Cric, cric, cric… Com’è il rumore di una matita che si sgretola ? Tenue, sottile, vagamente legnoso. Cric, cric, cric… levata la scorza esterna di pioppo, ecco che spunta la mina di grafite. Dura, fragile, nera. Fonte materiale da cui possono sgorgare complessi disegni tecnici, o lunghi calcoli matematici. Oppure, più semplicemente, confusi e maldestri scarabocchi. Tutto parte da lì, dalla mina della matita. E tutto, talvolta, rimane lì, bloccato, in punta di matita. Forme che non trovano rappresentazione su carta, vengono modellate (scolpite?) al vertice della matita. L’arte in versione minuscola. Quando l’imperativo categorico è di lanciarsi a mille all’ora verso il sempre più grande, verso il mastodontico, Dalton Ghetti con le sue matite intagliate ritrova la bellezza nelle piccole cose.
Brasiliano nato a San Paolo nel 1961 ma residente stabilmente negli Stati Uniti dal 1985, Ghetti prima di divenire artista è un fuoriclasse della manualità. C’è chi nasce con la vocazione di diventare prete o medico della mutua e chi, invece, come il nostro Dalton Ghetti, dimostra già in giovane età un avvenire da falegname di successo. Fin da piccolo, infatti, Dalton impara a costruirsi da solo i propri giocattoli con un kit di strumenti donato dai genitori, passando presto a realizzare sculture e oggetti di vario tipo in legno, cera o pietra.
Poco dopo il suo arrivo negli Usa, tuttavia, il giovane brasiliano decide di cimentarsi in un’impresa controcorrente rispetto alla filosofia americana del Bigger than life : nel Paese della Big Apple, del Big Mac, del BigFoot, lui sceglie di pensare in piccolo. Come realizzare il più piccolo intaglio possibile senza ricorrere a lenti d’ingrandimento o attrezzi speciali ? Basta prendere una matita, una lama metallica, un ago da cucire, una lampada e soprattutto munirsi di tanta, tanta, tanta pazienza. Cric, cric, cric… dopo giorni di accuratissima limatura, la punta di una matita di Dalton Ghetti può assumere la forma di un gomitolo di lana, o di una vite, o di una sega, o di una lettera alfabetica, o di un cuore ciondolante, o di una scarpa, o di una giraffa, o di una chiesa, o di una catena, o di un martello… Opere artistiche in miniatura a prova di presbiopia. Così piccole e così precise, dettagliate, rifinite.
Dalton Ghetti, carpentiere di giorno e artista autodidatta la sera, considera la sua particolarissima attività creativa come un passatempo disinteressato a qualsiasi logica commerciale. Mi spiace per voi, cari collezionisti assatanati, ma le sue opere non sono in vendita. Guardare ma non comprare. Dedicando al suo originale passatempo non più di 2 ore al giorno per evitare di affaticare troppo la vista, Ghetti trova nel lentissimo lavoro di limatura e intaglio delle matite una preziosa occasione di riflessione e rilassamento. Una forma di meditazione a occhi aperti.
La realizzazione di una sola mini scultura può dunque richiedere anche alcuni mesi, se non addirittura degli anni, ma l’artista pare non curarsene : presto e bene mal si conviene, recita un vecchio proverbio. Pensate che il suo piccolo grande monumento in memoria delle vittime degli attentati dell’11 settembre 2001, una composizione di tantissime minuscole lacrime di grafite ricavate da matite riciclate, è il risultato di dieci anni di intenso e minuziosissimo lavoro. Una lacrima all’ora, per 300 lacrime all’anno, per 3000 lacrime in dieci anni.
Straordinari. Incredibili. Le reazioni della gente davanti agli intagli di Dalton Ghetti, circolanti in mostre in giro per il mondo, sono sempre di entusiastica meraviglia. Ma come fa ? Si chiedono in molti. Semplice : non ha paura di lavorare con lentezza. E di ammettere una volta per tutte che la vita è troppo breve per fare le cose in fretta.
Molto interessante, ma dove hai scoperto questo artista?
Alla Halle Saint Pierre di Parigi.
Viva la lentezza!!! In questo mondo che fa della velocità la sola cosa importante, sottolineare con esempi che per raggiungere degli scopi, in questo caso artistici, ci vuole pazienza e dedizione. Ancora, viva la lentezza!