi articoli, i primi pensieri. Senza troppo sapere dove fosse il nord e dove il sud, iniziavo ad abbozzare una semplice mappa, segnando con una X i posti appena visitati. La Biennale di Lione, Pollock a Milano, la ruota di Duchamp, i francobolli finlandesi, il Blu Klein, Warhol & Co, l’escursione nell’arte marocchina… Scavando, finalmente la trovavo. L’acqua.
Da pubblicazioni bimensili, i post diventavano un’abitudine settimanale : ogni giovedì mattina un quadro, una mostra, un artista, e man mano che la mia mappa si allargava e le X diventavano sempre più dense, la mia sete cresceva. Sete, cercare metteva sete. Una sete dolcissima che mi tiene ancora sveglio fino a tarda notte, occupato nell’entusiasmante lavoro di cartografia. Questo è il bello di tenere un blog, un blog su qualsiasi argomento. Approdare su un’isola, e scoprire un continente.
Avanti così
Rieccomi! La prima foto m’ha fatto tornare in mente questa canzone:
Che ne pensi?
Ho comprato anche la moto…
Mi fa molto piacere che anche tu abbia apprezzato questa stupenda canzone. Nel mio blog puoi trovarne tante altre: infatti quando replico ai miei commentatori spesso chiudo la risposta con il video di un brano relativo al concetto che ho appena espresso. Nei commenti a questo post, ad esempio, ne ho caricati una decina: https://wwayne.wordpress.com/2015/06/28/una-spalla-su-cui-ridere/. Grazie per la risposta! 🙂
Hai colto perfettamente nel segno.
E’ proprio così che ci si sente, anche se si ha appena iniziato, se ancora le idee sono poco chiare.
Una grande avventura. Sempre.
Federica
Ti ringrazio del commento, Federica. 🙂