Fausto Zonaro, un artista italiano alla Corte del Sultano

Cambiare aria fa bene alla salute. E talvolta pure alla carriera. Rifletteteci. Certa gente che nel proprio Paese fa il lustrascarpe, oppure il casellante all’autostrada (massimo rispetto per entrambi i mestieri), trapiantata in un ambiente estraneo, lontano dai cari luoghi natali, riesce a farsi un nome di grande rilievo. Magari sgobbando dalla mattina alla sera, traspirando sudore e lacrime. Oppure, più semplicemente, partecipando alla versione locale del Grande Fratello. Il Grande Fratello è passato di moda ? Allora improvvisandosi cuoco/a in una di quelle trasmissioni televisive che piacciono tanto adesso. Il personaggio di cui voglio parlarvi in questo post tuttavia non comincia come lustrascarpe o casellante, ma già come artista pittore. Fausto Zonaro, nato a Masi, in provincia di Padova, in quel lontano 1854, e approdato a Istanbul, che all’epoca si chiamava ancora Costantinopoli, nel 1891. Un emigrante a 37 anni : mica un ragazzino che va a fare il lavapiatti a Londra. Ma nemmeno un imbianchino che si rivendica pittore. Anzi.

fausto-zonaro-fotoUscito dalla prestigiosa Accademia Cignaroli di Verona, tenutario di una piccola scuola di pittura a Venezia e conosciuto anche a Napoli, dove soggiorna e lavora saltuariamente, Zonaro a fine ‘800 vanta un proprio stile pittorico adulto e definito, che riesce a conciliare una tecnica impressionista di stampo francese con una marcata attenzione per il dettaglio, tipica invece del realismo italiano. Ritratti, scene di vita quotidiana, scorci urbani, paesaggi… Fausto Zonaro non pone limite ai soggetti dei propri quadri. Passata la trentina, è un pittore talentuoso e stimato in quello che allora si chiamava Regno d’Italia. E perché dunque lasciare questa terra di santi, poeti e navigatori per la capitale dell’Impero Ottomano? Perché ieri come oggi il problema è sempre lo stesso. La concorrenza. Tanti, troppi sono i pittori talentuosi e stimati come lui perché riesca davvero a emergere come bravo tra i bravi. E così, nel 1891, affascinato dagli esotismi descritti nel best seller Costantinopoli dello scrittore Edmondo De Amicis, libro che sta alla città turca come il film Vacanze Romane sta alla capitale italiana, l’artista veneto decide di tentare la fortuna in quell’enorme crocevia tra Oriente e Occidente con sua giovane compagna Elisa Pante. Due cuori alla conquista della terra sconosciuta ? No, beh, non proprio. Essendo Zonaro galantuomo di vecchi tempi, la precedenza viene data alle donne. A recarsi per prima e da sola in esplorazione di Costantinopoli è la compagna Elisa, la coraggiosa Elisa, maestra elementare diplomata e donna di profonda cultura e sveglia intraprendenza. Vieni, vieni pure tu, che forse qui ci sono delle opportunità ! deve avergli detto Elisa una volta arrivata nella capitale ottomana. Ed è in questo modo che nel 1891 Fausto Zonaro sbarca finalmente a Costantinopoli.

Ritratto di Mahmud Sevket Pashà
Ritratto di Mahmud Sevket Pashà
Fausto Zonaro
1907-1909. Olio su tela

Quando si cambia città, i primi tempi sono sempre difficili perché bisogna abituarsi alle novità. Clima diverso, cibo diverso, gente diversa, lingua diversa (parlano turco !) etc. Il pittore e la sua compagna, che presto diverrà sua moglie, intessono una rete di relazioni nell’ambiente delle Ambasciate, soprattutto per merito della scaltra Elisa che si rende conto dell’inestimabile influenza che possono avere i giornali d’arte sulla reputazione di un artista. Più efficace di un ufficio stampa : pensate che ingegnoso piano mette in atto questa giovane donna. Imparata la complessa tecnica fotografica, che in quegli anni non consisteva semplicemente nel pigiare il pulsante di una macchinetta digitale ma comportava un lungo lavoro artigianale, fa dei ritratti fotografici di tutti i quadri del marito e li manda alle più importanti riviste d’arte europee, che non tardano a pubblicarle e dedicare degli articoli all’artista veneto. Questa pubblicità ante litteram fa colpo sugli Ambasciatori europei di stanza a Costantinopoli, e a essere particolarmente entusiasmato dalle opere di Zonaro è l’Ambasciatore russo Alexander Nelidov. La voce circola, tanto da giungere persino all’orecchio del Sultano Abdülhamid II : in città c’è un pittore italiano ricco di grazia e di talento, gli suggerisce l’Ambasciatore Nelidov, degno della Vostra considerazione. La prima opera di Fausto Zonaro a essere presentata al Sultano è un grande dipinto che una volta si sarebbe definito di genere encomiastico, ovverossia celebrativo (stiamo parlando del grande Sultano del Sublime Stato Ottomano, pertanto devo infilare qua e là qualche temine aulico).

Reggimento Imperiale di Ertogrul sul Ponte di Galata
Reggimento Imperiale di Ertogrul sul Ponte di Galata
Fausto Zonaro
1896. Olio su tela

Un olio su tela largo più di 2 metri raffigurante il Reggimento Imperiale di Ertogrul sul Ponte di Galata, frutto di un lungo studio sull’ambiente e i colori della città turca. Ammaliato dalla magnificenza con cui è rappresentata questa schiera di soldati appartenenti alla fregata Ertogrul, appena rientrati da una visita in Giappone, Abdülhamid II prende una decisione immediata : voglio assolutamente che questo quadro sia mio. E vi dirò di più : voglio assolutamente che il suo autore lavori per me. Il colpo di fulmine. Come dire no al grande Sultano dell’Impero Ottomano ? Il 6 aprile 1897 Fausto Zonaro è nominato ufficialmente Pittore di Corte.

Uno stipendio da far invidia a un medico chirurgo, una collezione di titoli onorifici e un intero palazzo dove andare a vivere con la propria famiglia : entrare nelle grazie del Sultano paga, eccome se paga. Le commissioni fioccano, e il pittore si dedica a ritratti di Corte, vedute della città imperiale e cicli di dipinti storici. La cultura islamica è per lui fonte d’incessanti scoperte, che danno vita a opere in cui la sensibilità dell’artista italiano va a braccetto con suggestioni tipicamente orientali. Quando si diviene famosi tutti ti diventano amici : personalità celebri vengono a trovarlo, diplomatici, intellettuali e aristocratici. Persino dalla madrepatria arrivano onorificenze, tanto che nel 1904 Zonaro è insignito del titolo di Commendatore della Corona d’Italia. La sua maestria diviene talmente apprezzata nell’ambiente della Corte ottomana da permettergli di essere ammesso in luoghi normalmente riservati a pochissimi eletti. Questo è il caso de Il Decimo giorno di Muharram, un altro dipinto di grandi dimensioni (148 x 258 cm) che illustra la cerimonia dei dervisci flagellanti a commemorazione del martirio di Husayn ibn Ali, il nipote del Profeta Maometto, durante la battaglia di Karbala il 10 ottobre 680.

Il Decimo giorno di Muharram
Il Decimo giorno di Muharram
Fausto Zonaro
1909. Olio su tela

Il punto di vista del pittore è tra gli stessi personaggi raffigurati, creando così un più alto livello di partecipazione in coloro che osservano il quadro. Uomini che si assestano colpi violenti sulla testa con delle spade, donne che strillano e un Imam che cammina al centro con una copia del Corano in mano, recitando dei versetti religiosi. Certamente una scena poco pacificante, resa tanto più drammatica dal sapiente utilizzo di una tonalità cromatica calda quasi esclusiva, vicina al monocromatismo, che accende un fuoco nascosto dietro i corpi degli uomini flagellanti. La lezione di Caravaggio arriva fino a Costantinopoli. Se nella vita di ogni uomo c’è un’età dell’oro, una bella epoque, per Fausto Zonaro sono gli anni passati alla Corte del Sultano Abdülhamid II. Ma come tutti i sogni che svaniscono nell’alba, anche per lui a un certo punto arriva il momento di svegliarsi. Nel 1909, infatti, degli avvenimenti di ordine politico fanno capitolare Abdülhamid II, e con lui anche i suoi più fidi collaboratori. Il sangue scorre alla Corte imperiale. Un artista non si tocca nemmeno con un fiore, ma gli si può benissimo toccare il portafogli : Zonaro è tenuto fuori dagli intrighi di palazzo, ma gli vengono tolti tutti i privilegi di cui prima godeva. Che fare? Tutti a casa. La famiglia Zonaro torna in Italia, andandosi a installare in Liguria. E qui inizia tutta un’altra storia.

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