Primavera alla casa di riposo di Erik Boulatov

E io scioccamente convinto che in Unione Sovietica non si andasse mai in pensione. Il lavoro è vita, il lavoro rende liberi, il lavoro è il dono più grande che un uomo possa meritare : perché mai smettere di lavorare ? Predicavano bene ma razzolavano male, i compagni sovietici. Passata una certa età, addio falce e addio martello. Tutti in pensione !

falce-martelloSacri e inviolabili come cimiteri degli eroi, erano quei luoghi in cui andavano a trascorrere gli ultimi anni di vita i devoti servitori del regime, gli indomiti paladini del lavoro. Dolci e decorose case di riposo sovietiche, mete agognate da generazioni di operai, artigiani, impiegati e intellettuali in colbacco : la ricompensa migliore per la fatica e l’impegno riservati al bene di tutti, al bene della grandiosa patria bolscevica.

In bilico tra mito e realtà, tra sogno e desta malinconia, si pone il quadro che l’artista russo Erik Boulatov dedica a uno di questi luoghi magnificamente banali. Primavera in una casa di riposo dei lavoratori : è il titolo a stabilire il dove e il quando di un dipinto che di per sé potrebbe rappresentare la vista su di un qualsiasi parco o giardino alberato.

Primavera in una casa di riposo dei lavoratori
Primavera in una casa di riposo dei lavoratori
Erik Boulatov
1988. Olio su tela

La primavera del 1988. Dopo il lungo e freddissimo inverno russo, il momento della rinascita, del cambiamento, del guardarsi nuovamente intorno e non vedere solamente il bianco della neve che tutto confonde, che tutto rende uguale. La neve si è sciolta, nel giardino della casa di riposo ritratta da Boulatov, e di lì a poco l’intera Unione Sovietica farà la stessa fine. La stagione del disgelo : dentro e fuori il dipinto.

Del passato glorioso, del passato operoso, laborioso, operaio, del passato di quanti consacrarono la propria vita al grande progetto sovietico, nel dipinto di Erik Boulatov restano solo poche tracce. Delle massicce statue tra gli alberi, probabile retaggio della storia rivoluzionaria, e due figure che camminano in lontananza, dandoci le spalle : il loro sguardo è rivolto altrove, forse verso lo stesso altrove agognato dalle imponenti sculture. Non c’è più spazio per il realismo sociale nella casa di riposo di Boulatov. Scioltasi la neve, scioltasi l’ideologia, a rimanere è solamente una profonda aria malinconica. L’inverno del nostro scontento s’è fatto triste primavera alla luce della Perestrojka…

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