Uffa. Ripeto : uffa. Insisto : uffa. Uffa. Uffa davvero. Domani è Ferragosto e non so che diavolo raccontarvi. Potrei parlarvi di uno scultore straordinario che ho scoperto in una galleria di Lione, oppure della mitica banana di Andy Warhol, ma preferisco rimanere sul leggero. Sul leggero e piccolo. Su un personaggio leggero e piccolo, soprannominato per via della sua statura fisica e politica come “Il piccolo padre dei popoli”. Avete capito a chi mi riferisco ? Sì, proprio a lui, il cattivone con i baffi. Non il tedesco, l’altro. Il russo. Iosif Vissarionovič Džugašvili, meglio conosciuto con il nome di Josif Stalin.
Leader dell’Unione Sovietica dal 1924 al 1953, Josif Stalin fu sicuramente uno degli uomini di Stato più discussi, odiati ma anche amati del XX secolo. Ora non voglio farvi la lezioncina di Storia, se volete documentarvi genericamente sul personaggio vi suggerisco piuttosto di dare un’occhiata all’imprescindibile Wikipedia.
Ciò di cui voglio rendervi partecipi è un episodio che vide coinvolti, a loro parziale insaputa, il compagno Josif e un altro famosissimo personaggio del secolo scorso, l’artista spagnolo Pablo Picasso. Josif e Pablo : amiconi per la pelle ? No, beh, non proprio. Mentre l’uno promuoveva riforme agrarie e deportazioni di massa, l’altro dipingeva capolavori sulla miseria e l’atrocità della condizione umana. Due maniere diverse di contribuire a quello che alcuni definiscono con il termine tedesco di Zeitgeist, lo Spirito del tempo. Tuttavia, malgrado le differenze culturali e comportamentali, i due uomini condividevano gli stessi ideali politici. Banalizzando : erano entrambi comunisti, ognuno a modo suo. Alla morte di Stalin, pertanto, nel 1953, il direttore della rivista letteraria francese Les Lettres françaises Louis Aragon mandò un telegramma all’artista spagnolo domandandogli di realizzare un’opera, testo o disegno, a celebrazione del leader sovietico. Pochi giorni dopo, il 12 marzo 1953, Les Lettres françaises veniva pubblicato con in prima pagina un ritratto di Josif Stalin firmato da Pablo Picasso.
Picasso, bisogna riconoscerlo, fu uno dei pittori più prolifici di tutta la storia dell’arte : prova ne è il fatto che esistono diversi musei a lui dedicati e le sue numerosissime opere rimbalzano per mostre in tutto il mondo. Ma alla quantità purtroppo non si accompagna sempre la qualità, la sua vastissima produzione è costellata di alti e altissimi ma anche di opere decisamente minori. E purtroppo il ritratto dello statista russo rientra nella seconda categoria.
Lontano dalle linee sghembe e le forme cubiche tipiche del maestro spagnolo, il disegno del piccolo padre pare il frutto del lavoro di una mano rapida e distratta. Per il Partito Comunista Picasso lavora al minimo sindacale. Un viso leggermente paffuto dallo sguardo attento e i capelli folti e corvini, più somigliante a quello che poteva essere il compagno Stalin in giovane età piuttosto che all’anziano e carismatico leader dell’impero sovietico. Lo sdegno è immediato. Stalinisti, leninisti, trotskisti, castristi, maoisti, sandinisti, interisti… Tutti che ce l’hanno con il disegno di Picasso. Alcuni, in tempi più recenti, non risparmieranno il sarcasmo : Stalin quello ? Ma se pare il ritratto di una ragazza con baffi ! Il pittore spagnolo, dal canto suo, riuscirà a non scomporsi : “Ho portato dei fiori al funerale. Il mio mazzo non è piaciuto. Succede sempre così con le famiglie”. L’arte in fin dei conti è una questione di gusti. Proprio come la politica.
Grazie, mi fai conoscere sempre cose nuove
gli artisti e soprattutto i grandi,hanno il loro modo x esprimere la loro opinione,su cose,fatti,animali e persone.