A volte è bello anche guardare più in là, oltre i confini di questo piccolo blog, e spingermi in territori estranei al seppur vasto recinto dell’arte moderna e contemporanea. Senza andare a ripescare la Pietà di Michelangelo o il Cenacolo vinciano (ma mi vedreste ?), oggi voglio fare un passo indietro di qualche epoca per condurvi in un posto nuovo, un posto al di fuori dell’abituale campo d’interesse de La valigia dell’artista. Si chiama La Quadreria, è un museo di recente apertura situato nel centro della città di Bologna : una pinacoteca ospitante un’importante collezione di opere realizzate tra il XVI e il XVIII secolo dopo Cristo.

Giovanni Francesco Barbieri detto Il Guercino
XVII° secolo d.C. Olio su tela
Come ci sono finito, domanderete voi, tra i dipinti dei nonni dei bisnonni dell’arte moderna ? L’idea non è stata mia, lo ammetto, purtroppo la mia curiosità artistica spesso fatica a scavare in quello che avvenne prima del 1850 (anno peraltro scelto in maniera del tutto arbitraria), ma vi confesso che la piccola gita fuori porta mi ha dato lo stimolo ad approfondire argomenti nuovi : aprire i miei orizzonti, se proprio vogliamo utilizzare un’espressione da marketing aziendale.
La Quadreria – Palazzo Rossi Poggi Marsili, questo è il suo nome per intero, si trova in una stradina leggermente spostata dal frettoloso andirivieni pedonale che caratterizza il capoluogo emiliano, la garibaldina via Marsala, ed è ospitata da un antico edificio signorile ormai iscritto nella storia cittadina.
Risalente all’epoca rinascimentale, come attestano i capitelli a ornamento delle colonne nel cortile, il Palazzo Rossi Poggi Marsili deve il proprio titolo all’omonima famiglia aristocratica che lo occupò fino al 1716, anno in cui venne ceduto in lascito all’Opera Pia dei Poveri Vergognosi dal defunto conte Francesco Rossi Poggi Marsili. L’istituzione caritatevole, creata nel 1495 con lo scopo di dare aiuto a quei cittadini bolognesi nati ricchi ma caduti in disgrazia, è sopravvissuta al passare dei secoli operando tuttora sotto il nome di ASP Città di Bologna, dove l’acronimo sta per Azienda pubblica di Servizi alla Persona.

Giovanni Battista Canziani
1707. Olio su tela centinata
In più di cinquecento anni di azioni misericordiose, l’Opera Pia dei Poveri Vergognosi ha ricevuto in dono uno straordinario ammontare di beni mobili e immobili, accumulando in depositi privati oggetti di ogni sorta. E tra divani, tavoli, letti e candelabri offerti in regalo da anime pie, ovvio che si trovassero anche parecchi dipinti : perché allora non permettere al grande pubblico di godere di queste opere d’arte, alcune delle quali di meravigliosa fattura ? Da qui nacque l’idea della quadreria di via Marsala.
Non si tratta di una collezione privata resa pubblica, La Quadreria, tantomeno di un museo tematico : quello in via Marsala al 7 è piuttosto uno spazio in cui il visitatore odierno può finalmente scoprire dipinti antichi tenuti per lungo tempo nascosti, confinati tutt’al più all’ambito prettamente scientifico.
L’intervallo temporale in cui si colloca l’origine della maggior parte dei quadri esposti, come scrivevo sopra, è compreso tra il XVI e il XVIII secolo, un periodo talmente prolifico per l’arte del capoluogo emiliano da far parlare di una vera e propria scuola bolognese. Opere di artisti oramai considerati maestri della pittura italiana vengono presentate accanto a lavori di pittori forse meno conosciuti, offrendo così ai visitatori la possibilità di ammirare una volta di più l’eccellente padronanza tecnica del Guercino o di Ubaldo Gandolfi e scoprire il non minor talento di Lavinia Fontana o Michele Fiammingo. Appartiene, o meglio, è attribuita a quest’ultimo, Michele Desubleo detto Michele Fiammingo (Maubege 1602 – Parma 1676), artista d’origine francese ma bolognese d’adozione, una delle opere che ha da subito trattenuto la mia attenzione.

Michele Desubleo detto Michele Fiammingo
XVII° secolo d.C. Olio su tela
Il Silenzio si trova nella prima stanza della quadreria, quella dedicata al Barocco, ed è un olio dipinto su una tela ovale. Una forma oggi caduta in disuso, l’ovale, che nei secoli passati serviva a mettere in massimo risalto l’oggetto illustrato : l’ovale ricorda infatti lo specchio, ovvero lo strumento concepito al fine di una contemplazione la più edulcorata possibile : nello specchio contempliamo dopotutto noi stessi.
Ne Il Silenzio il protagonista della rappresentazione è un giovane uomo dalla folta capigliatura e il torso rigorosamente glabro, la pelle liscia come quei frutti che regge blandamente con la mano sinistra, abbigliato con un semplice panno rosso dall’ombelico in giù. Pare che si tratti di Ermes, il figlio di Zeus, colto stavolta in un atteggiamento alquanto bizzarro per colui che è tradizionalmente considerato il messaggero degli dei greci.
Invece che parlare, riferire un messaggio, comunicare diremmo oggi, Ermes si porta il dito indice alle labbra invitandoci a tacere. Non un suono, non un bisbiglio al cospetto del dio Ermes : e allora noi tacciamo, non poniamo domande, lasciamo alla nostra pura immaginazione indovinare quale sia il segreto custodito da questo giovane uomo dai tratti chiaramente effeminati.

Marc’Antonio Franceschini
XVII° secolo d.C. Olio su tela
Il secondo quadro su cui voglio brevemente attardarmi, benché di cose da dire ce ne siano davvero tante, è uno dei dipinti di cui La Quadreria va più fiera, avendolo addirittura scelto come propria immagine di riferimento. Susanna e i vecchioni è opera del pittore bolognese Marc’Antonio Franceschini (Bologna 1648 – 1729), allievo dell’illustre Carlo Cignani e a sua volta maestro di una nutrita schiera di mirabili artisti.

Ubaldo Gandolfi
XVIII° secolo d.C. Olio su tela
Riprodotto su tela, con un raffinatissimo uso dei colori per uno strabiliante effetto di chiaroscuro, è il racconto biblico della giovane e bella Susanna, moglie del ricco mercante Ioakìm, importunata mentre fa il bagno in giardino da due attempati e viscidi seduttori. Orsù, dolce Susanna, concedi la tua beltà alle nostre lusinghe… Malgrado le insistenze dei due uomini, la fanciulla non tradirà la fiducia del marito, erigendosi così a esempio di virtù e purezza (sfido poi quale donna si sarebbe concessa a quei due ceffi…).
Secondo il racconto la scena dovrebbe svolgersi a Babilonia, ma le decorazioni della fontana rispecchiano ben poco lo stile babilonese, come anche la collanina che si vede offerta da uno dei due vecchi a Susanna è un’invenzione del pittore. Gli artisti si sono spesso presi ampie licenze sulla verità storica o la correttezza filologica degli eventi, ma dopotutto come volergliene ? Se si è capaci di dipingere come Marc’Antonio Franceschini, qualsiasi bugia è perdonata.
I dipinti con cui si conclude la mia rapida panoramica sulla quadreria bolognese li si deve all’estro di Ubaldo Gandolfi (San Matteo della Decima 1728 – Ravenna 1781), pittore attivo soprattutto a Bologna e località limitrofe. Le opere di Gandolfi, occupanti una stanza intera della quadreria, sono pervenute nelle mani dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi e quindi di ASP Città di Bologna passando per la Confraternita del Baraccano, a cui le diede in dono il marchese Gregorio Filippo Maria Casali. Era stato l’aristocratico stesso a commissionarle all’artista tra il 1768 e il 1776.

Ubaldo Gandolfi
XVIII° secolo d.C. Olio su tela
I dipinti di Ubaldo Gandolfi esposti sono tutti a tema religioso, rappresentano santi della tradizione cristiana : Santa Costanza, Santa Giovanna Francesca di Chantal, San Francesco d’Assisi, San Domenico, San Gregorio e infine San Petronio.
Viaggiavano in coppia, questi ritratti di santi. I quadri delle due sante donne riportano entrambi la data del 1768, San Domenico e San Gregorio Magno erano esposti insieme alla Parrocchia di Sant’Agata e il dipinto di San Petronio faceva il paio con quello di San Francesco.
Francesco e Petronio : mentre l’uno è rappresentato seduto, nell’umile atteggiamento contemplativo di un teschio, simbolo della caducità dell’esistenza, l’altro rivolge lo sguardo al di fuori del quadro, verso quella luce proveniente dall’alto, radiosa manifestazione divina. Difficile trovare una spiegazione a questo accostamento, l’iniziatore dell’ordine francescano e l’antico vescovo di Bologna furono curiosamente messi in mostra accoppiati il primo marzo 1774 nel Palazzo Casali per un evento ufficiale. Evidentemente i collezionisti dell’epoca avevano criteri che a noi sfuggono, ma su una cosa non si può dargli torto : anche senza conoscere le tele schizzate, i bambini impiccati, gli squali in formaldeide e la merda inscatolata, possedevano un innegabile gusto del bello.
Le foto riportate in questo articolo sono state fatte da Alessandro Ruggeri.
informazione preziosa per quando ci si reca a visitare Bologna, non dimenticheremo questo bellissimo itinerario che ci conduce alla “Quadreria” per immergerci nell’arte e nel passato storico della splendida Bologna!
La Quadreria è forse meno conosciuta di altri museo o monumenti della città bolognese, ma penso che con il tempo questo prezioso luogo d’arte conquisterà la notorietà che si merita.
Un grazie sincero per la ricchezza e varietà di informazioni
Un caro saluto e un augurio di un felice fine settimana
Adriana Pitacco
Grazie Adriana, buon fine settimana anche a te !