
Robert Ryman
1976. Acrilico su supporto in acrylivin
Sapevo che prima o poi ci sarei cascato. La tela bianca esposta in un museo, per l’occasione il Museo di Grenoble. Un quadro ? Sì, beh, un quadro. I componenti ci sono tutti. La tela, lo strato di colore, i supporti di fissaggio alla parete. Manca solo la cornice. L’arte nei suoi minimi termini : non a caso l’autore di National # 1 appartiene alla corrente del Minimalismo. Forme semplici, colori omogenei, messaggi essenziali. Minimali, per l’appunto. A concepire questa idea (trattandosi di un’idea prima che di un quadro) è Robert Ryman, un americano capitato nell’arte quasi per sbaglio. Come il suo quadro all’interno di un museo ? Vi prego, non facciamo della facile ironia. Robert Ryman è un importante artista contemporaneo, e come tale merita il massimo rispetto.
Nato a Nashville nel 1930, Ryman non studia in un’Accademia o in una scuola d’arte, ma all’Istituto Politecnico del Tennessee. Il suo cuore tuttavia non batte al suono di automobili o aeroplani, ma a ritmo di musica : lui ama il jazz, tanto che nel 1952 decide di trasferirsi a New York con l’intenzione di diventare un sassofonista professionista. Le cose, ahimè, non vanno secondo i suoi piani, e il giovane Ryman si ritrova a fare il guardiano presso il celebre MoMa, il Museo di Arte Moderna di New York. Sempre meglio che allo zoo, direte voi. Al museo, infatti, ciondolando da una stanza all’altra, Ryman non trova il tempo di annoiarsi. Tutt’altro.
Negli anni ’50 come adesso, il Moma è uno dei centri nevralgici dell’arte contemporanea, e l’aspirante musicista vi scopre l’arte del XX secolo e stringe amicizia con alcuni giovani artisti, tra i quali un semi sconosciuto Roy Lichtenstein. Bello questo quadro, bello anche quello, e pure questa statua non è male… E se provassi a farne uno anch’io ? Entusiasmato dai grandi dipinti di una corrente artistica all’epoca molto in voga, l’Espressionismo Astratto, e soprattutto dalla radicalità di pittori come Barnett Newman o Mark Rothko, Robert Ryman inizia a dipingere. E che cosa ritrae ? Bando al figurativo : la realtà è là fuori, sulla tela non vale la pena ricreare illusioni del mondo reale. Niente paesaggi, niente ritratti, niente interni, niente nature morte, niente scene fantastiche o mitologiche… Insomma, niente di niente. Escludendo qualsiasi forma riconoscibile, l’attenzione viene concentrata tutta sull’atto pittorico in sé. I colori, la composizione dei colori, l’apparente mancanza di colori dei suoi dipinti vanno di pari passo con la sperimentazione nella scelta dei supporti. Di preferenza quadrati, questi possono essere di diversi materiali : tela, alluminio, vinile, fibra di vetro, carta da giornale, plexiglas, acciaio o carta da parati. A contare non è ciò che si dipinge, ma come si dipinge.
In National # 1 il discorso è poi ridotto all’osso. Il nome dell’opera (Ryman chiama le opere per nome, non per titolo) è totalmente privo di riferimenti concreti, l’artista l’ha scelto semplicemente per poterla differenziare dalle altre. Si fosse chiamata “cavolfiore” o “ottenebramento delle facoltà visive causato da una giornata uggiosa”, non avrebbe fatto nessuna differenza. Realizzato su una placca quasi quadrata di un materiale simile al plexiglas, il dipinto è fissato al muro mediante dei ganci metallici ben visibili, sinceramente poco eleganti, e completamente ricoperto da uno strato di colore bianco. Il fatto poi che gli manchi una cornice lo rende ancora più scarno, e soprattutto contribuisce a creare quelle sottili linee di rilievo che, assieme ai ganci di metallo, ci permettono di distinguerlo dalla parete – bianca – a cui è attaccato. E qui torniamo all’inizio del post : e questo sarebbe un quadro ? Il 90% dei visitatori del Museo di Grenoble che incappano in National # 1 di Robert Ryman ne sono poco convinti, mentre il 10% dei visitatori probabilmente non lo nota neppure (o fa finta di non notarlo). Certo che National # 1 è un quadro. Tela, colore e agganci murali bastano per fare un quadro. Siete ancora poco convinti ? Allora fate un piccolo gioco : prendete La Divina Commedia di Dante Alighieri e toglietele passioni, rime e riferimenti storici e letterari. Che cosa vi resta ? Ventuno lettere alfabetiche.
2 risposte a "Robert Ryman : più bianco di così non si può."