Ma guarda un po’ il Château d’eau di Valence…

Capita ogni giorno alla folla di pendolari che escono dalla stazione Cadorna di Milano. Ah, quell’alta costruzione metallica colorata è un’opera d’arte ? Si domandano in molti davanti all’imponente scultura di Claes Oldenburg nota come Ago, Filo e Nodo (ma anche come Ago e filo e basta). Ovvio che è un’opera d’arte. Molto pop, leggermente shock, per nulla flop. Non è tuttavia di questo monumento che oggi voglio parlarvi, ma di una scoperta che ho fatto pochi giorni fa. E che guarda caso mi ha fatto sentire come uno dei tanti pendolari di Cadorna davanti alla scultura di Oldenburg.

chateau-eau-valenceMi trovavo dal giornalaio, e tra una rivista e l’altra il mio occhio è caduto su una copertina con una foto di un’opera architettonica dall’aria familiare. Il Colosseo ? Le Piramidi ? La Torre Eiffel ? No, nulla di famoso. Mi correggo : nulla che fino a quel momento pensavo fosse famoso. Due torri di cemento immerse nel verde di un parco cittadino. Queste costruzioni mi ricordano qualcosa, penso, qualcosa che mi capita di vedere spesso. Ma sì ! Ci sono : quelle due torri contorte che si vedono dalla tangenziale che imbocco quotidianamente per andare in ufficio. Per chi non lo sapesse, io vivo e lavoro a Valence, città francese a 100 km da Lione. Prendo la rivista in questione, la sfoglio, e mi rendo conto che le due torri non sono degli edifici qualunque. Sono una vera opera d’arte contemporanea. Ma dai ! A differenza però dell’Ago e filo milanese, le due torri valentine (gli abitanti di Valence si chiamano valentini) oltre all’estetica hanno anche una finalità pratica. Servono a qualcosa. I francesi le definiscono Château d’eau, letteralmente “Castello d’acqua”, in italiano possiamo tradurle più prosaicamente come “Cisterna”. Insomma, sono dei grandi contenitori d’acqua.

L’inizio della loro storia risale a qualche decennio fa, gli anni ’60. L’epoca dei grandi progetti di urbanistica. Così come in Italia, anche in Francia il governo stava dando il via a importanti lavori di edilizia per far fronte al costante aumento della popolazione. Case nuove, palazzi nuovi, quartieri nuovi. La città di Valence, allora amministrata dal sindaco Jean Perdrix, nel 1962 decise addirittura di lanciarsi nella rapida realizzazione di una ZUP : una “Zona da Urbanizzare con Priorità”. chateau-eau-valence-2Ovvero un grande ZUPpone architettonico. Abitazioni, strade, semafori, parchi, tralicci elettrici, rete fognaria, esercizi commerciali… e una cisterna per alimentare d’acqua il nuovo quartiere.

L’architettura, si sa, è il campo di battaglia dove si affrontano estetica e funzionalità. Talvolta vince l’una, talvolta vince l’altra, e talvolta si patteggia per un felice compromesso. L’urbanista André Gomis, fervente sostenitore dell’arte del compromesso, decise che a sancire la pace architettonica del quartiere in costruzione sarebbe stato un monumento da erigere proprio al centro di esso, in un grande parco da ventiquattro ettari. Una cisterna, una doppia cisterna, un Château d’eau la cui progettazione venne affidata a uno scultore greco dal nome marcatamente omerico. Philolaos, artista nato a Larissa nel 1923 e trasferitosi stabilmente in Francia dal 1950.

Lo scultore greco cominciò a fare dei modellini in scala di quelle che sarebbero diventate le due torri, prendendo come riferimento dei pezzi metallici squadrati deformati da una torsione a caldo o dalle percussioni di un martello. Dai progetti di Philolaos si passò nel 1969 alla costruzione vera e propria delle due cisterne, terminata nel maggio di due anni dopo. Il risultato sono due torri di altezza e forma differente : una alta 52 metri e dalla capacità di 1990 m³, l’altra alta 57 metri e dalla capacità di 850 m³. Aerodinamiche, slanciate, imponenti. Belle ? Sì, forse anche belle. A stabilirlo non sono io ma la giuria che insignì il Château d’eau di Valence del “Quartier de l’horloge”, un premio alla migliore opera d’arte urbana francese degli anni ’70. In barba a me, ai pendolari di Cadorna e a tutti coloro che non si accorgono delle opere d’arte che li circondano finché non ci sbattono la testa.

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7 risposte a "Ma guarda un po’ il Château d’eau di Valence…"

  1. Grazie per la precisa citazione ed informazione. Mi congratulo per l’intelligente considerazione e, ben vengano installate architetture come quella di Valence che, oltre ad urbanizzare, servono a gestire il territorio con supporti di fabbisogno popolare. Mi auguro che quelle torri-cisterne funzionino a dovere per approvvigionamenti idrici…

  2. A Milano ci sono storici e splendidi monumenti di architettura. Ci sono anche imponenti sculture alle stazioni, nei parchi e nelle piazze. Alcune degne e belle. Alcune mi lasciano perplesso ma non esprimo giudizi. Altre invece mi ricordano i nomi di Pillitteri, Pisapia, Penati, Formigoni, Craxi, di qualche assessore all’urbanistica e, qualche assessore alla cultura. Tutti raccomandanti opere di insignificante valore artistico.

  3. ciao, Richard… interessante anche il tuo sito e grazie dell’apprezzamento al mio… io sull’antico, tu sul moderno… direi che facciamo un buon lavoro, eh.eh.eh… cio, ciao, Maria.

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