Beirut vista dai balconi di Hale Tenger

Nemmeno una goccia. Ho letto da qualche parte che al cinema la violenza più efferata, impressionante e crudele è quella immaginata. Poco sangue, anzi nemmeno una goccia, per lasciare che sia lo spettatore a farsi la propria idea di cosa avviene al di là della scena. O nel fuori campo, detto in maniera tecnica. Se poi si vuole davvero far venire la pelle d’oca al pubblico, invece dell’atto di violenza nudo e crudo si mostrano le reazioni dei personaggi testimoni di quest’atto : al posto dell’assassino che pugnala la sua vittima, si inquadra il viso del bambino che assiste impotente e annichilito alla terribile azione. Perché vi dico questo ? Forse perché questa notte ho dormito poco. Ma non solo. Talvolta, infatti, mi è capitato di vedere durante il telegiornale dei video amatoriali che involontariamente rispondono alla stessa logica.

inquadratura-cielo-tolosa

Vi ricordate l’agghiacciante vicenda di Mohammed Merah, il giovane artefice degli attentati di Tolosa nel marzo 2012 ? Dopo lo scontro a fuoco finale tra lui e la polizia, culminato nell’abbattimento del killer con un proiettile in testa, una rete televisiva francese trasmise una frugale ripresa fatta da qualche video amatore di Tolosa la mattina della sparatoria. Niente scene da film western : una semplice inquadratura fissa del cielo grigio sopra i tetti delle case, con i lontani spari dei fucili come colonna sonora. Da qualche parte della città si stava per concludere nel sangue una delle più dolorose vicende di cronaca degli ultimi anni, ma il cielo, le case, il paesaggio urbano ci venivano mostrati indifferenti nel loro impietoso immobilismo. Un’atmosfera simile credo di averla ritrovata in Beirut, un video realizzato dall’artista turca Hale Tenger.

Beirut
Beirut
Hale Tenger
2005-2007. Video 3’47”

Nata a Izmir nel 1960, Hale Tenger si è formata al dipartimento di pittura della Sinan University, a Istanbul, prima di usufruire di una borsa di studi presso la South Glamorgan Institute of Higher Education di Cardiff. I suoi lavori, esposti in mostre di tutto il mondo, sono di solito delle complesse installazioni multimediali in cui viene messo in discussione il punto di vista dello spettatore in quanto semplice osservatore di situazioni al contempo universali e strettamente legate al contesto culturale/sociale/politico in cui si svolgono. Sono consapevole che detto così suona arzigogolato : ma purtroppo non sono  in grado di esprimermi altrimenti. Beirut è un video della durata di soli 3’47”, se volete ne trovate un breve estratto su Youtube. A venire inquadrata, la facciata dell’hotel St. George di Beirut, luogo in prossimità del quale il 14 febbraio 2005 avvenne un grave attentato con un’autobomba. Booooom : 21 morti in un sol colpo. Peggio della strage di Capaci. Tra le vittime, l’ex Primo Ministro libanese Rafīq al-Ḥarīrī e l’ex Ministro dell’Economia Bassel Fleihan. Il video, girato segretamente in un’area sotto il controllo armato delle Nazioni Unite, è diviso in due parti. Il prima e il dopo. Il giorno e la notte. Nella prima parte, la luce pallida del sole si riflette sull’edificio, e le tende bianche dell’hotel sventolano chiare fuori dalle finestre, cullate dall’ipnotica musica di Serdar Ateşer. La calma prima della tempesta. Nella seconda, invece, ripresa notturna sulle tonalità cromatiche verdi, si capisce che la tragedia è avvenuta, lo scoppio ha sconquassato l’instabile tranquillità. Esplosioni, sirene, spari. Le truppe nemiche sono intervenute. La guerra è arrivata in città. E le tende sbattono sui balconi. Disperate. Come immaginari personaggi che urlano il proprio dolore. Ora chiudiamo un attimo gli occhi e facciamo un bel respiro. Torniamo alla realtà. Beirut, per quanto impressionante e verosimile possa apparire, non è un video documentario ma un’opera di finzione. Hale Tenger, infatti, non ha registrato la sequenza notturna nel pieno di un conflitto, ma ha ricreato l’atmosfera della guerra in Medio Oriente aggiungendo alle immagini i suoni dell’intervento armato israeliano in Libano del 2007. Siamo di nuovo lì : nemmeno una goccia. Per immaginare il sangue versato nei combattimenti bastano gli effetti sonori. E i balconi vuoti di un edificio, spalti ideali da cui contemplare lo spettacolo della violenza.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...