Ogni cosa che facciamo, ogni nostro gesto o comportamento sono influenzati dal nostro stato d’animo. Ovvietà. Oggi sono triste per la perdita di un amico, oppure sono arrabbiato perché in strada mi hanno rotto lo specchietto della macchina, oppure sono felice perché domani finalmente è sabato, oppure sono ansioso perché a breve dovrò prendere una decisione importante, oppure… etc.
La tristezza, la rabbia, la felicità, l’ansia, insomma i nostri umori momentanei hanno delle probabili ripercussioni sul nostro modo di lavorare, il nostro atteggiamento verso gli altri, il nostro desiderio di svagarci, e in maniera più generale il nostro modo di vedere il mondo. Seconda ovvietà nel giro di poche righe. Cerchiamo allora di sviluppare il discorso.
Situazione esemplare. Ti muore la nonna, ti si allaga la casa, il cane ti cade nel fiume e il tuo lui/la tua lei ti mette pure le corna : piove governo ladro non me ne va bene una mondo canaglia qui fa più buio che sul monte nero di notte. Probabile che in un caso come questo daremmo segni di demotivazione sul posto di lavoro, oppure di disinteresse se invitati a uscire per un aperitivo.
Controesempio. Tua nonna non muore, ti si asciuga la casa, il cane scopri che in realtà era un castoro capace di nuotare e il tuo lui/la tua lei chi se ne frega se ti mette le corna perché tanto il mondo è pieno di figa (così dicono) : ho fatto bingo senza neanche comprare il biglietto ! Possibile che in questo secondo caso, invece, accetteremmo allegramente anche di spalare merda a mani nude, e magari accoglieremmo con entusiasmo l’invito a una conferenza dei testimoni di Geova. Il mondo, insomma, ci apparirebbe più bello, arridente a possibili futuri successi.
Ora, starete pensando, ma oggi dove vuole andare a parare ? Talvolta ci penso, è un argomento su cui da tempo vorrei scrivere un post, uno di quei post profondi come i bigliettini che si trovano ancora nei Baci Perugina, ma non sono ancora riuscito a trovare il tono adatto : o troppo serio (leggere soporifero), o troppo superficiale. Tra i due estremi, ho scelto la via di mezzo : totalmente demenziale. Il punto è questo : quanto può il nostro umore momentaneo influenzare le nostre capacità di giudizio, e nella fattispecie di giudizio estetico ? Il rischio d’intortarmi con impossibili discussioni filosofiche stavolta è grande – io minuscolo venditore per corrispondenza – e per questa ragione tenterò di essere il più schietto possibile.
Mettiamo che andiate a un concerto, oppure a una mostra d’arte, oppure a uno spettacolo di prosa. La vostra intenzione, beninteso, è di partecipare all’emozione che questi eventi sono soliti produrre : pianti, risate, spavento, noia o totale rapimento estatico, il peggio che possa capitarvi è di rimanere totalmente indifferenti a ciò che si sta svolgendo davanti ai vostri occhi. Tutto, comunque, deve nascere ed esaurirsi nello spazio dell’evento stesso. Entrate a una mostra, osservate le opere esposte, e iniziate a sentire qualcosa, quello che poco sopra definivo con il parolone di giudizio estetico. Mettiamo però che prima di entrare alla mostra in questione vi sia capitato qualcosa d’importante, qualcosa che abbia influenzato pesantemente il vostro umore, nel bene oppure nel male. Alla mostra ci andate incazzati, o depressi, o felici, o ubriachi, o innamorati, o perplessi, o scoglionati, o confusi, o stufi, o eccitati, o impazienti … insomma ci andate come vi capita. Ebbene, vi domando, fino a che punto la vostra maniera di percepire le opere esposte sarà condizionata dal vostro umore del momento ?
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